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La Dinamo è viva ma serve recuperare Burnell e Mekowulu

di Andrea Sini
La Dinamo è viva ma serve recuperare Burnell e Mekowulu

Basket, i sassaresi tornano da Brescia con più certezze L’umore “variabile” dei due stranieri sta iniziando a pesare 

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INVIATO A BRESCIA. Più certezze, più consapevolezza e anche un paio dei “soliti” punti interrogativi. La trasferta di Brescia non ha fruttato punti per la classifica della Dinamo, ma ha fornito a coach Piero Bucchi diverse indicazioni interessanti.

Sulla crescita complessiva, innanzitutto: i biancoblù hanno tenuto testa sino a tre minuti dalla fine alla squadra più in forma del campionato, capace non a caso di portare a cinque la serie di vittorie consecutive. Il Banco di Sardegna, che aveva vinto quattro delle precedenti cinque gare, non ha giocato una partita perfetta ma è rimasta sempre sul pezzo. Anzi, in alcune fasi della gara è stata capace di piazzare zampate efficacissime e di tenere costantemente sotto pressione la Germani. Tutto questo, nonostante un apporto estremamente scarso da parte di due dei giocatori teoricamente più importanti del roster: Jason Burnell e Christian Mekowulu.

Il cugino di Burnell. L’ala americana classe 1997 ha subito una paurosa involuzione rispetto allo scorso anno, ma anche rispetto alla prima parte di questa stagione. Se nello scorso campionato viaggiava a 12,1 punti e 6,6 rimbalzi di media, attualmente siamo rispettivamente a 8,6 e 4,2, con la percentuale al tiro da fuori calata dal 38,6 al 32%. Se restiamo alle ultime 8 gare, i numeri precipitano ulteriormente: 5,5 punti e 3,6 rimbalzi. Le cifre parlano chiaro, l’atteggiamento in campo ancora di più, con l’ex giocatore di Cantù che aggiunge al già noto disordine a livello tattico anche un nervosismo spesso ingiustificato. I suoi difetti più o meno si conoscevano già, ma i suoi pregi sono molti di più: bisogna recuperarlo a tutti i costi. I chili di massa aggiunti alla carrozzeria rispetto allo scorso anno c’entrano qualcosa?

Il fantasma di Mekowulu. Il centro nigeriano non è mai sembrato un fulmine di guerra, ma lo scorso anno con Treviso ha chiuso con discrete cifre (12,6 punti con il 60% da 2 e 6,5 rimbalzi in circa 25 minuti di media), mentre in questa stagione sta alternando buone prestazioni a serate di incredibile impalpabilità. Come domenica sera a Brescia, quando a una totale abulia a livello offensivo (solo due tiri tentati dall’area in 21 minuti, zero canestri, zero iniziative) ha abbinato un atteggiamento difensivo ai limiti dell’indisponente: un solo fallo commesso, una lunga serie di “si accomodi” regalati ai giocatori di Brescia tutte le volte che gli esterni saltavano la prima linea della difesa e andavano ad attaccare il ferro. La cosa davvero preoccupante, oltre le cifre, è il linguaggio del corpo, che ricorda quello di un uomo atterrato all’improvviso sulla luna. Il covid ha avuto certamente il suo peso e ci sta anche la società abbia deciso di aspettarlo, anziché tagliarlo. Ma prestazioni individuali come quella di sabato costano alla squadra punti pesanti in classifica.



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