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L'ex Sandro Marcellino: «Entella nel cuore, ma sono sassarese e tifo Torres»

L'ex Sandro Marcellino: «Entella nel cuore, ma sono sassarese e tifo Torres»<br type="_moz" />

Il trequartista tira la volata ai rossoblù: «Giusto non fare proclami, ma questa squadra ha le potenzialità per il salto in B»

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Sassari Col pallone aveva confidenza. Sandro Marcellino, sassarese, che il 27 dicembre compirà 60 anni, era un trequartista dotato di piedi raffinati. Forse non ha fatto la carriera che avrebbe meritato, ma dal calcio ha avuto delle soddisfazioni. Torres-Entella gli fa tornare alla mente emozioni che non ha mai dimenticato.

Il primo ricordo che la memoria le suggerisce?

«Stiamo parlando di quasi quarant’anni fa. Era la stagione 1986-87 e a Chiavari battemmo la Torres 2-0. In quel campionato c'era anche il Sorso, la mia ex squadra, mentre con i rossoblù allora non avevo mai giocato. Quell’anno vinsero il campionato di C2».

E ricorda La prima volta da avversario a Sassari?

«Certo, quell’emozione è stata unica. Da bambino all'Acquedotto ci andavo per fare i provini. Quella partita venne risolta da un gol capolavoro di Gianfranco Zola all'89’. Non meritavamo di perdere ma loro avevano un fenomeno in squadra. Già allora si vedeva che sarebbe andato lontano. Ricordo una mia punizione sulla quale Sergio Pinna fece una parata davvero incredibile».

Con la Torres ha giocato in che stagione?

«Avevo già 30 anni. L’allenatore all’inizio era Buccilli, poi sostituito da Mario Piga. In quella squadra c’erano giocatori come Freancolino Fiori, Manunta, Chessa e un Alessandro Frau emergente. Il presidente era Marrosu».

A proposito di dirigenza, che idea si è fatto della nuova proprietà della Torres?

«Allo stadio vado poco, vedo le partite in televisione. La dirigenza, secondo me sta facendo un ottimo lavoro. È una società condotta in modo sano, serio, equilibrato. Stefano Udassi presidente è stata una bella idea. E poi nello staff tecnico ci sono Tore Pinna e Frau, tutte persone che hanno onorato e amano la maglia rossoblù. Questo è un valore aggiunto, così come aver riacceso l’entusiasmo nella tifoseria».

Come giudica il progetto?

«Interessante e intrigante. L’ ambiente è ideale per lavorare, lo spogliatoio è sano. La Torres euna bella realtà, che non spende cifre folli ma fa le cose in modo oculato».

La società è già pronta per salto in serie B?

«Secondo me, nei progetti si crede quando si fanno risultati. Sono stati bravi a mantenete lo zoccolo duro della squadra dopo la bella stagione fatta l’anno scorso. Io penso che fanno bene a non fare proclami, ma sanno di avere le potenzialità per provare a realizzare un sogno. Per me la Torres non è seconda a nessuno nel girone B, nemmeno al Pescara che in questo momento guida la classifica».

Il Pescara non è il Cesena anno scorso?

«Nemmeno per sogno. I romagnoli sono stati costruiti per vincere e in B, con pochi cambi, stanno facendo benissimo. In questo campionato regna l’equilibrio, sono almeno sei le squadre che puntano a vincere e io ci metto anche la Torres. Dovranno evitare di perdere occasioni come è successo a Rimini. Ma dico anche che nell'arco di un campionato può capitare di sbagliare».

Tra l’altro la Torres fuori casa vince tantissimo.

«Perchè si esprime meglio se può giocare di rimessa. So che gli addetti ai lavori la tengono in considerazione»

Chi è il Sandro Marcellino della Torres?

«Il ruolo è cambiato molto. le mezze punte di oggi devono saper fare le due fasi di gioco. Una volta giocavo dalla trequarti in su e anche io a suo tempo mi sono dovuto adeguare a coprire uno spazio più ampio di campo. Posso dire che quando Gigi Scotto torna per giocare la palla, in qualche occasione mi rivedono in lui, perchè prova a suggerire l’ultimo passaggio e calciare da fuori area».

L'Entella di oggi che squadra è?

«Sta cercando la propria identità. L’anno scorso pensato di essere pronta per tornare in B, ma gli mancava qualcosa. Oggi é squadra che fa buon calcio. Bisogna temere i liguri come collettivo più che come singoli. È una formazione quadrata, organizzata, che sa colpire al momento giusto».

L’uomo della Torres che può fare la differenza?

«Fischnaller. L’attaccante è un'eccellenza della categoria. Ha un’intelligenza calcistica superiore alla media. Forse non è un vero e proprio bomber ma in area è un fulmine e se gli capita la palla buona, non sbaglia».

Domenica pomeriggio sarà allo stadio?

«No, guardo il calcio in televisione. Io ho affetto per la Torres e non ho dubbi nel dire che farò tifo per la squadra della mia città. Ma in generale mi fa piacere se le squadre sarde fanno bene».

A Chiavari ha lasciato un ottimo ricordo.

«Lo so. Ogni tanto sento Bertini e Zaccolo che hanno giocato con me. Ricordo un ambiente bellissimo. Per me ara la prima volta fuori dalla Sardegna, avevo 22 anni. Soffrivo per non essere a casa. Ma grazie all’aiuto della società, gestita in modo familiare, in tre-quattro mesi mi sono ambientato. Il presidente Barbieri e il tecnico Baveni, che aveva sostituito Ventura, sono stati come secondi padri in quel periodo».

Quindi, Forza Torres?

«Ma lo dico ad alta voce. Ci mancherebbe»,

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