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«Le medaglie sarde hanno più valore»

di Andrea Sini
«Le medaglie sarde hanno più valore»

Malagò: «Chi fa sport nell’isola fa qualche sacrificio in più»

11 novembre 2021
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INVIATO A CAGLIARI. «C’è un filo che unisce il trionfo di Loi nel 1912 a quello di Oppo, la medaglia di Siddi nel 1948 a quella incredibile di Patta. Chi fa sport partendo dalla Sardegna sa di dover affrontare qualche sacrificio in più. Per questo certi risultati hanno un valore enorme, sia per l’isola che per lo sport italiano».

Un Giovanni Malagò ispiratissimo ha tenuto a battesimo la grande serata dello sport sardo, celebrata ieri pomeriggio a Cagliari. Il presidente del Coni è stato l’ospite d’onore della cerimonia “La Sardegna nell’Olimpo dello sport”, organizzata dall’assessorato regionale allo Sport e dal comitato regionale del Coni, presieduto da Bruno Perra. Al T-Hotel, durante l’evento presentato dalla giornalista Rai Simona Rolandi, sono stati premiati gli atleti e i tecnici sardi che hanno partecipato alle Olimpiadi e Paralimpiadi di Tokyo 2020, insieme ad altre figure di primo piano del mondo sportivo regionale.

L’isola vista da Roma. «La Sardegna è sempre stata ai Giochi olimpici, questa volta ce n’erano nove, più Tortu e Polanco. Un risultato straordinario – ha detto Malagò, che poi si è addentrato nel “cuore” dello sport isolano –. In questo periodo sto girando tutte le regioni, doverosamente, ma chi parte da qua fa davvero fatica. Fare sport in un’isola ha qualche implicazione di difficoltà in più. Mi piace molto vedere anche questa unità d’intenti, devo dare merito a Bruno Perra di essere riuscito a superare le scorie della battaglia elettorale, siamo uomini e donne dei Cinque cerchi e dobbiamo lasciarci alle spalle i personalismi. So che in Sardegna ci sono problemi di impiantistica e grida di dolore, ma vedo anche che qua si sta facendo tantissimo, molto più che in altre regioni. Conosciamo le complessità ma apprezzo molto la volontà di fare qualcosa anche in breve e medio termine. Il futuro è complesso ma dopo due anni di Covid lascia intravvedere possibilità che prima non c’erano».

Il saluto di Riva. Malagò, dimostratosi preparatissimo sul tema, sotto gli occhi della vicepresidente della Regione, Alessandra Zedda, e dell’assessore allo Sport Andrea Biancareddu, ha poi fatto un excursus sulla storia degli atleti sardi alle Olimpiadi, trovando una serie di corsi e ricorsi. E ha poi rivelato di avere ricevuto poco prima della cerimonia una chiamata speciale. «Mi hanno passato al telefono Gigi Riva, che chiedeva di me. Lui è più sardo di qualsiasi sardo, e parlando dell’importanza di questi risultati e della tenacia di questi atleti mi iha detto semplicemente “noi siamo fatti così”».

La prima standing ovation. Tra i tanti applausi rivolti dalla platea ai protagonisti della serata, due sono stati i tributi particolari: il primo per Nicola Bartolini, fresco campione del mondo di ginnastica a corpo libero, accolto da una standing ovation. Sorriso timido, corpo scolpito e cinquanta tatuaggi sulla pelle, il ginnasta quartese ha ringraziato e raccontato le sue emozioni. « Non ho ancora realizzato, ho riguardato spesso l’esercizio col quale ho vinto l’oro e faccio fatica a metabolizzare. Sono felice di essere qui a festeggiare, sono andato via dalla Sardegna da qualche anno ma questa vittoria è frutto di un percorso che arriva da lontano. Dopo la mancata partenza per Tokyo, legata a un cavillo tecnico, avevo pensato di ritirarmi. Ho staccato per un mese e ho pensato di smettere. Invece sono tornato e mi sono preso la mia rivincita».

Una magica staffetta. Stefano Oppo, bronzo olimpico nel canottaggio, ha raccontato la fatica dei cinque anni trascorsi dalle olimpiadi precedenti, in attesa di salire sul podio. Tutti in piedi anche per Lorenzo Patta, primo staffettista della 4x100 che a Tokyo ha conquistato una storica medaglia d’oro. Con Filippo Tortu in collegamento da casa sua e Wanderson Polanco che ha raccontato le emozioni contrastanti da “riserva” («stavolta è stato giusto così, la prossima vedremo», ha sorriso), Patta ha riassunto così la sua gara sulla pista di Tokyo. «Quei 100 metri sono stati una magia, i più belli della mia vita. È una gara che mi porterò per sempre dentro – ha spiegato lo sprinter oristaneseclasse 2000 –, quello che abbiamo fatto è qualcosa che resterà per sempre dentro di noi. Ho passato la notte precedente a pensare a quella gara e all’oro, speravo in un podio, l’oro forse era un po’ troppo. Invece è successo».

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