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Una surfata lunga da Capo Mannu a Tokyo

di Gianna Zazzara
Una surfata lunga da Capo Mannu a Tokyo

L’Is Benas è il centro di addestramento più prestigioso del Mediterraneo. «Sulle nostre onde crescono i campioni del futuro»

08 giugno 2020
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SASSARI

«In Sardegna il surf è tra gli sport più seguiti dopo il calcio. Un bel risultato in un paese che ha in testa solo il pallone». Alessandro Staffa è il pioniere del surf in Sardegna. Nato a Roma da genitori sardi, a vent’anni decide di dare un calcio alla vita di città e si trasferisce a San Vero Milis, nell’Oristanese, a caccia dell’onda perfetta. Oggi Alessandro ha 51 anni, ovviamente non ha smesso di surfare («oggi le onde sono meravigliose»), ed è titolare (insieme a Vincenzo Ingletto) del più prestigioso centro di addestramento in Europa, l’Is Benas Surf club. «Le nostre onde richiamano surfisti da tutto il mondo, nulla da invidiare a quelle di Copacabana, in Brasile, o a quelle delle Hawaii. In altri tempi, a giugno, i nostri corsi erano già al completo. Ma questo virus ha scombinato i piani di tutti. Spero che gli amanti del surf non rinuncino alla loro vacanza. Li aspettiamo a braccia aperte».

Com’è cambiato il surf ai tempi del coronavirus?

«Nessun cambiamento epocale, per noi surfisti il distanziamento in acqua è sempre stata la regola, per non farsi male con la tavola. Durante le lezioni istruttore e allievo stanno a debita distanza e poi il mare è un disinfettante naturale, qui il virus non c’è. Non è un caso che il surf sia risultato lo sport più sicuro di tutti. Secondo uno studio realizzato dal Politecnico di Torino, su incarico del Coni, il surf è addirittura a rischio zero. L’unica “seccatura” è la disinfezione della tavola, prima e dopo l’allenamento. Ovviamente dobbiamo rispettare il protocollo stilato dalla nostra federazione (la Fisw), quindi accesso su prenotazione, corsie separate per l’ingresso e l’uscita dalla struttura, sanificazione e igienizzazione costanti».

Il campionato assoluto italiano di surf avrà come scenario la Sardegna?

«Al momento le manifestazioni sportive sono sospese. Nei prossimi giorni la Isa (International Surfing association), e di conseguenza la Fisw, deciderà se e quando potranno ripartire le gare nazionali ed internazionali. Mi auguro che il campionato assoluto si svolga regolarmente tra ottobre e novembre, come da programma originario. Probabilmente, a causa del virus, non ci saranno cinque tappe ma una sola. E la scelta potrebbe ricadere proprio sulle onde della Sardegna, sull’Isola Rossa, sarebbe un bel riconoscimento per la nostra regione»

Il pubblico potrà assistere alle gare?

«Le gare saranno a porte chiuse, anche se parlare di porte chiuse per spiagge e insenature fa sorridere. L’alternativa sarebbe creare una tribuna apposita per gli spettatori, ma i costi sarebbero troppo alti. Le gare saranno comunque trasmesse in streaming per dare a tutti la possibilità di assistere allo spettacolo. Sarà una scelta dolorosa ma inevitabile dal momento che bisogna evitare assembramenti. Sul luogo della gara tra atleti, giudici e allenatori saremo già in tanti».

Il surf quest’anno avrebbe dovuto debuttare alle Olimpiadi. Il posticipo dei Giochi è un’occasione per l’Italia?

«Nessun atleta italiano si è ancora qualificato per Tokyo 2020, il rinvio al 2021 è una grande opportunità per i surfisti azzurri. Andranno a caccia di un posto Leonardo Fioravanti e, tra gli altri, anche l’attuale campione italiano di shortboard il cagliaritano Matteo Calatri che è cresciuto qui, sulle onde di Capo Mannu. Proprio come il campione italiano di longboard Mattia Maiorca, che purtroppo non può ambire ai Giochi perché la sua specialità, il longboard, non è ancora disciplina olimpica».

Il sogno nel cassetto...

«Che una delle gare di qualificazione olimpica si svolga in Sardegna, a Capo Mannu. Sarebbe un’occasione unica per il movimento. Noi ci stiamo preparando a cavalcare anche questa onda».

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