Così tramonta per sempre l’utopia del Sessantotto
“Futuro anteriore” di Martin Amis, satira feroce della borghesia progressista Il racconto è stato scritto nel 1975, ma conserva una straordinaria attualità
Appleseed Rectory è un’elegante residenza mimetizzata tra la verde campagna inglese. I padroni di casa, Quentin e Celia Villiers, vi stanno ultimando i preparativi per un fine settimana all'insegna dell'edonismo più sfrenato. Li aiutano gli amici Diana, Andy e Gilles, insieme all’inquietante figura – «un giovane di improbabile bruttezza» – del “nano” Keith Whitehead, valetto, suo malgrado, delle disposizioni organizzative del vizioso gruppo. Le aspettative sono alte: si attende l’arrivo di alcuni amici americani e della ninfomane Lucy: polo attrattivo degli impulsi erotici che legano tutti gli uomini della casa. Il week-end inizia sotto i migliori auspici: gli americani portano in dono un’enorme quantità di droghe, l’alcol scorre a fiumi e ci si prepara alla grande orgia. Sarà Johnny, un ospite imprevisto e misterioso a scompaginare i già precari equilibri del gruppo e a trascinare gli eventi verso una delirante tragedia.
Futuro anteriore (Einaudi, pp. 239, 19 euro) è il secondo dei romanzi di Martin Amis, pubblicato in Inghilterra nel 1975 con il titolo ben più crudo di “Dead Babies” e oggi reso disponibile in traduzione italiana. Un libro caustico che irride, prima di distruggere (e potremmo dire: alla lettera), la borghesia inglese del post ’68, la generazione del sesso liberato, delle sperimentazioni lisergiche e del culto edonistico. Amis adatta il ritmo della narrazione alla lingua dei personaggi: prolissi, verbosi, annoiati, cinici e crudeli. C’è molto, nel romanzo, della tradizione inglese dello humour nero, portato però fino alle più estreme conseguenze. Si sente il teatro di Pinter, ma si scorgono assonanze anche con il cinema di Ferreri (“La grande abbuffata” è del 1973) o di Buñel.
Amis sembra tuttavia porgere un’attenzione più marcata alle colpe del tradimento perpetrato ai sogni delle lotte del decennio precedente – tema centrale, ma tenuto sottotraccia, senza che venga mai esplicitato – e, soprattutto, ne esplora con veemenza l’ambito a più alto grado simbolico: naturalmente quello della sessualità. Il corpo, campo di guerre ideologiche, ci viene qui restituito brutalmente, attraverso un’ossessione che investe i personaggi, gli eventi e addirittura la lingua dell’autore. “Futuro anteriore” è un libro divertente, dissacrante, sarcastico e tragico. E sorprendentemente attuale: anche oltre le previsioni dell’autore, se l'epigrafe menippea in apertura al volume, che vorrebbe relegare lo “scrittore satirico” alla sola dimensione della contemporaneità (negandogli la visione del futuro), pare rovesciarsi, a quarantadue anni di distanza, al riconoscimento di una lucidissima profezia. Che sia l’ennesimo trucco di Amis per disorientare il lettore?