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Calcio, nel cuore di Abib c’è una Stella sarda

Matteo Cabras
Calcio, nel cuore di Abib c’è una Stella sarda

Il centrale dell’Assemini arrivato dal Gambia su un barcone dopo 3 mesi di viaggio: «Ho trovato la mia compagna di vita»

01 febbraio 2021
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CAGLIARI. Un interminabile viaggio di tre mesi partendo dal Gambia per arrivare in Sardegna. Transitando attraverso Senegal, Mali, Burkina Faso e infine l’imbarco su un barcone dalla Libia. Destinazione ignota. «Arrivare in Sardegna è stato un caso. Non sapevo dove realmente ci avrebbero portato». È questa l’odissea di Abib Jah, 22enne centrale difensivo dell’Assemini San Marco che milita nel campionato di Eccellenza. Pur di arrivare in Italia, ha superato fatiche e pericoli che non si dimenticano. Ricordi indelebili che rendono la scorza dura e adatta ad affrontare ogni sfida della vita. Jah è una giovane promessa del calcio dilettantistico isolano, ma di dilettante nella sua testa e nella sua mentalità c’è ben poco. «Mi alleno quotidianamente per arrivare più in alto di dove sono adesso. Nel mio paese d’origine ho raggiunto l’equivalente della serie A italiana. La fame e la miseria della mia terra mi hanno spinto lontano per inseguire un sogno. Nel 2016 ho capito che dovevo andare via. Lontano e al più presto. La mia giovane vita era arrivata a un periodo di svolta. Ho perso mia mamma. Tutto è cambiato in un attimo. La mia famiglia non aveva più i soldi per farmi studiare. Giù da noi si vive in un altro mondo. Siamo tra i dieci stati più poveri di tutto il pianeta. Tutto è difficile. Anche per andare a scuola è necessario pagare. Oggi, con i soldi che riesco a mettere da parte, posso far studiare le mie sorelle che sono rimaste in Gambia. Ho una famiglia molto numerosa che ha bisogno del mio aiuto. Non li dimentico».

Il giovane Abib mostra una maturità fuori dal comune e racconta altre pillole del suo romanzo di vita. Il suo italiano è fluente. «Non l’ho mai studiato, ma ho appreso tanto da chi mi sta intorno». Il pensiero corre ai tanti amici isolani conosciuti in questi anni. «Matteo e Fabio Argiolas, Martin Virgili, Sigismondo e Cuccu. Tutti ragazzi della Ferrini Cagliari, un gruppo fantastico. Ma anche Christian Cherchi e Ale Aramu con cui per tanto tempo ho condiviso i viaggi in auto da Cagliari a Orroli, la mia prima esperienza in campo in Sardegna dopo che Mauro Soru mi ha scoperto e fatto allenare al Cus Cagliari in attesa del permesso di soggiorno». Ma il vero faro della vita di Abib è l’amata Stella. «La mia compagna di vita, una ragazza conosciuta proprio qui in Sardegna con la quale formiamo da anni una splendida coppia». Jah ama la sua nuova isola in mezzo al Mediterraneo. «Mi ricorda molto il Gambia. Stesso sole e stesso mare. In patria non mi reggevo nemmeno a galla, da voi ho anche imparato a nuotare. Vivo in un mondo meraviglioso, circondato da bellissima gente».

Che dire del brutto episodio di razzismo di qualche tempo fa sul campo del Ghilarza? «Un caso isolato. Non ho mai vissuto altri episodi simili. Sono stato provocato in campo da un avversario che ha simulato. Poi dagli spalti mi hanno attaccato con brutte frasi sull’unica cosa che mi fa veramente perdere le staffe». Il difensore di Serakunda passa oltre e torna a concentrarsi sul suo futuro. "Il calcio per me è tutto. Sono giovane. Mi piacciono le sfide e voglio giocarmi tutte le mie carte per arrivare tra i professionisti. Passo tanto a studiare i movimenti dei difensori più forti del mondo. Non trascuro nessun particolare».
 

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