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L’Olbia è pronta ma quanti dubbi

di Paolo Ardovino
L’Olbia è pronta ma quanti dubbi

In caso di ripresa della C i bianchi ci saranno, ma usare lo stesso protocollo studiato per la A non si può

25 maggio 2020
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OLBIA. Proprio quando la convinzione di doversi ormai concentrare sul prossimo campionato si era insidiata tra tutte le squadre, la decisione del consiglio federale ha stravolto le carte in tavola e reso questi giorni di fuoco.

Polemiche, interrogativi, conti in tasca. Risolverla con una fitta tornata di playoff (per decretare le promosse in Serie B) e playout (per condannare al dilettantismo le peggiori) non è una soluzione che mette d’accordo tutti. Anzi. La maggior parte si è espressa in maniera contraria, da qualche giorno è rimbalzata anche la notizia di un possibile sciopero in risposta alla decisione di riprendere in campo.

I dubbi sono le uniche cose certe al momento. Su come si disputerebbero le gare per decretare vincitori e vinti e quando. Aveva ipotizzato qualche giorno fa Alessandro Marino, il presidente dell’Olbia, «se si dovesse procedere, non vedo soluzioni differenti da una formula che coinvolga tutte le venti squadre dei gironi» e questo perché, ha spiegato, si andrebbe altrimenti incontro ad azioni legali e ricorsi.

Una piccola porzione di club dei tre gironi di serie C, tuttavia, non si è rifiutata all’idea di concludere nei prossimi mesi la stagione attuale, si tratta di un’élite di squadre che lottano e ambiscono alla promozione, e le cui risorse sono sicuramente diverse da quelle della stragrande maggioranza di società.

L’Olbia, dal canto suo, lo ha fatto capire: c’è forte scetticismo sulla decisione, se si dovesse riprendere, a malincuore lo farà, guardando comunque ai propri interessi.

Questa settimana sarà decisiva, la lega di Serie A definirà col ministro Spadafora le linee-guida della ripresa, e ad effetto domino dovrebbero concretizzarsi le regole per serie B e C. Quel che si sa, è che nel momento della ritorno in campo giocatori e staff dovranno sottoporsi al tampone più volte, circa ogni quattro giorni, oltre al test sierologico ogni due settimane.

Qualche club ha già fatto i conti, si parla di doversi attrezzare con qualcosa come 8-900 tra tamponi e test, con costi di diverse migliaia di euro. Inoltre, sanificazione frequente di tutti gli ambienti dei centri sportivi, pasti esclusivamente monodose, docce separate, è possibile serva spostarsi con due pullman invece di uno o comunque modificare la parte logistica.

E se dovesse comparire un possibile caso positivo all’interno del gruppo, tutti dovrebbero osservare un doveroso isolamento in strutture diverse con tamponi più frequenti, anche qui incremento di risorse economiche notevole.

«Irricevibile» è stato il commento del comitato dei medici di C sulla proposta del consiglio di tornare in campo, e diversi presidenti, tra cui lo stesso Marino, battono il ferro sul concetto di impraticabilità dello stesso protocollo sanitario delle serie maggiori.

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