Marco Spina il re delle sfide estreme «A 65 anni ho corso 100 km in 9 ore»
L’ultramaratona del Passatore lo ha incoronato campione nazionale di categoria
Sassari Non ci sono più i sessantenni di una volta. Ne è la prova Marco Spina, classe 1960, di Porto Torres ma residente da anni ad Alghero, poliziotto in pensione, che ha all’attivo 45 maratone, oltre a ultramaratone e mezze maratone sparse in tutto il mondo.
L’ultima impresa il mese scorso quando ha concluso in 9 ore esatte la 100 chilometri del Passatore, da Firenze a Faenza. Un risultato che lo ha incoronato campione italiano per la quinta volta consecutiva nella categoria Master 65.
Complimenti Marco, si sta già preparando per la prossima sfida?
«La 100 chilometri del Passatore è una prova durissima, è stata la mia quinta volta a Faenza, e ogni volta è un’emozione. Gli ultimi 500 metri li ho percorsi con la bandiera sarda e tutti, dico tutti, ad applaudire e a urlare "Viva la Sardegna”. Ora mi riposo e mi godo il mare, poi ad ottobre farò la mezza maratona ad Alghero».
Ma come ci si prepara per una sfida come quella del Passatore?
«Con l’allenamento. Inizio a dicembre. Mi alleno la mattina facendo circa 10 chilometri al giorno lungo la litoranea Alghero-Bosa, mentre nel weekend solitamente corro una maratona di 6 ore. Solo così si può arrivare ad affrontare una prova estrema come il Passatore».
Ha un maestro?
«Nessuno, sono autodidatta, rubo tutto ai grandi campioni. L’unico a cui devo dire grazie è al mio grande amico Gavino Ruzzu, il mago dei muscoli, che mi ha seguito in bicicletta anche nell’ultramaratona del Passatore, per intervenire quando occorreva».
Come ha iniziato?
«Per puro caso. Ho sempre giocato a calcio nelle giovanili del Porto Torres, a 35 anni non avevo più stimoli e un amico mi ha proposto la corsa. Ho fatto la Vivicittà, a Sassari, e con la corsa è stato amore a prima vista. Non mi sono più fermato. In tutto ho fatto 45 maratone, a New York, Boston, Chicago. La più curiosa a Dayton, nell’Ohio, dentro il centro della base aerea, ero l’unico straniero ».
Quante vittorie?
«Tanti campionati nazionali, ma non saprei dire il numero esatto, in ogni caso la vittoria più grande è arrivare al traguardo».
Segue un’ alimentazione particolare? «Mangio un po’ di tutto, ma sto attento ad evitare gli insaccati e i dolci».
Se lo concede qualche strappo? «Sì, bevo un bicchiere di vino senza alcun problema e se mi capita di brindare non mi tiro indietro, ma evito i super alcolici». Come vedono i suoi nipoti questa passione?
«Ambra, Arianna ed Elia sono entusiasti: il fatto di avere un nonno che corre è un grande orgoglio e stimolo per loro. Al Passatore Arianna e Ambra mi hanno aspettato al traguardo del 65 km, a Marradi, è stato emozionante ».
Cosa significa fare sport regolarmente nella vita?
«Fare sport aiuta il fisico e la mente, è la mia medicina, lo consiglio a tutti».