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«Un assetto tutto nuovo per un Banco da scoprire»

di Andrea Sini
«Un assetto tutto nuovo per un Banco da scoprire»

Da oggi parte del gruppo biancoblù si metterà al lavoro al PalaSerradimigni Il giemme Federico Pasquini: «Tanti cambiamenti e grande entusiasmo»

09 agosto 2021
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SASSARI. Il gusto della sfida, la curiosità di vedere come funziona sul campo il puzzle costruito durante l’estate, la pazienza di chi sa che – come ogni anno – il nuovo motore va oliato, rodato, fatto andare.

Oggi la Dinamo edizione 2021-’22 si radunerà al PalaSerradimigni per il primo giorno di lavoro in vista della dodicesima stagione nel campionato di serie A. Sarà una “mezza Dinamo”, in realtà, perché buona parte degli stranieri si unirà al gruppo in settimana e verosimilmente soltanto dopo Ferragosto coach Demis Cavina potrà avere tutto il roster a disposizione. Intanto, però, dalla stanza dei bottoni, il general manager Federico Pasquini prova a guardare avanti e a fare le carte della squadra appena costruita.

«Finché non vedremo il gruppo al completo al lavoro sarà difficile fare una valutazione chiara – dice Pasquini, al suo undicesimo anno in casa Dinamo –. L’idea generale che abbiamo seguito è stata di costruire una squadra adatta a come ama giocare Demis: perciò era giusto alzare il tasso di atletismo, cercando contemporaneamente di avere maggiori capacità a livello difensivo di condizionare gli avversari e avere più giocatori in grado di trovare soluzioni in situazioni di gioco rotto o di pick&roll. In generale, sarà importante anche la crescita dei giovani sotto canestro, in particolare Mekowulu».

Dopo tre stagioni, ovvero dalla gestione Esposito in poi, il Banco di Sardegna è sempre stato caratterizzato da un chiaro asse portante play-pivot. Con la partenza di Marco Spissu e Miro Bilan, si riparte da un’impostazione completamente differente. «Siamo passati da un anno con Jack Cooley e due con Bilan a scelte differenti – spiega il dirigente ferrarese –. Questo non significa che non continueremo a mandare la palla in post basso, ma ogni coach ha la sua idea di basket e tentare di scimmiottare qualcosa che non c’è più non ha davvero senso. Per le ambizioni di Miro e Marco, non avrebbe avuto senso forzare qualcosa che era già finito. Entrambi hanno fatto tanto per noi, resteranno nella storia della Dinamo ma avevano ambizioni chiare. Miro era in scadenza, Marco aveva un altro anno di contratto e c’era da parte sua una volontà precisa. Ci siamo mossi di conseguenza».

Differenze chiare, almeno sulla carta, con un nuovo assetto che avrà bisogno di tempo per venire oliato a dovere. «Quando un progetto tecnico si esaurisce – prosegue Pasquini – arrivano giocoforza tanti cambiamenti che vanno assimilati. Ancora una volta abbiamo privilegiato l’aspetto motivazionale, che è stato il segreto di tanti giocatori passati da qua che fatto grandi cose: quando c’è una sorta di rifondazione l’importante è non indebolirsi, bisogna che l’operazione sia indolore e secondo me ci siamo riusciti, creando un’ossatura importante. Ci vorrà pazienza e sarà importante soprattutto lavorare tanto all’inizio».

«Nel nuovo assetto – sottolinea il giemme biancoblù – Bendzius sarà ancora un uomo chiave. Puntiamo a essere pericolosi sul perimetro ma anche a sviluppare la predisposizione al gioco interno di alcuni dei giovani, sui quali crediamo molto. Le condizioni di Diop? Viene monitorato quotidianamente, bisogna attendere ma siamo ottimisti».

Una delle qualità principali della nuova Dinamo potrebbe essere la duttilità di molti degli elementi del roster. «È vero. Possiamo essere tanto grossi o diventare piccoli, avere un gioco molto interno o allargare il campo. Possiamo essere in grado di fare un perimetro mastodontico schierando un giocatore come Battle da play, ma questo è solo un esempio. È importante poter cambiare di volta in volta assetto, perché sia in serie A che in Champions league chi è arrivato sino in fondo aveva una grande duttilità tattica».

L’inizio del precampionato, per chi “fa” il mercato, è anche il momento in cui si inizia a toccare con mano il lavoro estivo. «È un momento interessante – dice Pasquni –, vuoi cercare di capire se coloro che hai seguito per tutto l’anno poi sono come te li immaginavi. Sono curioso di vedere come funzionerà la squadra dopo lo stravolgimento dell’asse portante, e non vedo l’ora di vedere all’opera i giovani e i lunghi italiani. Poi la mia età mi consente di essere abbastanza realista per non avere grandi aspettative nell’immediato. Servirà pazienza, magari un paio di mesi, ma sono molto fiducioso».

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