Pasquini: «Brava Dinamo, ora finiamo l’opera»
Il general manager del Banco di Sardegna fa il punto tra presente e futuro
SASSARI. «Sino a questo momento siamo estremamente soddisfatti. Ma i bilanci si fanno alla fine, e la stagione non è ancora finita». Con la stagione regolare ormai agli sgoccioli e la Dinamo ancora in lizza per il quarto posto, il general manager biancoblù Federico Pasquini inizia a tarare la bilancia per “pesare” una stagione davvero particolare.
Innanzitutto, come si risolverà la questione Brindisi?
«Al momento non possiamo dirlo, possiamo solo sperare che la situazione torni in fretta alla normalità e che si riesca a chiudere la regular season. A questo punto, però, nella speranza che ai playoff non ci siano altre emergenze di questo tipo, non si può non considerare la possibilità di accorciare una o più serie».
Dopo un mese piuttosto tribolato, la squadra è ripartita alla grande. In che modo?
«C’è stata una ripartenza di grande qualità soprattutto a livello di gioco, si è visto desiderio di andare a sistemare le cose che non stavano andando bene. C’era il rischio sbornia dopo tante vittorie di fila, poi ci sono stati due infortuni nello stesso ruolo, la quarantena e due positivi al covid nello stesso ruolo. Insomma, ci siamo sempre reinventati in situazioni davvero complesse, e con gare ogni due giorni. E ora la squadra è venuta fuori alla grande, a parte la vittoria di Brescia mi hanno impressionato le prestazioni contro squadre in salute come Trento e Reggio Emilia».
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Anche nell’epoca della pandemia, la Dinamo riesce a stare tra le prime.
«Siamo molto contenti di questo. Rispetto all’anno scorso ci siamo ritrovati senza due stelle come Pierre ed Evans e un italiano importante come Vitali. Siamo riusciti a rimpiazzarli portando in quintetto Gentile e prendendo due giocatori come Burnell e Bendzius, dalle caratteristiche simili ai loro predecessori, ma non troppo».
Con i due stranieri ha fatto due colpacci. Sia sincero: si attendeva un impatto di questo livello da parte di entrambi?
«Innanzitutto devo dire che gli acquisti li facciamo in pieno accordo con lo staff e a Pozzecco piaceva questa tipologia di giocatori. Se devo ragionare sull’impatto di Burnell, dico che è andato veramente oltre. A Cantù faceva il cambio del quattro e da noi fa il tre titolare. In più è molto simile ai migliori ragazzi che abbiamo avuto a livello caratteriale, sul livello di Pierre e Lacey. E se penso che è un ’97, c’è davvero poco da aggiungere».
E Bendzius?
«Qua il discorso è un po’ diverso: Benji è un giocatore che seguivo da qualche anno, aveva uno status e avevo avuto ottime referenze dal punto di vista caratteriale. Ha tecnica e voglia di fare, ha la cultura del lavoro dei lituani ma credo che da noi abbia trovato anche un certo tipo di leggerezza. La qualità del suo gioco mi ha sorpreso il giusto, ma oltre al fatto che sta segnando molto, mi piace sottolineare il fatto che grazie alla sua voglia di competere, all’insistenza dello staff e alla sua intelligenza, ha fatto passi avanti incredibili nel gioco in post basso».
Che probabilità ci sono di confermarli?
«Vediamo, è una stagione veramente strana, oggi si fa fatica a immaginare il mercato nelle fasce fuori dall’Eurolega. Burnell è in scadenza, Benji ha un biennale con possibilità di uscita bilaterale. Quello che posso dire è che entrambi, pur avendo vissuto una stagione senza pubblico si sono calati alla perfezione nell’ambiente e nella mentalità Dinamo».
Bilan è un altro top player che non sarebbe male tenere...
«Miro ha un nome, la gente vede cosa fa e gli scout pure. Ha caratteristiche molto particolari, ma stiamo parlando di un giocatore di grande impatto. Ne parleremo più avanti».
La vera grana della stagione è stato Justin Tillman.
«In realtà tra Covid, tamponi e infortuni i problemi sono stati infiniti, lo stress non è mai mancato... Justin è stato davvero sfortunato: oltre alla morte dei genitori e ai problemi con il virus è rimasto incartato su se stesso. Quando si stava mettendo in ritmo dal problema alla spalla ha subito quella botta contro la Virtus in Supercoppa. E poi la verità è che davanti aveva Bilan e Bendzius, che sono davvero troppo forti. Si è trovato davanti a una montagna troppo alta da scalare, è molto giovane e a un certo punto non ce l’ha più fatta a livello mentale».
Riporterete Diop a Sassari?
«Sta crescendo costantemente e sta disputando un grandissimo campionato. Ma oggi non è giusto distrarlo parlando del suo futuro, deve restare concentrato sul finale di stagione».
Nel suo ruolo di giemme, è un po’ tra l’incudine e il martello del rapporto tra Sardara e Pozzecco. Come si trova?
«Fa parte del mio mestiere. Loro sono due persone che hanno grande personalità e un’intelligenza superiore alla media. Quando metti insieme le cose, ci sono continuamente situazioni in cui serve confrontarsi. Se n’è parlato tanto, ma ora serve solo restare compatti. A fine stagione ci metteremo attorno a un tavolo e si deciderà cosa fare».
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