La Nuova Sardegna

Sport

L’ultimo dribbling del “folle” Ezio Vendrame

L’ultimo dribbling del “folle” Ezio Vendrame

Il fantasista si è spento a 72 anni. Soprannominato il “George Best italiano”, giocò nella Torres nel ’68

05 aprile 2020
2 MINUTI DI LETTURA





SASSARI. Il dribbling più famoso, tra i mille che fece con la palla tra i piedi, non fu ubriacante ma letale, nel vero senso della parola: durante un Padova-Cremonese, forse per noia, partì dalla tre quarti avversaria e tornò indietro verso la sua porta, scartando tutti. Superò anche il suo portiere, finse di calciare in porta e a quel punto si fermò e fece ripartire l’azione. Sugli spalti un tifoso morì d’infarto. Ezio Vendrame non ne andava fiero ma tanti anni dopo ancora non si capacitava dell’accaduto. «Se sei debole di cuore, non venire a vedere le partite di Vendrame», diceva tra il serio e il faceto.

Lo chiamavano “il George Best italiano”, ma la verità è che questo talento ribelle del calcio italiano, che si è spento ieri a 72 anni, vinto da un male incurabile, è impossibile da catalogare. «Il mio mito è Zigoni, pazzo come me, ma lui fenomeno vero», amava ripetere. Odiava la banalità, amava la poesia, e infatti per tanti anni il suo migliore amico è stato Piero Ciampi, con il quale condivise una soffitta.

Più dell’alcol amava le donne, anche quelle teoricamente intoccabili. Come la figlia del presidente di una delle squadre in cui militò, che incontrava clandestinamente durante le partite, dopo che l’allenatore lo aveva spedito in tribuna per punizione. E per punizione, pare, finì a Sassari nel 1968, a 21 anni, quando sarebbe stato già pronto a giocare in serie A. In C alla Torres venne controvoglia, e il suo rendimento non fu esattamente da star. «Giocavo sulla fascia, larghissimo, proprio sulla linea laterale. Solo dopo molte partite il mister capì che lo facevo perché volevo stare all’ombra...». Proprio a Sassari alla presentazione di uno dei suoi libri, qualche anno fa raccontò dello shock avuto nell’entrare per la prima volta in città trovandola tappezzata di manifesti di banditi tipo far west. In realtà la fuga da San Sebastiano di Mesina e Atienza era recente, e di quello si trattava.

Si sposò ad Alghero, qualche tempo fa, ma fu una storia breve e tormentata. Tornò dalle sue parti, in Veneto, dove insegnò il calcio e la vita ai ragazzini, senza mai bearsi del suo talento non certo sfruttato al meglio. Quando Gianni Mura lo contattò per un’intervista, lui gli diede appuntamento alle sei di sera nel cimitero di Casarsa, il suo paese, davanti alla tomba di Pasolini: «è la persona più viva di questo paese», si giustificò allargando le braccia. (a.si.)

In Primo Piano

VIDEO

Il sindaco di Sassari Nanni Campus: «23 anni fa ho sbagliato clamorosamente. Il 25 aprile è la festa di tutti, della pace e della libertà»

L’intervista

L’antifascismo delle donne, la docente di Storia Valeria Deplano: «In 70mila contro l’oppressione»

di Massimo Sechi
Le nostre iniziative