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Massimo Chessa: «Questa Dinamo è una squadra viva e che merita fiducia»

di Antonello Palmas
Massimo Chessa: «Questa Dinamo è una squadra viva e che merita fiducia»

Il sassarese protagonista del Triplete nel 2014-15: «Con Venezia ha giocato a tratti molto bene»

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Sassari «Sì, mi manca lo spogliatoio, mi manca stare in palestra... però, dai, mi godo la famiglia: ci è nata una bimba a gennaio, Livia, la famiglia si è allargata. E quindi diciamo che siamo abbastanza impegnati...». Non abbastanza per impedire a Massimo Chessa, ritiratosi dal basket giocato alla fine della stagione 2022-’23, di non perdersi nemmeno una gara della sua Dinamo, anche in tv quando è in trasferta. Era al PalaSerradimigni anche domenica mattina per assaporare la bruciante delusione della gara persa nei secondi finali con Venezia.

Impressioni? «Che la squadra è viva – dice Massimo –. Perché quella partita l’ha praticamente vinta, se non fosse per quell’errore sull’ultimo possesso. E quindi è una Dinamo cui, secondo me, i tifosi dovrebbero dare fiducia: comunque se l’è giocata fino alla fine contro una corazzata, e con tutti i problemi che si porta dietro. Perché è innegabile che ne abbia, dal punto di vista fisico: basta girarsi verso la panchina e vedere tre lunghi infortunati per capire (oltre ai soliti Renfro, Udom, ora anche Halilovic). E quindi diciamo che mi ha fatto una buona impressione». Non è un fattore di poco conto: «Certo, anche se purtroppo i due punti non sono arrivati, ma il basket è fatto anche di queste cose. Essere vivi è comunque un punto di partenza importante».

C’è da preoccuparsi? «Io non lo sarei, chiaro che comunque non siamo in una buonissima situazione, adesso bisogna fare più punti possibile per la salvezza. Però se la squadra fosse allo sbando domenica ne avrebbe preso 40. Invece sono andati a un passo dal vincerla. E a tratti anche giocando molto bene. I risultati delle altre, poi, hanno dato una mano, dietro hanno perso tutte e ora c’è una giornata in meno». Certo che i tempi del Triplete che lei ha vissuto da protagonista sembrano lontanissimi: «In quella stagione c’era tutta una serie di incastri di giocatori di una fisicità sovrumana».

Perché non si riesce più a ricreare gruppi che funzionano e divertono come allora? «Non ho idea, ma non è facile né scontato: basti guardare Venezia, che sicuramente ha speso molti soldi ed è lontana delle prime quattro in classifica, è stata anche dietro la Dinamo. E Napoli, quanti giocatori ha cambiato? Quanti soldi avrà speso per lottare all’ultimo posto, dopo che l’anno scorso ha vinto la Coppa Italia? Milano, che gioca l’Eurolega, ha speso tutti quelle risorse e non ha vinto la Coppa Italia. Ogni anno è a sé, ogni anno ci vuole fortuna perché ti deve andare tutto bene, devi cercare di avere meno infortuni possibile. Perciò dico che bisogna credere in questi giocatori. Arrivare a una salvezza tranquilla si può». Bulleri ha dovuto fare una scenata incredibile per cambiare l’atteggiamento dei suoi: «I giocatori non sono dei computer, a volte la sfuriata ci vuole, i timeout spesso servono non a disegnare qualcosa sulla lavagnetta ma per spaccarla e far sì che ci sia una reazione, come insegnano Obradovic o Messina».

Peccato per la gestione di quei 16 secondi finali sul +1 e palla in mano e quel tiro che non si doveva tentare: «Gettare la croce sui chi ha sbagliato non serve, errori ce ne sono stati altri prima. Certo è qualcosa che non ti aspetti da un giocatore esperto come Sokolowski, che tra l’altro andando morbido sul layup ha permesso a Parks arrivato in aiuto quell’intervento da pallavolista. Ma sbagliano anche i migliori del mondo. E bisogna dire anche che, per la verità, Venezia dopo ha fatto un gran canestro con Ennis, che non ha tirato con i piedi per terra, bravi loro. Si è perso, ma questa Dinamo merita fiducia». Il posticipo Ieri sera la Virtus Bologna ha battuto Trento per 80-75, mantenendo la vetta della Lba insieme a Brescia.

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