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Il coronavirus fa novanta Calcio sardo, sale la paura

di Roberto Muretto
Il coronavirus fa novanta Calcio sardo, sale la paura

Già quasi cento gare da recuperare tra i dilettanti. La Figc: «Ce la faremo»

13 ottobre 2020
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SASSARI. Nel calcio dilettantistico sardo il Covid fa novanta. Da paura. Novanta sono le partite che sono state rinviate, dopo appena tre settimane di attività, a causa del virus che ha cambiato la vita di tutti. I vari tornei sono cominciati nelle date stabilite la scorsa estate ma dire adesso che verranno portati a termine è un azzardo, considerato il numero dei contagi che nell’isola da giorni è in costante crescita.

Le società sono preoccupate, non solo per i danni economici subiti (mancati incassi, sponsor...), ma soprattutto per la salute dei propri tesserati. Chi gioca a pallone per divertimento o per ricevere rimborsi spese sempre più ridotti, non è tutelato come i professionisti che fanno i tamponi ogni quattro giorni. I dilettanti non hanno le risorse economiche per potersi permettere queste spese. I rischi di conseguenza aumentano e ogni domenica i rinvii delle partite sono ormai quasi la normalità.

Il Comitato regionale della Figc, grazie a un progetto messo in piedi insieme ad altre associazioni, sta lavorando per garantire i test sierologici gratuiti a tutti i tesserati. Sarebbe un passo avanti. «Un passaggio importante per proseguire l’attività», spiega Gianni Cadoni, da quattro anni alla guida della Figc isolana e pronto a candidarsi per un altro mandato.

IL MOVIMENTO NON SI FERMA

Per il momento i campionati vanno avanti. Non ci sono segnali di una sospensione. «Premesso che qualsiasi decisione spetta alla Lega Dilettanti - aggiunge Cadoni -, i numeri dicono che le partite rinviate stanno diminuendo. Diverse di queste non sono state giocate solo per precauzione. Stiamo lavorando per predisporre le date dei recuperi. Alcuni si giocheranno già domani. Non nego che le difficoltà esistono ma sono ottimista sul futuro. Naturalmente nessuno ha certezze, io mi auguro che la stagione possa finire regolarmente».

SOCIETA’ PREOCCUPATE.

Se la situazione non migliora quanti club riusciranno ad andare sino in fondo? I presidenti riflettono, stanno valutando se e quanto possono resistere. Hanno assunto impegni economici con i calciatori e non sanno se potranno onorarli. Nel bilancio, alla voce entrate, mancano diverse migliaia di euro. E siccome chi è a capo di un club dilettantistico non è un milionario ma un semplice appassionato di calcio che facendo sacrifici insieme agli altri dirigenti, manda avanti la baracca, non c’è da meravigliarsi se il pallone in alcune realtà dovesse smettere di rotolare.

Al momento non si hanno notizie di ritiri dai campionati. Nell’ambiente si vocifera che tra un po’ qualcuno dirà basta, ma all’orizzonte non si vedono bandiere bianche. L’eccezione è stato l’Allai, che prima dell’inizio del torneo di Seconda categoria, ha rinunciato.

Sulla stessa linea, inizialmente, c’era il Ruinas, che aveva chiesto alla Figc di posticipare l’inizio dei campionati. Dopo una riunione della dirigenza è stato deciso di proseguire l’attività.

COPPA ITALIA.

Nei prossimi giorni alle squadre qualificate per i quarti di finale di Eccellenza e Promozione, verrà chiesto se preferiscono giocare gare di andata e ritorno o la partita secca in campo neutro. Una proposta per snellire la stagione e limitare i rischi del Covid. E magari liberare qualche data per i recuperi.

Una situazione complessiva in evoluzione, legata alla curva dei contagi che non accenna a calare. Il pallone continua per ora a rotolare, chiedersi fino a quando se la situazione non migliora, è una domanda lecita.

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