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Gere tra gli homeless per il suo film “Gli invisibili”

Gere tra gli homeless per il suo film “Gli invisibili”

ROMA. Arriva con il sorriso sulle labbra e i suoi capelli bianchi rassicuranti alla Comunità di Sant'Egidio a Roma e un centinaio di homeless lo accolgono tra mille applausi. È Richard Gere, che...

10 giugno 2016
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ROMA. Arriva con il sorriso sulle labbra e i suoi capelli bianchi rassicuranti alla Comunità di Sant'Egidio a Roma e un centinaio di homeless lo accolgono tra mille applausi. È Richard Gere, che presenta il film Gli invisibili, che uscirà per Lucky Red il 15 giugno e avrà un'anteprima al Festival di Taormina al via sabato 11 giugno. «È travolgente vedere queste belle facce di fratelli e sorelle. Una cosa che mi scalda il cuore -dice l'attore- Solo le persone curano le persone. Non i soldi e la politica, ma solo le persone che comunicano tra di loro. Sono onorato di essere qui».

Nell'incontro con gli homeless romani, che si è svolto nella sala mensa, Gere stringe mani e abbraccia uno di loro, di nome Mohammed. Dall'attore anche considerazioni su papa Francesco («Sta facendo molto») e qualche battuta sulle elezioni presidenziali americane: «Cambierei la Costituzione per far restare Barack Obama». Immedesimarsi in un homeless, come ha fatto Gere ne Gli invisibili, da lui prodotto, è stato necessario: «l'ho fatto in una città come New York dove vivono sessantamila homeless e in un Paese, come gli Stati Uniti, in cui ci sono circa un milione di persone senza casa». Tutto nasce, spiega, dalla lettura di The Land of Lost Souls, firmato da The Cadillac Man: «era esattamente quello che cercavo. Una cosa che mi ha toccato profondamente con il racconto di quello che succede tutti i giorni tra gli homeless, ma senza commuovere», dice l'attore, classe 1949 di Filadelfia. Un film «fatto per aprire una breccia nel cuore delle gente. Volevo soprattutto descrivere i sentimenti umani di persone che cercano casa. La cosa che conta in fondo è avere una casa, non solo in senso fisico, materiale, ma anche come senso di appartenenza». E la religione per il buddista Richard Gere? «Per il Dalai Lama non c'è differenza tra gli homeless e noi. Vedo che è lo stesso per Papa Francesco, persone grandi come loro non vedono la differenza. Abbracciano tutti, ebrei e mussulmani. Le religioni, tutte, dovrebbero stimolare il meglio che c'è in noi, ma ce ne sono alcune che stimolano il peggio. Non conosco nessuna religione che non sia basata su amore e compassione».

Sulla campagna delle primarie in Usa non fa il tifo per Donald Trump:«non dovrebbero avere paura solo gli homeless, se vincesse, ma anche le donne e i giornalisti e tutti i liberi pensatori. E anche i mussulmani». Hillary Clinton, dopo un desiderato quanto ipotetico rinnovo ad Obama, non gli dispiace. «È una persona responsabile, professionale e solida, ma non troppo brava a vendersi». E ancora sui politici: «Putin e Trump si sento superuomini, vogliono tutto e subito».

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