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Poz riaccende la Dinamo: «Ora serve l’aiuto di tutti»

di Andrea Sini
Poz riaccende la Dinamo: «Ora serve l’aiuto di tutti»

Il coach biancoblù si lascia alle spalle il lockdown e inizia a guardare avanti: «Il mio stipendio? È vero che me lo sono ridotto, non ci vedo niente di strano»

24 maggio 2020
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SASSARI. Il mare sinora non l’ha visto neppure con il binocolo. In compenso ha ripreso a passeggiare per le vie del centro e l’altro giorno ha messo nuovamente piede al palazzetto dopo due mesi e mezzo. «Perché mi mancava – dice – ma ho visto che Paride, il custode, lo ha tenuto alla perfezione».

Verso la normalità. La Fase2 di Gianmarco Pozzecco è un lento ritorno alla normalità, con un occhio all’evoluzione degli eventi legati alla pandemia e l’altro puntato sul basket-mercato. «È una fase delicata – dice il coach della Dinamo, arrivato a Sassari nel febbraio 2019 – nella quale serve ancora grande attenzione. Quest’estate non andrò a casa mia a Formentera, anche se mi incuriosisce l’idea di vederla in estate senza turisti. Anche la Sardegna per questi prossimi mesi rischia di avere questa immagine paradisiaca e triste allo stesso tempo, ma mi auguro che chi opera nel turismo possa fare la sua stagione».

Per lui, comunque, il mare per il momento può attendere. «Forse ci andrò nei prossimi giorni, io e la mia compagna abbiamo in mente di fare un salto a Santa Teresa. Di certo, per quando sarà possibile, mi attendo anche che il professor Manunta (l’ortopedico dei biancoblù, ndr) mi porti come promesso da tempo in gita in gommone. Altrimenti glielo buco».

La nuova Dinamo. La predilezione del coach triestino per i giocatori europei è nota. Che lingua parlerà il nuovo Banco di Sardegna? «L’importante che è che sia una lingua già comprensibile e consolidata. Mi piacciono i giocatori di stampo europeo – spiega il Poz –. Per fare un esempio, Pierre per me è un giocatore italiano ed europeo, per l’intelligenza con la quale ha capito le dinamiche del nostro campionato e per il modo in cui si è calato nella nostra realtà. Le mie idee le conoscete: passarsi la palla, aiutarsi a vicenda, meno uno contro uno e più alternanza di responsabilità. Il basket dei Rockets, tanto per fare un esempio legato alla Nba, mi affascina ma non è quello che perseguo io, non è nel nostro Dna».

Il mercato. «Stiamo provando a trattenere Evans – dice Pozzecco –, che dal punto di vista dell’impostazione nel contesto di squadra ha lo stesso peso di Pierre. Con Spissu, Gentile e Bilan c’è già un’ossatura importante, abbiamo un capitano di valore come Jack Devecchi, che all’occorrenza sa sempre farsi trovare pronto, e con Vitali, Bucarelli e Magro stiamo facendo tutti i ragionamenti del caso. Per il resto, sono costantemente in contatto con Federico Pasquini, siamo sul mercato e stiamo sul pezzo».

Tutti per uno. La crisi legata alla pandemia rischia di spazzare via tante realtà sportive e anche nel basket le società stanno provando in tutti i modi a far quadrare i conti. Anche Pozzecco ha accettato di ridursi lo stipendio, così come il suo staff e i giocatori. «Non c’è niente di strano – sottolinea – è un momento di grandi rinunce e tutti devono rinunciare a qualcosa. Ricopro ruolo particolare, mi sento molto legato a Sassari e alla Sardegna e ho una particolare ammirazione per questo senso di appartenenza che coinvolge anche la Dinamo. La raccolta fondi per gli ospedali sardi, che ha raggiungo ormai quasi un milione di euro, lo dimostra in maniera chiara. Ci sono cose più importanti della pallacanestro e tante persone, anche tanti tifosi, hanno contribuito in maniera concreta. Ma siamo in un momento storico di difficoltà anche per lo sport, e tutti dobbiamo stringerci attorno alla Dinamo: il senso di appartenenza va tenuto vivo soprattutto nei momenti bui. È il momento di riaccendere la luce, e dobbiamo farlo tutti insieme: da Sardara, a Pozzecco, sino agli sponsor e tutti i tifosi. Le cose belle si costruiscono tutti insieme, ognuno con il suo mattoncino».

Un riconoscimento importante. Sino a poco più di un anno fa il Pozzecco allenatore veniva considerata poco più che un quadro naif. Dopo una finale scudetto e la conquista di due trofei con i biancoblù, la sua immagine di tecnico è arrivata finalmente a pareggiare quella di “personaggio”. In questi giorni il coach del Banco ha anche incassato i complimenti di Valerio Bianchini. «Le sue parole mi hanno fatto immensamente piacere – dice Poz –. Certo, lui dice che ero molto individualista e su questo non sono del tutto d’accordo, dato che avevo un concetto di gruppo tutto particolare, ma ho capito benissimo il suo ragionamento. Ha rivolto apprezzamenti per il modo in cui io e il mio staff interpretiamo la pallacanestro e questo per me è importante».

Uno sguardo oltre. Pozzecco non ha mai negato di avere vacillato, qualche mese fa, per un’offerta importante da parte di un club europeo di primo livello. «Ero arrivato a Sassari da meno di un anno – racconta oggi –, non mi sembrava il momento di compiere un passo di quel genere. Prima parlavamo di rinunce e di scelte: in questo caso ho preferito rinunciare a qualcosa a livello personale sia per gratitudine nei confronti della Dinamo, sia per continuare a portare avanti un progetto nel quale credo. La vita degli sportivi è necessariamente nomade – conclude Pozzecco –. Così come dopo 8 anni fantastici a un certo punto sono andato via da Varese, così un giorno prenderò il traghetto e dirò addio alla Sardegna. Ma non ora, perché quello che stiamo costruendo è qualcosa in cui credere e che vale la pena sostenere. Tutti insieme, come sempre».

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