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Il pugile Andrea Aroni a caccia del titolo tricolore

di Roberto Muretto
Il pugile Andrea Aroni a caccia del titolo tricolore

Il 18 aprile il peso medio sassarese salirà sul ring di Porto Torres contro Luca di Loreto

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Sassari Taciturno. Fargli un’intervista diventa complicato tanto è riservato. Si vede che non è a suo agio davanti al taccuino. Ma una volta sul ring si scatena. Andrea Aroni, sassarese di 30 anni, il 18 aprile a Porto Torres tenterà la scalata ai titolo italiano dei pesi medi, sfidando Luca Di Loreto, detentore della corona.

Gli sarebbe piaciuto combattere nella sua città ma... «Sassari è un po' sorda sul piano organizzativo - spiega Maurizio Muretti maestro di Aroni -. Ci dispiace che la politica non dia una mano per ospitare eventi importanti a Sassari. Nel pugilato abbiamo due atleti ormai al top, Cristian Zara e appunto Aroni, ci aspettiamo un po’ più di attenzione in futuro».

Andrea sa che il prossimo match è uno spartiacque per la sua carriera. «Potrebbero aprirsi altre porte, magari potrò fare un un percorso e avere una chance per il titolo europeo. Ma sono discorsi prematuri, ora sono concentrato solo sul match contro Di Loreto». Un avversario non facile. «Di lui so poco e niente. C’è qualche video e scarse informazioni. Ogni match ha una sua storia. Ho sempre combattuto senza conoscere a fondo le caratteristiche di chi avevo di fronte, ho fatto affidamento sul mio istinto e faro così anche in questa occasione».

Aroni ha dieci match da professionista, nove vittorie e una sconfitta, ma nella categoria mediomassimi, contro Eros Seghetti, attuale campione d'Italia. Ma come è nata la sua passione per la boxe? «Ho iniziato a 17 anni - racconta Andrea - facevo arti marziali, autodifesa con l’ utilizzo di bastoni, coltelli, prese e leve. Mi mettevano a fare sparring con i guantini. Ho preso un pugno sul naso da un ragazzo e mi è scattata dentro una voglia matta di evitare che ciò accadesse ancora. Mio fratello Alfredo frequentava la palestra Boxe Torres del maestro Muretti e sono andato lì. Lui ha smesso, io ho continuato».

Aroni ha nel suo curriculum più di 70 match da dilettante. Ha vinto la medaglia d’argento al Guanto d'Oro ed è stato vice campione d’Italia nel 2018 a Pescara. Come pugile si definisce così: «Sul ring non vado mai allo sbaraglio». Il maestro Muretti aggiunge: «È un istintivo, lavoriamo insieme da 15 anni. Andrea va sempre stuzzicato, deve essere attaccato. A quel punto reagisce e fa emergere le sue qualità. Lui inizia sempre in sordina per poi crescere».

Tyson, Foreman e Alì sono i suoi idoli « ma sapevo da subito che non sarei mai stato a quel livello». Aroni è un professionista ma di boxe non si campa. «Infatti lavoro in palestra, faccio corsi di personal dedicati ai privati».

A 30 anni un tempo la carriera di un pugile era agli sgoccioli, ora si è allungata di una decina d’ anni. «Ma devi allenarti con costanza ed entusiasmo - spiega Aroni –Mi dedico molto ai circuiti di resistenza con i pesi e allenamento da pugilato. Lo faccio tutti i giorni esclusa la domenica. Adesso, in vista del match, farò anche sparring per simulare l’ incontro. Da lunedì lavorerò per recuperare energie e tenere il peso».

Le conferenze stampa della boxe spesso si trasformano in show con provocazioni anche pesanti. «Sono comportamenti ridicoli - sottolinea Aroni - , odio le sceneggiate. Io sono uno che tiene le distanze se ti avvicini troppo provo quasi fastidio».

Poche parole, mai dette fuori posto. e soprattutto niente proclami da sbruffone. «Ho rispetto per il mio avversario. Ho visto che non ha un grande curriculum da dilettante, però il campione in carica è lui. Sarà match duro, è un combattente, che va dentro, ti attacca. Magari sarà un vantaggio per me».

Come si vive l’attesa del match? Aroni è glaciale. «Non provo quasi niente fino agli ultimi due giorni, poi sale tensione, ma è una cosa normale. Paradossalmente mi preoccupa di più fare la conferenza stampa e l’attesa sul ring in attesa del primo gong. Io non so come andrà a finire, sono molto realista e non mi faccio illusioni, so solo una cosa: che molto dipende da me».

Il mastro Maurizio Muretti si toglie qualche sassolino dalle scarpe. «Noi della Boxe Torres dopo 35 anni di lavoro nella palestra al palazzetto, dovevamo stare fuori due-tre mesi per lavori e poi rientrare. Ci alleniamo da cinque anni in via Manzoni e non abbiamo il ring». Un sos che si augura venga raccolto.

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