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Zola, il tocco di classe

Enrico Gaviano

	Una formazione del Cagliari 2003/04. In piedi Abeijon, Agostini, Pantanelli, Maltagliati, Lopez; accosciati: Esposito, Suazo, Zola, Brambilla, Modesto e Del Nevo
Una formazione del Cagliari 2003/04. In piedi Abeijon, Agostini, Pantanelli, Maltagliati, Lopez; accosciati: Esposito, Suazo, Zola, Brambilla, Modesto e Del Nevo

Nel 2003 lasciò il Chelsea per riportare il Cagliari in A. «Una delle esperienze più gratificanti della mia carriera»

01 agosto 2022
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Cagliari «Pronto mister Cellino? Sono Roman Abramovich, il nuovo presidente del Chelsea. Ho visto che avete preso Zola, ma io lo voglio ricomprare». Il presidente del Cagliari risponde con fermezza: «No, guardi non se ne parla nemmeno, Zola è un nostro giocatore e qui resterà». L’aneddoto dell’estate 2003 è confermato dal diretto interessato. «Sì, sì – dice Zola –, Abramovich non sapeva che ero andato via e riteneva che io fossi un asset importante per il suo nuovo Chelsea. Ma la scelta era fatta. E così giocai finalmente nel Cagliari». Ma quella telefonata da Londra sarebbe proseguita con un’ulteriore proposta del magnate russo. «Non vende Zola? Allora, mister Cellino, mi dica quanto costa il Cagliari...». Gianfranco se la ride, ma stavolta non conferma.. «No, non so, non credo che sia successo. – dice –, quello che è vero è che io decisi di lasciare il Chelsea al top per tornare in Sardegna e vestire la maglia del Cagliari. Soprattutto per cercare di riportare la squadra in serie A».

Quando la notizia del suo arrivo in maglia rossoblù si sparse a Cagliari i tifosi andarono in visibilio. La squadra aveva fallito per tre anni consecutivi la promozione e dunque il tesseramento di un fuoriclasse del calibro di Zola, allora 37enne ma in splendida forma, cambiava la prospettiva, improvvisamente il Cagliari divenne per il campionato di serie B 2003/04 la squadra da battere. «L’esperienza di Cagliari – dice Zola – è stata una delle più gratificanti della mia carriera. Lasciavo la Champions e un ambiente dove ero un idolo. Ma ne è valsa la pena».

Un campionato lungo, duro, con tante difficoltà prima fra tutte la necessità, nelle prime nove giornate, di giocare le partite in casa a Tempio. «Posso dire che mi sono divertito tantissimo – sottolinea il calciatore di Oliena –. Tempio fu certamente un disagio per ché praticamente dovevamo sobbarcarci ore e ore di pullman. Ma tutto era ripagato dall’entusiasmo del pubblico. Arrivavano anche lì da tutta la Sardegna per applaudirci. E, in effetti, sia a Tempio che a Cagliari regalammo delle partite fantastiche, spesso con tanti gol».

Una squadra, quella rossoblù, che aveva tanti grandi giocatori, ma che soprattutto in attacco aveva a disposizione un autentico arsenale. «Con David Suazo, Ciccio Esposito e Antonio Langella, insomma, era facile bucare le difese avversarie. Compagni di reparto davvero eccezionali».

Tutto confermato dai numeri di quella stagione: su 46 gare disputate in quel campionato monstre di serie B Suazo mise a segno 19 reti, Esposito 17, Zola 13 e Langella come il difensore Loria 7. Ma nonostante questa qualità offensiva la squadra soffriva, tanto che dopo 16 giornate Giampiero Ventura, il mister della promozione del 1998 richiamato per compiere una nuova impresa da Cellino, fu esonerato. «Il gioco di Ventura mi piaceva. Ma soffrivamo parecchio in trasferta – ammette Zola –. Evidentemente mancava equilibrio. Le cose migliorarono parecchio con l’arrivo di Edy Reja in panchina, ma anche perché nel mercato invernale fu ripreso Nelson Abejion, autentico mastino di centrocampo».

E poi Reja cambio anche un po’ l’assetto dell’attacco che divenne ancora più pericoloso. «Reja fu bravo a mettermi in campo come falso nueve. Un falso centravanti che apriva gli spazi per gli inserimento di David e Ciccio, o di Langella quando c’era lui. Così con centrocampo e difesa puntellati e attacco rinvigorito, il campionato cambiò volto e riuscimmo a dare una svolta definitiva in senso positivo al nostro cammino».

Entusiasmo sugli spalti anche da parte di tifosi londinesi che come in un pellegrinaggio ogni domenica affrontavano la trasferta da Londra in Italia per poter rivedere Magic Box. «Fu un omaggio che mi emozionò parecchio – dice Zola – e che mi rende tuttora orgoglioso. I tifosi del Chelsea sono davvero speciali».

Il Cagliari ottenne la promozione matematica alla terz’ultima giornata battendo al Sant’Elia la Salernitana, mentre dopo l’ultima partita (3-1 alla Fiorentina si scatenò la festa con i giocatori che si dipinsero i colori rossoblù sul viso e in testa. «Fu un’idea di Abeijon e Modesto – sghignazza Zola –, ci divertimmo parecchio».

Poi nella stagione successiva ancora un campionato fantastico condito da nove gol. «Non sapevo che sarebbe stata la mia ’ultima stagione da calciatore per me, ma fu bellissima. Squadra forte che partiva da una base di grande valore, non fu difficile salvarsi».

In quel campionato la perla del gol alla Juventus al Sant’Elia. «Non meritavamo di perdere quella partita e, devo dire, per me fu inusuale segnare così, di testa, battendo i corazzieri della difesa bianconera. Ma ci riuscìi, e l’urlo della fola dopo quel gol lo sento ancora nelle orecchie». (5/continua)
 

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