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Caos Olbia, i giocatori: «Società assente, da martedì non ci alleniamo»

di Antonella Usai
Caos Olbia, i giocatori: «Società assente, da martedì non ci alleniamo»

Lettera aperta della squadra ai loro tifosi: «Chiediamo scusa per la sconfitta al Nespoli con il Latte Dolce ma la situazione societaria è insostenibile»

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Olbia Dopo la pesante sconfitta di domenica scorsa con il Latte Dolce e la difficile situazione societaria di questi mesi, che ha messo a rischio l'iscrizione al campionato di Serie D, i giocatori dell’Olbia scrivono una lettera aperta ai loro tifosi annunciando che martedì 7 non parteciperanno alla seduta di allenamento.

«Dopo mesi di silenzio crediamo sia giunto anche per noi il momento di parlare - si legge nella nota-. Fino ad oggi il nostro unico obiettivo è stato quello di lavorare con serietà ed impegno, accogliendo come nostra questa difficile sfida. Crediamo sia però necessario prendere una posizione netta ed esprimere il nostro pensiero. Come prima cosa ci sentiamo in dovere di chiedere ancora una volta scusa alla città per la sconfitta di domenica. Il supporto ricevuto a fine gara dalla curva e dal Nespoli intero fortifica questo prezioso legame. A voi diciamo grazie».

Ma la situazione societaria è insostenibile, fanno capire i giocatori, che domani martedì 7 hanno deciso di incrociare le braccia. «Martedì non prenderemo parte alla seduta di allenamento per dare  un segnale deciso e coeso, condividendo con tutti voi le nostre motivazioni - scrivono nella lettera i bianchi-. Dopo mesi di incertezze, chiediamo a gran voce rispetto per noi e per questa maglia. Noi gruppo squadra oggi patiamo il silenzio di una proprietà assente e inoperosa. È solo grazie a voi tifosi, ai dipendenti dell' Olbia Calcio e al gruppo di volontari del Comitato che si sono stretti attorno a noi, che non ci siamo mai sentiti soli nemmeno un istante, ma è arrivato il momento di avere risposte e certezze – si legge nella nota-. Chiediamo alla proprietà di riparare al danno fatto, di aver rispetto di chi lavora e soprattutto di una città che vede 120 anni di storia calcistica lasciati morire».

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