La Nuova Sardegna

la guerra delle fiere del libro

Dai grandi editori segnali di pace

di Mauretta Capuano
Dai grandi editori segnali di pace

Dopo il successo di Torino, da Mondadori posizioni più morbide

25 maggio 2017
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ROMA. Sembra ricomporsi il puzzle dopo la frattura fra Torino e Milano e la nascita di Tempo di libri. Chiusa l’edizione 2017 del Salone del Libro di Torino, la più gloriosa forse della sua storia, e arrivataieri la candidatura di Ricardo Franco Levi a nuovo presidente dell’Aie, è il momento atteso di un primo bilancio.
«La riuscita di questa edizione di Torino, alla quale hanno partecipato molti autori delle nostre case editrici e che, naturalmente mi fa molto piacere a livello personale, e ancor più come editore, è anche un caso esemplare di come la concorrenza possa attivare nuove energie e competenze» dice all’ l’amministratore delegato Mondadori Libri, Enrico Selva Coddè. «Colpiscono la reattività del Salone e il coinvolgimento della città nel suo complesso in tempi così brevi, con un’assoluta unità d’intenti: dalla notevole e immediata riduzione dei costi per gli editori, alla capacità di avviare importanti attività promozionali da parte delle istituzioni pubbliche e private, persino ad accordi con librai indipendenti» spiega Selva Coddè, che giudica la candidatura di Levi a presidente Aie «una scelta responsabile. Riteniamo che la sua figura sia adatta a propugnare l’unità dell’associazione, ricucendo spaccature che in momenti così delicati è doveroso cercare di evitare». E del presidente in scadenza, Federico Motta dice: «Credo che l’Aie non possa che ringraziarlo».
Chiuso con numeri record, il Salone di Torino ha già annunciato le date dell’edizione 2018, dal 10 al 14 maggio, e invitato Mondadori e Gems a partecipare nel 2018. Mondadori accoglie l’invito? «Sono molti gli elementi da valutare e i soggetti coinvolti per poter rispondere già oggi. Accanto all’Aie c’è la Fabbrica del libro, ci sono le istituzioni cittadine e quelle regionali. Come ho già avuto occasione di dire, quando l’Aie, per voce della sua maggioranza, decise di indire un bando di gara per un nuovo progetto nazionale, lo fece alla luce delle condizioni oggettive in cui versava la macchina del Salone di Torino. Condizioni giudicate allora non sufficienti per garantire l’organizzazione di un evento degno del suo nome e della sua storia».
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