Polanco e la 4x100 d’oro «A un passo dal sogno»
di Gianna Zazzara
Il cagliaritano era una delle riserve della staffetta con Manenti e Infantino «Ci ho sperato fino all’ultimo, ero pronto. Complimenti ai miei compagni»
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SASSARI. Wanderson Polanco, 23 anni, “sarDomenican” su Instagram (genitori dominicani ma sardo d’adozione), laurea in Scienze motorie, è arrivato alle Olimpiadi di Tokyo come riserva della staffetta d’oro. Al posto di uno tra Patta, Jacobs, Desalu e Tortu, avrebbe potuto esserci lui sul podio.
Come ci si sente ad aver sfiorato un pezzetto di storia dello sport?
«A Tokyo per la staffetta siamo arrivati in sette: oltre ai vincitori, io, Manenti e Infantino, come riserve. La formazione era già stata decisa prima della partenza per Tokyo, ed era quella che ha vinto l’oro, il tecnico della nazionale Di Mulo era stato chiarissimo. È ovvio che abbia sperato fino all’ultimo in un caso del destino, ero pronto. fisicamente in ottime condizioni, la vittoria di Jacobs nei 100 metri mi aveva dato una carica incredibile. Purtroppo non c’è stata alcuna sostituzione dell’ultimo minuto e quindi sono rimasto fuori. Deluso? Da atleta ho pensato e ripensato che avrei potuto esserci io al posto di uno di loro. Da tifoso, invece, appena ho capito che avevano vinto l’oro ho iniziato a urlare a squarciagola, è stato un momento magico: Patta, Jacobs, Desalu e Tortu sono stati fantastici, ci hanno regalato un sogno. Jacobs, poi, ha fatto un’impresa straordinaria nei 100 metri».
I Magnifici 4 hanno subito dedicato la vittoria anche a lei, a Manenti e a Infantino.
«Sì e li ringrazio, ma la medaglia è una cosa personale, l’oro lo hanno vinto Jacobs, Patta, Tortu e Desalu, mica noi tre che siamo rimasti sugli spalti a guardare. Nello sport, purtroppo, come nella vita, c’è chi corre e chi guarda».
Lei durante la preparazione per Tokyo avrà provato i cambi. In quale frazione avrebbe dovuto correre?
«Nella seconda o nella quarta, al posto quindi di Jacobs o Tortu: le mie possibilità di correre la staffetta erano veramente basse. Forse avrei potuto avere più fortuna come primo frazionista, ma quella possibilità me la sono giocata perché in alcune gare ho avuto dei problemi ai blocchi: squalificato per falsa partenza. In un’Olimpiade non puoi permetterti un errore simile».
E quindi come primo frazionista è entrato Lorenzo Patta.
«Lorenzo quest’anno ha fatto il secondo miglior tempo nei 100 metri con 10’’13, dietro solo a Marcell Jacobs e prima di Tortu, terzo. Io invece solo il quinto, con 10’’26. Quest’anno ho corso con Lorenzo ai campionati italiani indoor, sapevo benissimo che era forte e l’ha dimostrato. Quell’oro se l’è meritato tutto, come gli altri tre d’altronde».
Lei ha il quinto tempo italiano nei 100 metri con 10’’26, parliamo sempre di tempi stellari.
«Si corre sempre più forte e in giro ci sono ragazzini da tenere d’occhio. Nei prossimi anni la velocità ci riserverà belle sorprese».
Prossimi impegni?
«A fine mese il meeting internaionale di Rovereto e a settembre il Galà dei Castelli a Bellinzona, in Svizzera. Vorrei chiudere bene la stagione, magari migliorando il mio personale».
Tra qualche giorno lascia Torino, dove vive, e va a Cagliari, dalla sua famiglia.
«Mi allenerò all’Amsicora, la mia pista».
Ci rivedremo a Parigi 2024?
«È più probabile incontrarci al Poetto che a Parigi, la vedo dura».
Come ci si sente ad aver sfiorato un pezzetto di storia dello sport?
«A Tokyo per la staffetta siamo arrivati in sette: oltre ai vincitori, io, Manenti e Infantino, come riserve. La formazione era già stata decisa prima della partenza per Tokyo, ed era quella che ha vinto l’oro, il tecnico della nazionale Di Mulo era stato chiarissimo. È ovvio che abbia sperato fino all’ultimo in un caso del destino, ero pronto. fisicamente in ottime condizioni, la vittoria di Jacobs nei 100 metri mi aveva dato una carica incredibile. Purtroppo non c’è stata alcuna sostituzione dell’ultimo minuto e quindi sono rimasto fuori. Deluso? Da atleta ho pensato e ripensato che avrei potuto esserci io al posto di uno di loro. Da tifoso, invece, appena ho capito che avevano vinto l’oro ho iniziato a urlare a squarciagola, è stato un momento magico: Patta, Jacobs, Desalu e Tortu sono stati fantastici, ci hanno regalato un sogno. Jacobs, poi, ha fatto un’impresa straordinaria nei 100 metri».
I Magnifici 4 hanno subito dedicato la vittoria anche a lei, a Manenti e a Infantino.
«Sì e li ringrazio, ma la medaglia è una cosa personale, l’oro lo hanno vinto Jacobs, Patta, Tortu e Desalu, mica noi tre che siamo rimasti sugli spalti a guardare. Nello sport, purtroppo, come nella vita, c’è chi corre e chi guarda».
Lei durante la preparazione per Tokyo avrà provato i cambi. In quale frazione avrebbe dovuto correre?
«Nella seconda o nella quarta, al posto quindi di Jacobs o Tortu: le mie possibilità di correre la staffetta erano veramente basse. Forse avrei potuto avere più fortuna come primo frazionista, ma quella possibilità me la sono giocata perché in alcune gare ho avuto dei problemi ai blocchi: squalificato per falsa partenza. In un’Olimpiade non puoi permetterti un errore simile».
E quindi come primo frazionista è entrato Lorenzo Patta.
«Lorenzo quest’anno ha fatto il secondo miglior tempo nei 100 metri con 10’’13, dietro solo a Marcell Jacobs e prima di Tortu, terzo. Io invece solo il quinto, con 10’’26. Quest’anno ho corso con Lorenzo ai campionati italiani indoor, sapevo benissimo che era forte e l’ha dimostrato. Quell’oro se l’è meritato tutto, come gli altri tre d’altronde».
Lei ha il quinto tempo italiano nei 100 metri con 10’’26, parliamo sempre di tempi stellari.
«Si corre sempre più forte e in giro ci sono ragazzini da tenere d’occhio. Nei prossimi anni la velocità ci riserverà belle sorprese».
Prossimi impegni?
«A fine mese il meeting internaionale di Rovereto e a settembre il Galà dei Castelli a Bellinzona, in Svizzera. Vorrei chiudere bene la stagione, magari migliorando il mio personale».
Tra qualche giorno lascia Torino, dove vive, e va a Cagliari, dalla sua famiglia.
«Mi allenerò all’Amsicora, la mia pista».
Ci rivedremo a Parigi 2024?
«È più probabile incontrarci al Poetto che a Parigi, la vedo dura».