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Dalla Bocconi al pallone «Così rilancerò la Torres»

di Sandra Usai
Dalla Bocconi al pallone «Così rilancerò la Torres»

Il gran ritorno a Sassari del direttore sportivo che si ispira allo spagnolo Monchi «Ho fatto degli errori ma adesso mi sento maturo per ripartire ad alti livelli»

26 luglio 2021
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SASSARI. Passi importanti per la nuova Torres targata Abinsula, che dopo aver definito i ranghi societari e quelli tecnici ha formalizzato l'iscrizione al campionato di serie D e ora sta procedendo con i primi acquisti. Sta nascendo il gruppo rossoblù e le chiavi di questo delicato lavoro sono affidate ad Andrea Colombino, un ritorno in casa torresina dopo l'esperienza da direttore sportivo di qualche anno fa culminata con i playoff per la Lega Pro, persi con l'Olbia: «Ci riprovo con rinnovato entusiasmo, dopo la bella stagione scorsa vissuta a Carbonia. Avevo diverse proposte ma ho deciso col cuore, torno alla Torres più maturo e con una diversa consapevolezza nell'affrontare questa nuova avventura, che ha per obiettivo un campionato di vertice. Non ci nascondiamo, puntiamo a un traguardo importate».

Quarantenne, sassarese, un passato nelle giovanili torresine con parentesi da raccattapalle nelle gare della prima squadra, che ora è chiamato a costruire d'intesa con la società presieduta da Udassi e col tecnico ex Lanusei Alfonso Greco «scelto secondo un criterio meritocratico - dice il diesse - perché lavora bene e sa valorizzare i giovani». Già da ventenne Andrea aveva la fissa per il ruolo manageriale, un'idea coltivata dopo aver smesso di giocare per studiare economia aziendale alla Bocconi di Milano, iniziando casualmente come osservatore al nord per un altrettanto giovane sardo, mister Ninni Corda. Da laureato nel prestigioso ateneo ha indirizzato la sua carriera professionale nell'ambito dei suoi studi, insegnando matematica in diversi istituti tecnici sassaresi. Ma il prof ha infine ceduto al fascino di quel pallone a cui non ha mai smesso di pensare, facendolo diventare un impegno totalizzante da conciliare con le esigenze di famiglia. Una compagna di vita, Ilaria, e una coccolatissima bimba di 4 anni, Ludovica, «che per fortuna mi perdonano lo stare sempre al telefono e non avere orari di lavoro, senza il loro sostegno sarebbe dura». Carattere aperto, che agevola la nascita di amicizie durature in un mondo spesso poco trasparente come quello del calcio: «Se proprio devo fare i nomi degli amici più cari dico Marco Sanna e Pietro Rubino» svela Colombino, che non si pronuncia invece sui "nemici" ma ammette di aver commesso anche errori nel suo cammino da diesse: «Ancora brucia l'esperienza interrotta presto con il Latte Dolce pochi anni fa, ma nessun pentimento perché sbagliando si impara e anche le esperienze negative sono comunque formative». Nei piani c'è il corso professionale («mi ispiro al manager spagnolo ex Roma Monchi, ora al Siviglia, per il suo metodo di lavoro») tra le passioni extra campo ci sono invece la lettura e la cucina: «Diciamo pure che sono il cuoco di casa - riconosce con orgoglio - me la cavo bene con i primi e anche con i dolci».

Ora cerca gli ingredienti giusti per creare una bella Torres, che stuzzichi il palato di una tifoseria delusa: «Guardiamo ai ragazzi del territorio, senza però trascurare talenti della penisola. Qualche giocatore è già arrivato e nei prossimi giorni ne annunceremo altri».

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