Il coraggio di essere umani La storia di Girolamo Sotgiu
Giuseppe Deiana racconta le vicende di persone che si sono opposte all’orrore Tra loro l’olbiese che salvò una bambina ebrea facendola passare come sua figlia
SASSARI. La figura di Oskar Schindler è nota anche in Italia, grazie al film del 1993 di Steven Spielberg, riproposto più volte in televisione: è l’industriale tedesco che, assumendo più di mille ebrei nella sua fabbrica di utensili da cucina, poi convertita alle munizioni, li sottrasse dai campi di sterminio; prestò loro anche assistenza e, al momento della crisi finale, riuscì a evitare che venissero deportati, come volevano le autorità, trasferendoli in una fabbrica in Cecoslovacchia.
La legge del Memoriale. A queste sue iniziative si lega quella non meno interessante di Moshe Bejski, che fu salvato da lui insieme a due fratelli. Dopo la guerra si trasferì in Israele, dove fu tra l’altro testimone al processo contro il criminale nazista Adolf Eichmann; e, entrato in magistratura, percorse la carriera sino a diventare giudice della Corte costituzionale. Ma non dimenticava la storia sua e dei suoi fratelli, e delle persone che in tanti casi avevano rischiato la vita per sottrarre gli ebrei allo sterminio. Riuscì così a far approvare dal Parlamento, nel 1953, la “Legge del memoriale”, concepita per individuare quelli che sono conosciuti oggi come “Giusti tra le Nazioni”; e presiedette a lungo la Commissione che aveva il compito di individuarli, ricostruire le vicende, assegnare i riconoscimenti: un’attività che continua ancora oggi, tanto che i “Giusti” hanno superato il numero di 26.000.
Un sardo tra i “Giusti”. Gli italiani chiamati a far parte della schiera sono oltre 500, tra loro nomi noti come quelli di Giorgio Perlasca e di Gino Bartali; e poi tanti sconosciuti, a volte difficili da individuare perché, coerenti col loro impegno morale, non erano andati a sbandierare le proprie azioni. Tra gli ultimi il caso di Girolamo Sotgiu, uomo politico e docente universitario nativo di Olbia, e della moglie Bianca: trovandosi a Rodi avevano salvato una bambina ebrea facendola passare per loro figlia. In seguito all’iniziativa di Moshe Bejski è stato creato a Gerusalemme un “Giardino dei Giusti”, un parco delle rimembranze dove i meritevoli vengono ricordati con un albero, o su una lapide; e altri ne sono sorti in altri luoghi: tra i primi quello di Milano, ed è nata anche un’organizzazione che si è data il compito di farne istituire altri ovunque.
Un libro racconta gli eroi. Tutte queste notizie sono raccolte nel corposo volume “La rivoluzione dei giusti”, edito a Milano da Mimesis (370 pagine, 26 euro): ne è autore Giuseppe Deiana che, nativo dell’Oristanese, vive a Milano, dove ha insegnato Filosofia e Storia nei licei e si dedica ormai da tempo allo studio dei temi dell’educazione, della democrazia, della Resistenza. Il racconto che fa delle diverse vicende è accompagnato da una riflessione che tocca i nodi della storia e dell’etica emersi dal Novecento sino ai giorni nostri. Una delle sue considerazioni è che la storiografia ufficiale è sempre «orientata a identificare la storia con la guerra senza dare il giusto peso alla pace, a conteggiare i morti senza prendere in considerazione i salvati»; in parallelo «gli uomini ingiusti sono i più conosciuti, i più ricordati e i più onorati rispetto agli uomini giusti che sono i più dimenticati e i più sconosciuti». L’iniziativa di Moshe Bejski e l’attività del Tribunale dei Giusti hanno segnato per fortuna un’inversione di tendenza: si è aperta infatti la possibilità di individuare, a mezza strada tra il male e il bene perfetto (quello dei santi), l’opera dei tanti che si sono sforzati di “umanizzare” il mondo perseguendo valori come l’accoglienza, la condivisione, la cura, l’audacia, il coraggio ecc. Tutto questo è stato fatto sinora in relazione a chi si è speso per gli ebrei, così che «la categoria del giusto è stata privatizzata e monopolizzata dalla Shoah». Ma nel campo morale, osserva Deiana, il monopolio è dannoso e per questo, pur riconoscendo l’importanza dell’iniziativa attuata in Israele, bisogna arrivare a individuare coloro che hanno meritato la qualifica di “giusti” reagendo alle tante altre forme di oppressione e di ingiustizia che si sono perpetrate e si perpetrano in tutti i paesi del mondo.
L’orrore oltre la Shoa. Ha inizio così, lungo le dense pagine del volume, la rassegna di queste emergenze umanitarie e di coloro che hanno saputo opporvisi. Si comincia con la repressione imposta al popolo armeno, con più di due milioni di morti: per loro è stato usato per la prima volta nel diritto internazionale il temine “genocidio”. E subito vengono i nomi di quanti si opposero, tentarono di reagire, anche con la semplice denuncia di crimini che gli autori hanno tentato di nascondere e negare. Si passa quindi alla resistenza contro il nazifascismo e l’attenzione cade sulle donne che in Italia salvarono i militari, nella confusione dell’8 settembre, nascondendoli e aiutandoli a svestire la divisa. E poi i popoli colonizzati e l’opera di Gandhi; quelli in lotta contro il razzismo e Nelson Mandela, il Tibet e la forza del Dalai Lama, e ancora il Biafra, la Cambogia, l’ex Jugoslavia ecc.; e ancora, tornando a casa nostra, la lotta contro le mafie. Dovunque ingiustizie, oppressioni, crudeltà; ma dovunque Deiana nel suo inguaribile ottimismo sa individuare le iniziative dei giusti che ci fanno ancora sperare in un avanzamento morale dell’umanità.