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«A Olbia mi è rimasto il colpo in canna»

di Paolo Ardovino
«A Olbia mi è rimasto il colpo in canna»

Mister Canzi felice per la conferma: «Voglio continuare il percorso incompiuto, non sono neppure riuscito a vivere la città»

31 maggio 2021
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OLBIA. Mettiamola così: si son presi a vicenda. L’Olbia ha scoperto il personaggio Canzi e l’allenatore si è trovato molto bene sulla panchina bianca, forse meglio di quanto si aspettava. Con queste premesse, il rinnovo sembrava una formalità. Invece c’è voluto qualche giorno in più, il tempo di far nascere supposizioni e interrogativi. Messi però a tacere dopo poco. Max Canzi è ancora, per un altro anno, il tecnico dell’Olbia.

Ancora a Olbia. Nel frattempo, qualche altra offerta era arrivata, lo ha spiegato l’allenatore, «ma avevo detto che la priorità per me era l’Olbia e perciò volevo prima parlare con il club». Porta a casa un rinnovo voluto praticamente da tutti. Dopo un 13esimo posto dal finale entusiasmante e dal retrogusto amaro per i playoff sfumati. Per Canzi era la prima esperienza da allenatore su una panchina professionistica, alle spalle una carriera ultradecennale in serie minori; ma anche tanta serie A e B come vice di Beretta, De Canio, Maran, Zenga. A Olbia «è stata una stagione senza pubblico, quindi senza applausi e fischi, me lo dovevo un altro anno – sempre lui nella conferenza del rinnovo –, e poi c’è da continuare un percorso lasciato incompiuto».

No rimpianti. Max Canzi è un personaggio con cui viene facile empatizzare. Ironico, citazionista, dai tanti interessi. Per la musica, per i viaggi con la sua moto. «Ecco, a Olbia mi è rimasto il colpo in canna – commenta la sua esperienza in Gallura –, non sono riuscito a vivere la città come avrei voluto, ma sostanzialmente è perché neanche la città ha vissuto. Il prossimo anno sarà diverso». Durante le interviste di queste settimane, qualche giocatore chiedeva: «si sa qualcosa sul mister? Rimane?». Col gruppo è stata trovata la giusta alchimia. «È arrivato qualche messaggio, nei prossimi giorni chiamerò tutti. Non l’ho fatto prima perché non avendo ancora niente da dire sotto l’aspetto sportivo preferivo aspettare. Con i “senatori” ho avuto un rapporto ottimo, così come con chi non ha giocato. Nel calcio è normale avere un buon rapporto con chi gioca sempre, ma averlo anche con chi sta in panchina è importante, vuol dire c’è apprezzamento». Guardando i turni di playoff, dice che «l’Olbia ci stava bene. Poi saremmo arrivati ad alta velocità visto il finale. Ma con i “se” e con i “ma”… siccome ci abbiamo provato e non ci siamo riusciti non ho rimpianti. Una delle poche cose che ho imparato è che è sempre meglio avere rimorsi piuttosto che rimpianti».

Opinioni. Calcio visto da fuori, Serie A: «appassionante, lo hanno dimostrato la lotta Champions e per la salvezza. È bello quando un campionato si gioca così fino alla fine». Poi la questione della stagione, la Superleague: «Da un lato la penso come la maggior parte delle persone, dall’altro posso capire anche i grandi club che fanno business, e che il loro fatturato è diverso se giocano contro il Manchester United o contro l’Olbia». Se deve citare un allenatore in particolare, Canzi opta per «Bielsa. Mi ha sempre intrigato, perché credo riesca a coniugare l’aspetto relazionale con quello tattico. Il calcio è bello perché non esiste un solo modo di fare l’allenatore». Parla delle grandi doti comunicative di Mourinho, di cui cita una frase in particolare: «Chi sa solo di calcio non sa niente di calcio», nei suoi calciatori cerca e apprezza quello che c'è oltre il rettangolo di gioco. Intanto, dopo il rinnovo, il tecnico dell'Olbia è volato a Milano e tornerà nell'isola a luglio quando ci sarà un ritiro da programmare e una stagione da cominciare.

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