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Apnea statica

Marini: «Io campione italiano con un record da restare senza fiato»

di Gianna Zazzara
Maurizio Marini durante una gara e nella foto nel riquadro
Maurizio Marini durante una gara e nella foto nel riquadro

L'atleta olbiese, 45 anni, ha appena vinto il terzo tricolore a Verona: «Devi lasciare la sofferenza al corpo e concentrare il benessere nella mente»

30 marzo 2023
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Sassari «Con la mente puoi superare qualsiasi cosa, anche fare una cosa non umana come trattenere il respiro per più di 8 minuti». Maurizio Marini, olbiese, 45 anni, stella dell’associazione Una Capovolta nel Blu, tre giorni fa a Verona si è confermato per la terza volta consecutiva campione italiano di apnea statica indoor: è riuscito a trattenere il fiato in immersione fermo in piscina per 8 minuti, 13 secondi e 81 centesimi. Un tempo infinito per i comuni mortali ma non per Maurizio che ha una capacità polmonare fino a 8 litri.

Quando si parla di apnea si pensa subito agli abissi marini invece l’apnea statica si fa in piscina, a pelo dell’acqua.

«L’apnea statica è la più difficile in assoluto: con un solo respiro devi riempire i polmoni , poi metti la faccia sott’acqua e devi resistere senza respirare, il più a lungo possibile. Il lavoro è ingannare il tempo».

Otto minuti senza respirare, un tempo infinito, come fa?

«È la mente che comanda. Bisogna entrare in uno stato di rilassamento puro. In questo sport sono fondamentali gli esercizi di rilassamento, meditazione e training autogeno, tutte tecniche che ho acquisito da altri apneisti come Gaspare Battaglia, il mio mental coach, quattro volte campione del mondo di apnea in varie discipline, e Umberto Pelizzari, che ha battuto tutti i record mondiali».

Cosa prova in quei lunghi 8 minuti?

«Sei concentrato unicamente su te stesso, talmente concentrato da dimenticarti di respirare. È la mente che ti fa resistere, con la mente puoi superare qualunque cosa.».

Come si prepara alla gara?

«Con esercizi di stretching toracico fondamentali per incamerare l’aria necessaria a trattenere il respiro. Alla base di tutto c’è la respirazione col diaframma, perché contiene più aria, è quello il segreto. Con questo tipo di respiro si stimola ilnervo vago che produce gli ormoni del benessere. Anche fuori dall’acqua dovremmo imparare a respirare così, vivremmo meglio, in pace».

Paura?

«Mai. In apnea sei in uno stato di benessere profondo, sott’acqua c’è una pace difficile da trovare qua fuori. L’apnea ti insegna a conoscerti e a gestire le emozioni»».

Si prova dolore fisico?

«Dopo i primi 4 minuti inizia una fase di disagio, una fase di lotta con le botte al diaframma che bisogna imparare a gestire, è la mente a guidarci. È quello che succede a un certo punto nella maratona quando non senti più le gambe, è la stessa cosa, ma bisogna resistere. Devi lasciare la sofferenza al corpo e concentrare il benessere nella mente ».

Come funziona la gara, c’è il rischio di svenire sott’acqua?

«Si fa tutto in totale sicurezza. Ogni 15 secondi un assistente di gara tocca la spalla all’atleta che deve rispondere con un gesto per dimostrare di essere cosciente. Una volta fuori dall’acqua ci sono 20 secondi per fare un gesto al giudice con la mano e dire che è tutto ok altrimenti sei squalificato. A me è capitato l’anno scorso ai Mondiali, quando la mia nazionale (quella senior) ha vinto il titolo. Avevo fatto il quinto tempo assoluto ma quando sono uscito dall’acqua ero stordito e non sono riuscito a dare l’ok al giudice entro i fatidici 20 secondi. Spero di rifarmi a maggio».

I Mondiali, il suo prossimo obiettivo.

«Sono stato convocato per i Mondiali in Kuwait in programma dal 7 al 13 maggio, sarebbe bello festeggiare con i miei compagni».

Quanto si allena?

«Tutti i giorni con il protocollo di respirazione, tre volte la settimana in piscina e poi allenamenti in palestra. Gli orari me li gestisco io col mio istruttore Antomaso Fresi ».

Una routine impegnativa.

«E difficile da conciliare col lavoro. Sono un artigiano edile e dopo una giornata in cantiere è dura, ma corro subito in piscina, a Olbia, all’Air Sporting Club».

L’apnea resta uno sport estremo, sua moglie ha paura per lei?

«No, ormai è abituata».

Apneisti si nasce o si diventa?

«Da bambini tutti vogliono farlo, poi l’allenamento è indispensabile, io ho iniziato a 15 anni. Ho sempre amato il mare, grazie ai miei genitori grandi appassionati. È stato naturale diventare apneista».

Maiorca, Pelizzari, l’Italia dell’apnea è stata fortissima. Oggi le donne sono al top, tra loro anche la cagliaritana Chiara Obino.

«Con la Francia è una delle nazioni più forti a livello europeo. Abbiamo la tradizione di Enzo Maiorca (celebre apneista italiano) e l’epopea d’oro di Umberto Pelizzari(il re delle immersioni, fondatore della Scuda Apnea Academy di cui fa parte anche Molinari, ndr). Ora sono tantissimi i ragazzi che si stanno avvicinando a questa disciplina, anche in Sardegna».

Un sogno nel cassetto?

«Le Olimpiadi. L’apnea è candidata alle Olimpiadi di Los Angeles del 2028. Forse tra 5 anni sarò troppo vecchio ma l’apnea ti insegna che è tutto è possibile».

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