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Udassi: "Serie B, perché non sognare?"

di Roberto Muretto
Il ds Colombino, il neo allenatore Sottili e il presidente Udassi
Il ds Colombino, il neo allenatore Sottili e il presidente Udassi

Il presidente del club rossoblù a ruota libera su presente e futuro:  «Avere ambizioni è il sale dello sport ma con tutta l’umiltà possibile»

06 gennaio 2023
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Sassari Quando si è sposato ha giurato fedeltà alla moglie. Ma prima ancora, Stefano Udassi amore eterno lo ha giurato alla Torres. Ora è il presidente della società che ha un posto speciale nel suo cuore. Un sogno che lui per primo non si aspettava si sarebbe concretizzato. La proprietà lo ha scelto per la competenza ma soprattutto per il senso di appartenenza ai colori rossoblù.

Chissà quante volte quando ha visto la squadra in difficoltà ha pensato: “se potessi rimettermi le scarpette”.

«No ( ride ndr ), ogni cosa al suo tempo e il mio è passato. Ora faccio un altro mestiere».

Il bilancio. È passato un anno e mezzo da quando Abinsula sport ha preso le redini della Torres.

«Direi che possiamo essere contenti. Il primo obiettivo era tornare tra i professionisti ed è stato raggiunto. A noi non piace incensarci, siamo partiti da zero, abbiamo organizzato un team di lavoro serio e preparato. Non abbiamo la presunzione di pensare che facciamo sempre scelte giuste, però ci stiamo impegnando per dare stabilità al club. Facciamo tutto per il bene della Torres, da noi individualismi non ce ne sono. Tutte le decisioni arrivano dopo un confronto e sono collegiali».

Progetti. Tante idee sul tappeto. Da realizzare nei tempi giusti, senza fretta.

«Nella breve esperienza maturata tra i professionisti, abbiamo imparato che non bisogna dare niente per scontato. Ciò che sembra un problema può diventare un'opportunità. L'atteggiamento deve essere positivo e l'approccio pragmatico per cercare le soluzioni. Così si lavora in maniera coordinata e serena. In un anno e mezzo siamo andati di corsa e abbiamo fatto salti mortali. Sapevamo che c'era tanto da lavorare. Normale che pensiamo al presente, ma anche al futuro. Gli asset societari ci impongono di migliorare le cose fatte, far crescere le risorse economiche, e in questo senso i nostri ragionamenti sono in fase avanzata».

Rapporti. La Torres patrimonio della città. Ma anche azienda a cui dare stabilità.

«In questo senso abbiamo bisogno di tutti. I tifosi vogliono sempre di più, noi sentiamo senso di responsabilità, li ringraziamo e proviamo ad accontentarli. Importanti le risposte degli sponsor che ci stanno vicini. Serve anche l’appoggio delle istituzioni a livello locale e regionale. Un passaggio fondamentale per il nostro futuro».

Il sogno. Da quando è arrivata la nuova proprietà, Sassari sogna la categoria in cui non è mai stata: la serie B.

«L'obiettivo è sognare. Nello sport come nella vita se non hai ambizioni fai poca strada. Per raggiungere certi traguardi vanno superati diversi step, noi siamo discretamente giovani, abbiamo entusiasmo e idee. Serie B è una parolina magica, però perchè non sognare. Sappiamo che ci vuole tempo ma già parlare di questo è importante. Ma dobbiamo farlo con tutta l'umiltà possibile. Il nostro motto é sin dall’inizio: migliorarsi sempre».

Il presente. Dopo 20 giornate di campionato la Torres è tredicesima a tre punti dalla zona playout e molto lontana dai playoff.

«Se dicessi che siamo contenti sarei bugiardo, altrimenti non avremmo cambiato l'allenatore. Abbiamo capito che stiamo vivendo un momento di difficoltà e siamo intervenuti. Ma lo abbiamo fatto riflettendo, senza ragionare di pancia. Vero che in questo momento siamo salvi, secondo noi, però, la squadra ha delle buone potenzialità. Così come non nascondiamo che ha delle lacune e anche delle lacune che a gennaio cercheremo di colmare accontentando le richieste del mister».

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