«Il bimbo in arrivo è una grande gioia ma poter giocare...»
di Giovanni Dessole
Dinamo basket. Stefano Gentile online dalla quarantena «Sognavo un’altra cavalcata come l’anno scorso e la finale»
26 aprile 2020
2 MINUTI DI LETTURA
SASSARI. Quattro chiacchiere in video call con Stefano Gentile, sul profilo Instagram ufficiale della Dinamo Banco di Sardegna. Un modo per restare in contatto con il mondo biancoblù e raccontare la quarantena dal punto di vista di un giocatore di basket.«Si cerca di fare allenamento, passo il tempo con la mia fidanzata e i cagnolini e sto imparando un po’ di francese tramite una app».
Il 2020 è comunque un anno speciale per lui che ha compiuto 30 anni: «Vincere la Supercoppa è stato un bel modo di entrare nei 30. E poi l’arrivo del bimbo: l’età giusta e il momento giusto. Il campionato? Sarebbe stato molto aperto, tutte se la sarebbero giocate fino alla fine, con la Virtus Bologna e Milano favorite e poi penso noi, Venezia, Brescia e Brindisi con qualche outsider come la Fortitudo Bologna o Trento. Speravo di riuscire a ripetere la cavalcata dell’anno scorso, giocare magari la finale».
«La vittoria più bella? Sicuramente – ha proseguito l’esterno biancoblù sollecitato dai tifosi – quella della Supercoppa ma anche le due vittorie con le formazioni bolognesi non sono state male».
Va fiero di portare il suo cognome e di condividerlo con il padre Nando e il fratello Alessandro, componenti di una famiglia a tutto basket in cui non si può essere mediocri: «I nostri genitori tifano sempre per chi fra me e Ale gioca in casa».
E’ cresciuto in giro per l’Europa assieme al padre ma il posto che più sente “casa” è la casa della nonna materna. Superstizioso il giusto, ama le scarpe da basket e la Formula 1 (“Tifo Ferrari”), è cintura nera in consolle a Mario Kart e sull’esperienza in Sardegna dice che «ormai abbiamo i nostri posti anche io e la mia fidanzata, ci piace andare al mare a Platamona, soprattutto nelle ore e nei giorni in cui ci sono poche persone e possiamo giocare con i cani in spiaggia».
Stefano Gentile si è ispirato a Sean Colson di Caserta mentre fra i giocatori più forti che ha incontrato ci sono Batum (Nba), Thomas Heurtel del Barcellona e Teodosic. Il suo compagno di stanza è capitan Devecchi.
Sugli allenatori: «Uno che mi ha costruito come giocatore è stato Marco Crespi. E poi Pozzecco: dopo tanti infortuni avevo perso la via e invece con lui ho ritrovato me stesso». Il domani del basket? «Il momento è molto difficile, bisogna ripensare e rivedere un po’ tutto, dalla costituzione del campionato alla gestione delle società - chiude Stefano Gentile -. Quando potremo rientrare in campo dipenderà dalla situazione sanitaria. Bisognerà capire quando e come si potrà giocare a porte aperte».
Il 2020 è comunque un anno speciale per lui che ha compiuto 30 anni: «Vincere la Supercoppa è stato un bel modo di entrare nei 30. E poi l’arrivo del bimbo: l’età giusta e il momento giusto. Il campionato? Sarebbe stato molto aperto, tutte se la sarebbero giocate fino alla fine, con la Virtus Bologna e Milano favorite e poi penso noi, Venezia, Brescia e Brindisi con qualche outsider come la Fortitudo Bologna o Trento. Speravo di riuscire a ripetere la cavalcata dell’anno scorso, giocare magari la finale».
«La vittoria più bella? Sicuramente – ha proseguito l’esterno biancoblù sollecitato dai tifosi – quella della Supercoppa ma anche le due vittorie con le formazioni bolognesi non sono state male».
Va fiero di portare il suo cognome e di condividerlo con il padre Nando e il fratello Alessandro, componenti di una famiglia a tutto basket in cui non si può essere mediocri: «I nostri genitori tifano sempre per chi fra me e Ale gioca in casa».
E’ cresciuto in giro per l’Europa assieme al padre ma il posto che più sente “casa” è la casa della nonna materna. Superstizioso il giusto, ama le scarpe da basket e la Formula 1 (“Tifo Ferrari”), è cintura nera in consolle a Mario Kart e sull’esperienza in Sardegna dice che «ormai abbiamo i nostri posti anche io e la mia fidanzata, ci piace andare al mare a Platamona, soprattutto nelle ore e nei giorni in cui ci sono poche persone e possiamo giocare con i cani in spiaggia».
Stefano Gentile si è ispirato a Sean Colson di Caserta mentre fra i giocatori più forti che ha incontrato ci sono Batum (Nba), Thomas Heurtel del Barcellona e Teodosic. Il suo compagno di stanza è capitan Devecchi.
Sugli allenatori: «Uno che mi ha costruito come giocatore è stato Marco Crespi. E poi Pozzecco: dopo tanti infortuni avevo perso la via e invece con lui ho ritrovato me stesso». Il domani del basket? «Il momento è molto difficile, bisogna ripensare e rivedere un po’ tutto, dalla costituzione del campionato alla gestione delle società - chiude Stefano Gentile -. Quando potremo rientrare in campo dipenderà dalla situazione sanitaria. Bisognerà capire quando e come si potrà giocare a porte aperte».