La Nuova Sardegna

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«Il mio sogno olimpico più forte della malattia»

di Andrea Sini
«Il mio sogno olimpico più forte della malattia»

Fabio Poddighe torna al pentathlon dopo 4 anni di stop per la sclerosi

08 ottobre 2021
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SASSARI. «Dopo la gara ero a pezzi, ma felice. Avevo una gran voglia di riprovare quelle sensazioni. Alla malattia non ho pensato, cerco di pensarci il meno possibile». La maschera sotto braccio, la spada stretta in pugno, Fabio Poddighe accenna un sorriso per la foto ufficiale. L’evento, una semplice gara regionale di scherma, vale come una rinascita: domenica a Maracalagonis la Sardegna sportiva ha potuto riabbracciare dopo quattro anni di quasi completa inattività uno degli atleti più titolati dell’ultimo decennio.

Il sogno interrotto. Nell’agosto 2017 il pentathleta sassarese decideva di ritirarsi dall’attività agonistica dopo due anni di alti e bassi dovuti a una malattia terribile. «Nel giugno 2015 mi è stata diagnosticata la sclerosi multipla – racconta Poddighe, 34 anni –. Successe dopo una gara al Cairo, da un problema a un occhio che credevo causato dalla puntura di un insetto, venni a scoprire questa brutta notizia. In quel momento ero primo nel ranking mondiale della coppa del mondo, le Olimpiadi di Rio erano dietro l’angolo».

Quattro titoli tricolori conquistati tra il 2012 e il 2016, un oro europeo a squadre, un posto fisso nella nazionale di questa difficilissima disciplina, che mette insieme scherma, nuoto, equitazione, corsa e tiro a segno. E ambizioni a cinque cerchi messe da parte. «Provai a stringere i denti – dice –, ma persi il treno per Rio e nel 2017 decisi di smettere, nonostante l’anno prima fossi comunque riuscito a vincere il mio quarto titolo italiano. Oggi dico che forse è stata una scelta avventata, ma mi rendevo conto che dopo mesi di impegno totale e di allenamenti ad alto livello, poi poteva bastare un fattore esterno, come l’eccessiva temperatura, a farmi stare male e mandare tutto a monte. In quel momento avevo bisogno di riprendere in mano la mia vita. Un po’ come sto facendo adesso».

Ritorno alla vita. Dopo lo stop forzato di quattro anni fa, Fabio Poddighe ha deciso di provare a riprendersi un po’ di quello che la malattia gli ha tolto. «Lavoro come istruttore di nuoto alle piscine di Lu Fangazzu e qualche mese fa ho ripreso ad allenarmi, spinto dal mio presidente Ilario Ierace. Ho iniziato a lavorare in palestra con Gavino Rassu, da luglio ho ripreso con il nuoto con la Sport Full Time e la corsa con la Ichnos, seguito da Franco Carta. Piano piano ho aggiunto gli altri sport: da settembre la scherma al Circolo schermistico sassarese, e in questi giorni torno a fare equitazione con Salvatore Barra».

Da un lato è come una nuova carriera che inizia, dall’altro è un filo che si riavvolge. «Proprio così – ammette Poddighe – è una ripartenza ma è anche un seguito rispetto a quello che c’è stato. A livello mentale sto meglio di prima, sono consapevole dei risultati che ho raggiunto in passato e ora ho ripreso ad allenarmi con determinazione ma senza stress. Mia moglie Veronica, che è stata un’atleta, e mia figlia Giorgia, nata 9 mesi fa, sono il centro del mio mondo, del quale ora fa nuovamente parte anche lo sport a livello agonistico. Il tempo e il fisico diranno cosa ho perso e cosa ho guadagnato, e dove potrò arrivare».

La prima gara. Domenica a Maracalagonis il ritorno in pedana, con il secondo posto che gli è valso il pass per la prova nazionale, in programma tra un mese a Bastia Umbra. «Non sono mai stati molto emotivo prima nelle gare, di solito le “sento” nel modo giusto, non mi faccio sopraffare dalla tensione. Ma devo ammettere che stavolta nei primi incontri ero teso, ho impiegato un po’ per rompere il ghiaccio. E quando sono arrivato in finale ero distrutto. Però che belle sensazioni, ne avevo bisogno».

Un sogno chiamato Parigi. «Per ora mi alleno a ritmi blandi», giura Fabio Poddighe, anche se per lui blando significa quattro ore al giorno, sette giorni su sette. «Non ho un obiettivo preciso – dice –, ho deciso di fare un anno di preparazione e vedere cosa succede. Per ora, visti i progressi con scherma, nuoto e corsa, i presupposti sono buoni. La paura? Quella c’è sempre, la mia è una malattia imprevedibile di cui si sa molto. Ma non si può vivere con la paura. Se starò bene continuerò ad allenarmi, ho sassolini da togliermi dalle scarpe e polvere da togliermi di dosso. Ho visto le olimpiadi in tv, e forse è questo che mi sta dando la spinta. Riprendo per un obiettivo grande, che potrebbe essere Parigi 2024. Vado avanti passo dopo passo, con serenità».

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