La Nuova Sardegna

beni culturali 

Il fascino delle Saline Conti-Vecchi 

di Sabrina Zedda
Il fascino delle Saline Conti-Vecchi 

Cagliari, da oggi il sito industriale sarà fruibile dieci mesi l’anno

28 maggio 2017
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CAGLIARI. Le distese sconfinate dove a un certo punto della camminata si incontrano abbaccinanti montagne di sale danno un aspetto surreale alle Saline Conti-Vecchi. E’ qui, nella zona di Assemini, a pochi chilometri da Cagliari, che una storia industriale tra le più vecchie in Sardegna vuole raccontarsi: ma come farlo in un posto simile, a tratti così duro e pieno di silenzio?
E’ una delle prime domande che si è posto il Fai (Fondo ambiente italiano) quando, dopo aver ottenuto dall’Eni la gestione del sito ha pensato a come renderlo attrattivo per i visitatori. Perché da oggi le vecchie Saline saranno accessibili a tutti, dieci mesi l’anno. E’ un fatto straordinario in Italia: per la prima volta il Fai si trova a gestire un sito archeologico industriale, ancora produttivo. E per la prima volta il Fai lavora insieme all’Eni, che dal 1982 di quel sito è proprietario. Qualcuno alla notizia ha storto il naso: niente può esserci di più lontano che una associazione impegnata nella salvaguardia ambientale e un’industria. E invece la collaborazione è possibile. In linea con le nuove tendenze, dove per sopravvivere la cultura ha spesso bisogno di “nuovi mecenati”: come l’industria, in questo caso.
È anche per questo che l’altro giorno l’avvenimento ha richiamato per l’inaugurazione manager e rappresentanti politici nazionali, oltre che regionali: dal numero uno dell’Eni, Claudio Descalzi, alla sottosegretaria del ministero ai Beni culturali, Dorina Bianchi, sino al presidente e al vicepresidente del Fai, Marco Magnifico e Andrea Carandini, insieme al presidente della Regione, Francesco Pigliari e agli amministratori locali. Fu l’ingenger Luigi Conti Vecchi, generale dell’esercito, a presentare, nel 1919, il suo progetto per la costruzione di una fabbrica del sale in quei 2.700 ettari allora paludosi e portatori di malaria. Grazie a un contributo dello Stato di 2,5 milioni, in poco tempo nacque una fabbrica a chilometri zero ante litteram: per la produzione servivano solo l’acqua del mare, il sole e il vento, in un ciclo senza interruzioni che non rilasciava alcun scarto nell’ambiente.
Oggi, gli uffici di un tempo, insieme all’officina, alla falegnameria e al laboratorio chimico sono stati riportati all’aspetto originario, in modo da riportare i visitatori a quell’epoca d’oro in cui adiacente alla fabbrica sorse persino un villaggio dove padroni e lavoratori convivevano in armonia. A raccontare la storia non sono solo i vecchi edifici, riadattati, ma anche i video realizzati grazie a una ampia mole di documenti del tempo.
Il risultato è adesso un racconto fatto di storia e di scienza, di suggestioni e di incontri con la natura. Come quelli con i fenicotteri rosa, una delle cinquantina specie di uccelli che è possibile ammirare da queste parti. Per informazioni: faisalinecontivecchi.it.
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