La Nuova Sardegna

«Trump fa paura, tifo per Hillary»

di Roberto Sanna
«Trump fa paura, tifo per Hillary»

Ieri all’Università a colloquio con gli studenti sulle prossime elezioni presidenziali

12 maggio 2016
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SASSARI. Da una parte i Democratici con Hillary Clinton che vince ma non convince e Bernie Sanders che non si arrende e, forse, un vero democratico non lo è mai stato. Dall’altra i Repubblicani con Donald Trump che stravince ma non va troppo a genio al partito e inoltre strizza l’occhio proprio a Sanders. Le primarie presidenziali negli Usa stanno comunque per consegnare agli elettori un duello finale tra l’ex Frst Lady e l’egocentrico magnate televisivo in una tornata che dovrà scegliere il successore di Barack Obama. È questo il quadro disegnato ieri dall’ambasciatore degli Usa in Italia John Phillips, che ha incontrato un gruppo di studenti nell’aula magna in una giornata promossa dal Dipartimento di Scienze politiche, Scienze della Ccomunicazione e Ingegneria dell’informazione dell’Università di Sassari.

La Sardegna per lui è stata una piacevole scoperta: «Il mio lavoro mi ha portato tantissime volte in Italia – ha detto Phillips all’inizio del suo intervento – ma non mi era mai capitato di visitare la vostra isola». Ad aprire l’incontro è stato il rettore Massimo Carpinelli, che ha portato all’ambasciatore i saluti dell’ateneo sassarese che da tempo collabora con l’ambasciata statunitense attraverso il programma di scambio accademico "Fulbright", lezioni di studiosi che lavorano oltreoceano e concorsi rivolti agli studenti per riflettere sulle elezioni Usa. Al termine dell’incontro, lo stesso Carpinelli ha consegnatoil sigillo storico dell’ateneo.

John Phillips ha incentrato il suo intervento sulle elezioni presidenziali, quindi ha risposto alle domande degli studenti. La sua premessa è stata molto chiara: «Sono un Democratico, amico personale del presidente Obama, mia moglie è una giornalista che ha seguito da vicino diverse campagne presidenziali, siamo molto esperti». L’ambasciatore ha tracciato una breve storia della costituzione statunitense e del sistema di governo, nato dalla rivoluzione del 1776 e che è passata attraverso momenti critici quali la Guerra di secessione e l’abolizione della schiavitù: «Abbiamo pagato un prezzo terribile». Sulla situazione attuale della corsa alla successione di Barack Obama ha detto che «siamo ancora alle primarie». Una fase che agli europei può sembrare complicata, dispendiosa e astrusa «ma comunque, e oggi molto più che in passato, è sufficientemente democratico e ci permette di assicurare la rappresentatività. Poi, certo, ogni stato ha ampia libertà di decisione per le modalità e quelli a maggioranza Repubblicana tendono a disincentivare la partecipazione al voto».

Il suo parere sui concorrenti è stato comunque abbastanza tiepido. Entusiasta del lavoro svolto da Obama in otto anni, John Phillips ha detto che Hillary Clinton è «brava ed esperta ma è sulla scena politica ormai da ventiquattro anni,Donald Trump invece è un ricco uomo d’affari senza esperienza politica, quando lo sento parlare mi chiedo che cosa stia succedendo negli Usa. Non credo piaccia nemmeno al Partito repubblicano, ma ha dominato le primarie e quindi devono accettarlo e adeguarsi. I suoi discorsi sull’immigrazione sono terribili, negli Usa il tasso di immigrati è altissimo, io stesso discendo da una famiglia italiana, anche l’Europa sta attraversando una fase importante: l’immigrazione è una risorsa imprescindibile per tutte le nazioni del mondo». Molto critico il passaggio su Bernie Sanders, rivale della Clinton che non si arrende nonostante sia spacciato: «non è mai stato un vero Democratico, in più ha 74 anni e politicamente non ha mai fatto nulla di importante. Continua a battersi ma mi sembra che lo faccia perchè gli piacciono i bagni di folla. Devo dargli atto che ha portato la Clinton a importanti aperture verso sinistra, per esempio riguardo l’istruzione pubblica, ma non mi sembra che stialavorando per il partito come invece ha fatto la stessa Hillary nel 2008 quando ha perso le primarie con Obama. E addirittura lo stesso Donald Trump potrebbe chiedergli aiuto».

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