La Nuova Sardegna

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Le Signore degli scudetti ruggiscono ancora

Mario Carta
La festa per lo scudetto del 1993
La festa per lo scudetto del 1993

Fra orgoglio e storia nasce l'Associazione Vecchie glorie della Torres Femminile

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SASSARI. Trent’anni dopo, le undicenni Sara e Monichetta sono donne. La prima ora insegna, la seconda ha un’avviata attività in Toscana. Giannella, poco più grande di loro, era la roccia della difesa. Studiava, come tutte le altre, e adesso lavora, e veste con sorriso e orgoglio la divisa di barracella, campagna campagna e Nurra Nurra mentre il moto perpetuo del centrocampo, Alessandra, da un bel po’ insegna educazione fisica in Piemonte.
Dal ricordo all’attualità, dopo aver fatto la storia. Perché restino vivi gli scudetti, le pionieristiche campagne sociali – lavoro, incendi, continuità territoriale – e una sfrontatezza tutta sassarese che si è rivelata vincente, è stata costituita l'associazione "Vecchie Glorie Torres Femminile", nata per ricordare e per non dimenticare. Anche dirigenti e uomini di sport a tuttotondo come Gege Falchi e Giagio Patorno.

C’erano anche loro, c’era la capitana Rossella Soriga. Non sarà stata ritenuta da Nazionale, ma gli scudetti rossoblù sono nati dalla sua regia. Però in azzurro ci sono andate tante altre sarde, quando il calcio femminile era ancora uno sport da maschi. E sorridendo sotto i non baffi, la maschia Sassari al femminile trionfava, con la Torres: sette scudetti, otto coppe Italia, sette supercoppe italiane. La Torres ha giocato per prima in Italia la Champions League portando per la prima volta la sigla Uefa allo Stadio Acquedotto, e si era già confrontata alla pari con le Nazionali di Cina e Stati Uniti, ora al top, nei tornei internazionali di Olbia e Castelsardo.

A dirla con i dati non rende neanche un minimo l'idea, perché nello scrigno della Torresa (la... “Torrese” è la maschile), c'è un tesoro che va ben oltre i trofei. La società più titolata d'Italia. E per non disperdere cotanto patrimonio, per non far precipitare nel dimenticatoio-ripescatoio degli annali e delle statistiche la Storia di chi c'era, ora le Signore degli scudetti hanno deciso di volerci essere ancora, mentre la nuova Torres col presidente Budroni, una nuova dirigenza e nuove energie ha appena ritrovato la B, risorgendo dopo anni di stanco anonimato.

Trent’anni fa Rossella Soriga era il capitano. Bancaria, ora da giovane pensionata allena i “pulcini” e tra Sassari e Alghero promuove il football integrato nella veste di responsabile nazionale del Csen. E come passione ha le ultramaratone, dal Passatore in su, in tutta Europa e oltre. Sotto i 100 chilometri, lei neanche ci si mette. E vince. Ancora. Monica Placchi era devastante sulla fascia destra ma adesso ha occhi solo per la figlia, lei e il marito, responsabile delle pubbliche relazioni del Banco di Sardegna. Antonio Garrucciu. Fra romanzo rosa, calcio e competenza, anche Antonio da dirigente ha contribuito a formare la grande Torres. E Damiana Deiana proteggeva Monica da dietro, sulla fascia destra. Ora LadyD, come si firma sui social, è al top nell’atletica master, lavora a Bologna per una multinazionale e non si perde una partita della Dinamo basket.

Gli scudetti e le maglie azzurre di avantieri, di ieri e di oggi sono anche di Tiziana Vampo, che svanita la Torres era andata a giocare a Roma. Adesso fa la mamma a tempo pieno: ha due splendidi figli. Trent’anni. Trenta anni senza un apostrofo rosa che non può separare ma unisce passato e presente. E trent’anni dopo sono spuntate finalmente con criteri professionistici la Juventus, la Fiorentina, e il calcio femminile comincia a raccogliere quel che anche la Torres ha seminato mentre la storia resta, ed è per continuare a costruirla e a non perderla che a Sassari si sono radunate le “Vecchie Glorie”.

Le prime sette, le fondatrici, sono Rossella Soriga, Monica Placchi, Milvia Cossu, Giannella Pintus, Tiziana Vampo, Damiana Deiana e Angeles Parejo. E tante altre condividono il progetto e lo arricchiranno con la loro storia e le loro storie. Quelle di Lilli Cossu e Laura Oggiano, “antenate” di una disciplina che sfidava pregiudizi che loro per prime hanno combattuto. C'era già stato qualcosa. A Sassari, il Cagliari di Lorenzoni in serie A, un abozzo di Torres ma la nuova Torres volata dalla C alla A, vincendo la Coppa Italia al primo anno nella massima serie, dando anche sette elementi in una sola volta alla Nazionale ha segnato una svolta oltre i confini regionali. Vincendo con un gruppo sardissimo nel quale sono esplose stelle totali come Carolina Morace (come se Ronaldo firmasse per...), Betty Bavagnoli, Giorgia Guarino. Una ora allena la Juventus, l’altra la Nazionale, e Carolina ha ancora Sassari nel cuore. Tutte made in Torres.

Una Torres attiva, polemica, con una vivida coscienza civile e sarda. Sarde, isolane, isolate. La Federazione elargiva contributi alle avversarie per le trasferte nell’isola, ma non altrettanto. Zero reciprocità. E all’epoca fece scalpore la provocazione sassarese: “andiamo a giocare in Spagna: i voli costano meno”. Stelle, star. E le stelle non stanno a guardare, non si guardano indietro ma vogliono testimoniare e spronare. Rossella Soriga è il motore:

«Era un’ idea, un obbiettivo che avevano da tempo – racconta –, che in primis aveva raccolto l’adesione entusiastica di Giagio Patorno. Vogliamo dare lustro a chi ha fatto tanto per la causa del calcio femminile a Sassari, dagli albori alla vittoria del primo scudetto, sconosciuta ai più. La storia recente si trova anche su Google, certo, ma sono dati crudi e noi invece vogliamo attenerci alle testimonianze reali, vive, dei protagonisti. Ascoltandone storie, situazioni, gare, episodi per mettere quindi tutto nero su bianco. L’obiettivo è scrivere un libro, documento di un'epoca storica e sportiva. Se poi – conclude Rossella –, riuscissimo ad avere una sede sociale nella quale poterci incontrare e crescere, il sogno diventerebbe realtà. Eventi, manifestazioni... Siamo aperti a tutti, senza distinzioni, per continuare a dare un calcio a un pallone. E questo, considerata la nostra veneranda età, non è da sottovalutare».

Trent’anni dopo Angel Parejo da Terrazza, vicino Barcellona, una che altro che Batistuta a Firenze e nessun altro, è rimasta – fedele – a Sassari. Da dietro il bancone pochi altri come lei mandano in gol cocktail e long drinks. E allena i bambini del Cus Sassari. Storie. Senza scorie. Milvia Cossu, prima numero uno rossoblù, ha sempre parallelato sport e professione: disegnatrice e grafica. Sara Casu da bimba palleggiava per un’ora senza che il pallone toccasse mai terra: talento puro. Ora insegna alle elementari, fa roccia ed equitazione. Trent’anni. Trent’anni fa una colonna era Manuela Tesse: è rimasta nel calcio, allena, miglior tecnico della B, è stata anche in Canada. E vince. Ancora. E c’erano le gemelline Elena e Annalisa Falchi. Adesso hanno un impiego, ma il calcio (a cinque) non lo mollano.

Trent’anni fa Angela Piana era passione per il calcio e calcio per passione. Da Sorso, a vigile urbano a Olbia. Il mediano (la mediana non fa, dai), Alessandra Silvetti, già buona tennista in serie B, insegna educazione fisica in Piemonte. Monica Colombino, talento puro in campo, ora gestisce un casale in Toscana. E c’è anche Pamela Conti, siciliana adottata da Sassari: allena la Nazionale del Venezuela. Il 30 novembre alla Biblioteca popolare dello sport di Sassari verrà presentata l’Associazione, e contestualmente verrà inaugurata una mostra di maglie storiche. Da non perdere, in un storia vincente.

 

 

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