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«Che bello il Banco del mio Gianmarco»

di Andrea Sini
«Che bello il Banco del mio Gianmarco»

Domenica i sassaresi scendono in campo a Trieste, la città di Pozzecco. Suo padre Franco: «Il re del fallo tecnico resto io»

23 gennaio 2021
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SASSARI. «I falli tecnici di mio figlio? Non scherziamo, il re sono sempre stato io...». Succede che domani (domenica 24) la Dinamo scende in campo all’Allianz Arena contro Trieste e ad attendere Gianmarco Pozzecco, triestino nonostante i natali goriziani, ci sia la sua famiglia, con in testa papà Franco. Figura d’uomo imponente, lingua affilata e nessun cedimento alla diplomazia, Pozzecco senior ha giocato a buonissimi livelli e non si è mai staccato dal basket: conosciutissimo in tutti i palasport del Nord est, allena ancora a livello giovanile.

Signor Pozzecco, è felice di rivedere suo figlio?
«Ma sì, certo. Ci sentiamo sempre ma non ci vediamo da quasi due anni. L’ultima volta fu al Taliercio, ma io ero troppo impegnato a litigare con lo speaker, che mi sembrava molto scorretto...».

Quando l’ha sentito l’ultima volta?
«L’altra sera, subito dopo la partita in Turchia. Ora che viene a Trieste sembra facile vedersi, ma da un lato c’è il Covid, dall’altro non voglio essere invadente, né portare qualcosa che possa minimamente scalfire la tranquillità della squadra».

Vedrà la partita?
«Certo, le vedo tutte. Mi dispiace non poterci essere dal vivo, questo mi disturba non poco».

Da coach a coach, Gianmarco è un bravo allenatore?
«Perbacco se lo è. Guardi, c’è una cosa che ha fatto che secondo me non ha avuto l’eco che avrebbe meritato: quelle 22 vittorie consecutive del primo anno a Sassari sono qualcosa di incredibile. Provate a vedere se da qui a dieci anni ci riuscirà qualcun altro».

Lei è quello che, quando Gianmarco era ragazzino, gli consigliò di lasciar perdere il basket e di andare semmai a giocare a calcio...
«È la verità. Non è che al tempo fosse bravissimo. Lo è diventato».

Le piace come gioca la Dinamo?
«Giocano un ottimo basket, a volte straordinario. Hanno avuto due defezioni importanti, perché Tillman è un buon giocatore e Pusica è uno bello tosto. Ma mi pare che siano stati sostituiti adeguatamente, e non parlo soltanto del profilo tecnico, mi riferisco anche alla disponibilità di questi ragazzi. Con il Galatasaray hanno risposto presente in dieci, non è affatto scontato».

Gianmarco ha un rapporto particolare con i suoi giocatori.
«Lui ha sempre detto una cosa: io scelgo prima l’uomo e dopo il giocatore di pallacanestro. Se un grande giocatore ti crea più problemi che altro è meglio perderlo che trovarlo. In questo è davvero molto attento. E si vede».

Però prende ancora troppi falli tecnici.
«Ho due cose da dire: la prima è che, stando mio malgrado a casa vedo tante partite e in generale gli arbitri stanno un po’ esagerando con i tecnici e gli antisportivi, anche all’estero. Se fossi la federazione chiederei a uno come Lamonica di dar loro una mano come istruttore».

E l’altra?
«Che il re del fallo tecnico sono sempre stato io. A parte questo, lui in tutta la carriera da giocatore ne avrà preso forse un paio, ma ora in panchina soffre di più e odia le ingiustizia. Si è visto in quella partita in cui nel secondo tempo è rimasto negli spogliatoi, era chiaro che non voleva portare negatività sui giocatori. Sono felice della sua carriera e di come porta avanti il suo modo di essere allenatore. Continua a mettere i rapporti umani davanti a tutto. E fa bene».

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