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Antidoping fermo, ulteriori ombre sullo sport

Antidoping fermo, ulteriori ombre sullo sport

Lo stop ai controlli sugli atleti potrebbe aprire scenari pericolosi. La Wada: «Colmeremo il gap»

30 marzo 2020
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ROMA. Lo sport è fermo. E anche l’antidoping. In periodo di Coronavirus sospesi anche i controlli agli atleti, ritenuti inutili in assenza di competizioni oltre che rischiosi per la salute degli stessi atleti ma anche di tecnici e medici, sotto l’egida Fmsi, che li eseguono in laboratorio. A cascata, dopo il Dpcm del Premier Conte, il responsabile di Nado Italia Leonardo Gallitelli ha subito imposto lo stop. L’unica disposizione ancora vigente e obbligatoria per gli atleti di alto livello è quella di compilare i “whereabouts”, i moduli che attestano costantemente i loro spostamenti in modo tale da poter essere sempre reperibili.

In base al decreto che vieta i trasferimenti e i contatti ravvicinati, da tempo ormai anche il laboratorio dell’Acqua Acetosa è chiuso. Gli ultimi controlli a sorpresa sono stati effettuati ai nuotatori Martina Carraro e Fabio Scozzoli, ma non da Nado Italia bensì dalla International Testing Autority (ITA), su richiesta della Fina, la Federnuoto mondiale. Dopo anche questi test sono stati sospesi. Il 24 marzo scorso è stato rinviato a data da destinarsi anche l’ultimo processo di Nado Italia che era in calendario per il 16 aprile e, nella stessa data del 24 marzo, l’Agenzia mondiale antidoping aveva inoltrato una comunicazione a tutte le agenzie antidoping nazionali ammettendo che i controlli sarebbero stati minori in periodo di Coronavirus, specialmente nei paesi in cui già erano in vigore misure di isolamento e distanziamento sociale.

La stessa Wada ha deciso di attenersi scrupolosamente alle indicazioni dei vari Stati e al momento anche la sua attività resta sospesa. Un blocco che ha destato le perplessità di tanti atleti in tutto il mondo, preoccupati per la tenuta dell’assetto antidoping mondiale e dai soliti furbetti pronti ad approfittarne. Ma senza più le Olimpiadi in calendario per luglio-agosto, né gli impegni di qualificazioni o di competizioni internazionali come Mondiali o Europei, il mondo dell’antidoping si sente abbastanza sicuro che non esistono i presupposti per barare, anche perché ora si va anche verso il blocco degli allenamenti. Anche se le discipline più esposte in questo senso, come ciclismo, nuoto e atletica, non appena possibile andranno monitorate con maggiore attenzione. Quando tutto tornerà alla normalità, la Wada promette «controlli mirati» per colmare il gap.



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