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Wim Wenders: «Il mio film? Lo farò con papa Francesco»

Wim Wenders: «Il mio film? Lo farò con papa Francesco»

CANNES. L’occasione è a suo modo storica: per la prima volta un inviato del Vaticano (monsignor Dario Viganò, il prefetto per la segreteria delle comunicazioni), viene a Cannes a portare un...

26 maggio 2017
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CANNES. L’occasione è a suo modo storica: per la prima volta un inviato del Vaticano (monsignor Dario Viganò, il prefetto per la segreteria delle comunicazioni), viene a Cannes a portare un messaggio cristiano agli artisti e al mondo del cinema, complice l’evento «Festival Sacré de la Beauté» che da anni riunisce sulla Croisette poeti, musicisti e artisti in parallelo con le star del cinema. Ma lo fa in compagnia di uno dei più grandi registi viventi, Wim Wenders, l’autore del «Cielo sopra Berlino» e presidente dell’Efa – l’Oscar europeo – che quest’anno festeggia 30 anni. Benché il messaggio che i due portano a Cannes riguardi il senso profondo della religiosità nell’arte e nel mondo contemporaneo, oltre ogni fede e confessione, gli occhi di tutti sono puntati sullo straordinario incontro tra il cineasta e Papa Francesco che prenderà forma di film nel 2018 con il titolo «Pope Francis: a man of his word».
Sull’argomento Viganò stende una cortina di rispettoso silenzio (il film non è ancora partito) e lo stesso Wenders si trincera dietro un rispettoso «Papa Francesco parla da solo e non c’è nessun bisogno di un documentario su di lui. Per questo, dopo lunga riflessione e molti incontri con l’amico Dario, abbiamo scelto un’altra strada sulla quale per ora lasciatemi dire poco o nulla».
La verità è che il film si farà, le prime riprese si sono fatte all’apertura del Giubileo straordinario della Misericordia, e avrà un taglio inatteso: Papa Francesco ne sarà il protagonista rispondendo alle molte domande che quotidianamente gli giungono da ogni parte del mondo. «Non un film sul papa – si lascia sfuggire Wenders – ma un film con papa Francesco».
Inedita anche la compagine produttiva che affianca il Centro Vaticano per le Comunicazioni ai produttori storici dell’ultimo Wenders (quelli de «Il sale della terra»). «Con Wenders ci conosciamo dal 2003 – dice Viganò – quando gli consegnai a Venezia il Premio Bresson, ma la nostra amicizia è diventata frequentazione costante dal 2015 quando abbiamo cominciato a discutere di questa idea. Non dico di più, ma voglio sottolineare che il suo cinema ha le caratteristiche che io apprezzo davvero: è capace di stimolare un pensiero profondo partendo dall’umanità delle persone. A volte mi dico che il cinema, come tutte le arti, ha bisogno di un Santo Patrono. Ho pensato allora agli angeli che sono movimento e luce, proprio come il cinema, e che portano all’orecchio di Dio i sogni, le paure, le sconfitte, le preghiere degli uomini. E se penso a questi angeli non guardo a quelli di troppa tradizione devozionale, ma agli angeli della Bibbia, a quelli di Dante o di Rilke, insomma ai personaggi del “Cielo sopra Berlino”».

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