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Gigi Scotto: «La Torres è tornata nel cuore dei tifosi»

di Roberto Muretto
Gigi Scotto: «La Torres è tornata nel cuore dei tifosi»

Serie D. Il calciatore rossoblù a ruota libera: «Ora cavalchiamo l’entusiasmo. Mio babbo? Meriterebbe una chance tra i professionisti»

12 ottobre 2021
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SASSARI. Il suo sogno è essere profeta in patria. Gigi Scotto, sassarese, ha la Torres nel cuore da quando, da bambino, andava in curva insieme a suo babbo Pierluigi (attuale tecnico del Latte Dolce) a seguire le partite. Adesso indossa la maglia rossoblù ed è una “pedina” importante di un progetto ambizioso.

Ha parlato con suo padre?

«Certo. Sono dispiaciuto per la sconfitta e non solo per lui, ma anche perchè al Latte Dolce ho tanti amici. Chi fa sport dopo una sconfitta non sta bene. Babbo era contento per me, tra di noi non c'è una sfida».

Lei è passato dal Latte Dolce alla Torres.

«Con i dirigenti del Latte Dolce, che ora hanno acquistato la Torres, c'è un rapporto non solo professionale. Avevo un accordo verbale con l'Arezzo ma quando mi hanno chiesto di restare, non potevo dire no. L’obiettivo è quello di fare bene a casa mia».

A Sassari è tornato l’entusiasmo. Lo avvertite?

«Eccome! La gente è tornata ad innamorarsi della Torres. L’entusiasmo va cavalcato e alimentato. La vittoria a Genzano è stata una prova di maturità contro un avversario che ha cominciato male ma è la squadra più forte del girone. Aver vinto giocando per 55 minuti con l’uomo in meno farà crescere la nostra autostima».

Gettiamo la maschera: puntate alla serie C?

«Vogliamo essere protagonisti ma con umiltà. Qualche campionato l'ho vinto e so che per farlo dobbiamo diventare una squadra a tutti gli effetti. Siamo sulla buona strada, di sicuro abbiamo dimostrato di avere carattere».

Lei è nato e cresciuto a Sassari, sente più degli altri il peso della responsabilità?

«Sono prima di tutto un tifoso della Torres. Sono coinvolto nel progetto al cento per cento. Ma resto comunque uno dei componenti della squadra. Sono il capitano, ma mi sento uguali agli altri e mi metto a disposizione dei compagni».

Avere un presidente come Stefano Udassi, ex bomber rossoblù, è un vantaggio?

«Non c'è dubbio. Lui è molto legato alla Torres, ci tiene da morire. Ma è tutta la dirigenza che lavora in sintonia e ognuno ha competenze specifiche ».

Parliamo delle altre formazioni sarde, che ruolo reciterà il Latte Dolce?

«È una squadra rinnovata. L’obiettivo è un campionato tranquillo. Giocano un bel calcio, sono un bel gruppo. Non lo dico perchè il mister è mio padre ma possono fare bene».

Muravera e Arzachena possono lottare per i playoff?

«Il Muravera sicuro. Loro puntano al vertice perchè sono forti. Lo dice il mercato che hanno fatto. L’acquisto di Mancosu è un esempio. Marco Nappi può essere, invece, un valore aggiunto per Arzachena. Il tecnico è esperto e non inganni la sconfitta di domenica, la considero un incidente di percorso».

Dicono che il livello tecnico della serie D si è alzato. È proprio così?

«Nel nostro girone c’è tantissima qualità e non ci sono partite scontate. Basta andare a scorrere le rose per rendersene conto. Ecco perchè dire adesso chi sarà promosso è davvero impossibile. Questo è un torneo nel quale regnerà l’equilibrio sino alla fine».

Ci racconta un aneddotto tra lei e suo padre?

«Quando ho sbagliato il rigore nella gara di Coppa Italia contro di loro c'è rimasto male anche lui. Di calcio parliamo ogni tanto. Lui è pazzo di mio figlio Pierluigi. Gli auguro di allenare tra i professionisti in futuro, se lo meriterebbe».

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