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Il nuovo Gentile promette: «Dinamo ancora più forte»

di Mario Carta
Il nuovo Gentile promette: «Dinamo ancora più forte»

A di basket, l’esterno lavora a Maddaloni col fratello Alessandro per migliorarsi. «Trazione italiana e innesti funzionali, così lo stile-Poz sarà ancora vincente»

25 maggio 2020
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SASSARI. Stefano Gentile è una delle certezze della Dinamo 2020/21. Fermato con tutto il gruppo e l’intero campionato con il secondo posto in tasca e la Supercoppa in bacheca, una volta ufficializzato il “rompete le righe” è tornato a casa, a Maddaloni, pronto a ripartire. Con importanti novità personali, in attesa di quelle che riguarderanno la squadra.

La famiglia si allarga. Già scelto il nome?
«No, abbiamo una rosa di papabili ma ci stiamo ancora pensando. Siamo contentissimi, non sapendo quando potremo tornare a Sassari abbiamo caricato la macchina di tutto e di più, per la gravidanza».

Come ha vissuto il lockdown?
«Come se tutti questi giorni fossero riuniti in un unico giorno. Non avendo niente da fare a livello pratico uno si inventa le cose ma allenarsi a casa non è la stessa cosa. Mi è mancata la competizione e ho cercato di lavorare sulle mie carenze, sui deficit fisici. Ho semplicemente usato il tempo per migliorare, e tornare più forte».

Sempre connesso.
«Sempre in contatto con tutti, compagni e tecnici. Ora mi godo la famiglia».

Ricorda ancora come si gioca?
«Ho ripreso la palla in mano da qualche giorno, io e la mia fidanzata abbiamo osservato rigorosamente la quarantena, quando siamo arrivati. Ho una nonna anziana e abbiamo cercato di essere più attenti possibile. Ora, ho la fortuna di avere un canestro in cortile e con Alessandro ci alleniamo col pallone».

Gli ha rinfacciato quel canestro all’ultimo secondo che vi ha fatto perdere con Trento?
«No, ne abbiamo giocate così tante uno contro l’altro...».

Peccato che la stagione si sia interrotta così. Secondi...
«Potevamo arrivare fino in fondo, abbiamo dimostrato di potercela giocare con tutti, ma sono comunque convinto che il buon lavoro fatto quest’anno pagherà per il futuro».

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Per il futuro, che Dinamo immagina?
«Credo che l’idea della società sia di continuare ad avere una trazione italiana, cercando di mantenere uno zoccolo duro per costruirci su. Bisogna capire quali erano le lacune e cercare di colmarle, con giocatori funzionali allo sile di gioco del gruppo e di Pozzecco».

Come sarà il basket dopo il Covid-19?
«Spero che possa dare un po’ di gioia a chi ha sofferto e e ancora soffre» .

Cambierà qualche compagno.
«Mi sarebbe piaciuto poter vedere dove saremmo potuti arrivare. Mi piacerebbe ritrovare tutti, il mercato e le situazioni individuali non lo permetteranno ma ci sarà un gruppo che avrà l’idea e la voglia di star bene insieme».

Il suo bilancio sassarese?
«Positivo. Una finale scudetto non è un premio ma resta un grande traguardo. Poi, una coppa europea storica per l’isola, la supercoppa... E io sono cresciuto, grazie a Poz sono riuscito a ritrovarmi, a tornare quel giocatore che magari negli ultimi anni un po' per gli infortuni si era un po’ perso. Sono strafelice, la mia passione per il gioco si è rinnovata grazie a Sassari, io e la mia fidanzata ci troviamo benissimo».

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