La Nuova Sardegna

Il sangue dei Martiri che rinnova la speranza

di ARRIGO MIGLIO *
Il sangue dei Martiri che rinnova la speranza

Ancora oggi tanti cristiani in tutto il mondo sacrificano la vita per la fede È un mistero quello di Gesù che continua a essere una presenza che disturba

01 maggio 2016
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di ARRIGO MIGLIO *

Il clima festoso che accompagna il pellegrinaggio di Sant’ Efisio da Cagliari a Nora nei giorni 1-4 maggio è profondamente segnato dal titolo di Martire, che risuona nei canti, è richiamato dal colore liturgico rosso, proprio dei martiri e ci viene ricordato in modo speciale dalla meta del pellegrinaggio, il luogo dove il Santo è stato martirizzato. Un martirio non dimenticato e sempre attuale, che ci aiuta a non considerare i martiri cristiani come un fatto ormai lontano, confinato nei primi secoli del cristianesimo. La stessa provenienza di Sant’ Efisio e di tanti altri santi "testimoni" venerati in Sardegna, dall'Oriente o dall'Africa, ci ricorda immediatamente il martirio di tanti fratelli e sorelle che si sta consumando in questi anni e in questi giorni, uomini e donne uccisi perché cristiani e perché si rifiutano di rinnegare la fede in Cristo.

Quella del martirio è una dimensione che accompagna costantemente il cammino della comunità cristiana, dalle origini, da Stefano il primo martire, ad oggi. Il XX secolo è stato particolarmente segnato dal sangue dei martiri, dal Messico alla Spagna ai campi di sterminio ai Gulag, migliaia e migliaia di cristiani uccisi, di tutte le confessioni cristiane, perché cristiani e decisi a rimanere fedeli a Cristo. Sembrava anche questa una stagione passata, ma i primi anni del XXI secolo ci stanno dicendo che non è così. Non si tratta dunque solo di fatti lontani e neppure di incidenti di percorso, ma siamo di fronte ad un vero e proprio mistero, quello di Gesù che continua ad essere segno di contraddizione, presenza che disturba. Eppure il sangue dei martiri ha fecondato e continua a fecondare la terra. Resta quanto mai attuale la frase famosa di Tertulliano: «Il sangue dei martiri è un seme che genera nuovi cristiani».

La Sardegna, posta al centro del Mediterraneo, è stata un vero e proprio punto di convergenza per quanti furono condannati da Roma "ad metalla", o giunti dall’oriente e divenuti testimoni della nuova fede in una società ancora pagana, o arrivati dalle coste nord africane come esiliati e divenuti evangelizzatori di questa terra, bagnata spesso col loro sangue. La loro testimonianza non ha solo generato nuovi cristiani, ma ha portato gioia e speranza: la morte dei martiri è stata sempre accompagnata da canti di lode e di festa, perché vista come vero dies natalis che lascia trasparire per tutti la luce della vita vera. L’invocazione dei martiri e della loro intercessione nei momenti difficili ha continuato a far sentire vicina la loro presenza, perché ogni generazione possa sentirsi contemporanea del Martire, che vive ora in una condizione dove la distanza cronologica non conta e non gli impedisce di essere vicino a chi si lascia colpire dalla limpidezza della sua fede.

* Arcivescovo di Cagliari

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