La Nuova Sardegna

«Da un’isola all’altra sognando Battiato»

di Giovanni Dessole
«Da un’isola all’altra sognando Battiato»

La cantautrice siciliana Levante venerdì ad Abbabula

11 maggio 2016
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SASSARI. «Per la prima volta nella mia vita oltrepasso le acque che ci separano e a breve suonerò in Sardegna. Voglio chili di seadas e colurgiones. Vi amo sardi del mio cuore. Arrivando sto. Quanta gana che tengo». Un post sulla sua pagina ufficiale Facebook è la dichiarazione d'amore di Levante alla Sardegna. Venerdì la cantautrice di Palagonia sarà a Sassari sul palco della diciottesima edizione del festival Ababbula. Una carriera decollata nel 2013 quella di Levante, che a nove anni scriveva canzoni, volata subito via dalla Sicilia e approdata a Torino. Poi, dopo lunga gavetta e un primo disco «pagato a cappuccini» lavorando da cameriera, il successo. La vetta delle classifiche, le collaborazioni, la tournée americana del 2014, i premi della critica e il palco del primo maggio a Taranto, variegato mosaico di note e parole ancora in via di evoluzione.

La Sardegna?

«Non ci sono mai stata, ma una delle mie più care amiche, la mia testimone di nozze, è di Alghero. Grazie a lei ho imparato qualche parola sarda, e sono innamorata dell'agire sardo. Fra l'altro ho collaborato con i Train To Roots. Insomma, non vedo l'ora di sbarcare sull'isola».

Dalla Sicilia a Torino, inseguendo il sogno.

«Sono legata alle mie origini. Nella mia musica la Sicilia sono io: lo sguardo sul mondo un po' malinconico, nostalgico e drammatico. Situazioni su cui però so ridere con una facilissima ironia. Torino mi ha influenzata nello scrivere. Per anni mi sono aggrovigliata in versi troppo criptici, lì ho scoperto un modo di esprimermi più lineare e semplice. Probabilmente a Palagonia, lo dico con tantissima amarezza, non avrei avuto quell'opportunità».

“Alfonso” è il singolo che ha trasformato Levante in una armonica tempesta in musica. Cosa aveva di speciale?

"«n quella canzone, con una leggerezza forse irripetibile, sono riuscita a lamentarmi di una vita che mi stava deludendo. La festa di cui canto era una metafora di ciò che mi stava accadendo. Non saprei riscrivere un altro Alfonso, è una fortuna enorme. Si è rivelato molto più di un semplice tormentone estivo. Quell'album in generale racchiude la rabbia e il dolore tipico dei primi dischi del cantautore».

I concerti in America?

«Il festival di Austin, in Texas, è un’esperienza da fare in assoluto: una intera città diventa un palco. Poi New York e Los Angeles. Cantavo in italiano, ma il pubblico non aveva pregiudizi. Dopo uno spettacolo mi fermò una signora e mi disse: non ho capito niente, ma mi sei arrivata dritta allo stomaco».

Il 4 maggio dello scorso anno esce Abbi Cura di Te, un disco di rinascita.

«Il miglior consiglio che potessi dare a me stessa. Ho preso decisioni pesanti a livello personale e artistico, mi sono sentita Wonder Woman. Ho scelto per stare bene. A volte la nostra felicità si costruisce sull'infelicità di altri. Abbiamo una sola vita e credo, nel rispetto di tutti, che sia inutile perdersi nella vigliaccheria».

Chi sceglierebbe Levante per un duetto?

«Il mio sogno è duettare con Battiato. Mi piace ed è un catanese doc. L'ho visto cantare accompagnato dall'orchestra e sarei voluta essere sul palco con lui. Sarebbe bello, chissà».

Il futuro?

«Voglio tornare in Sardegna, ad Alghero. Ma in estate sarò in studio a registrare il nuovo disco. A parte qualche 5-6 tappe in giro per l'Italia toccherà lavorare. Scrivo anche altre cose. Ma non anticipo nulla, tanto ci rivediamo presto».

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