La Nuova Sardegna

«La mia lotta per chi si sente invisibile» 

di Grazia Brundu

La cantautrice Claudia Crabuzza racconta il suo brano “Eccomi” scelto come inno

09 luglio 2017
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SASSARI. Sono le 10 di sabato, è ancora presto per il Sardegna Pride che di pomeriggio sfilerà festosamente irriverente per le vie di Sassari. E allora perché non disturbare al telefono Claudia Crabuzza, che di questa grande festa è l’anima musicale? La canzone per il Pride di quest’anno, “Eccomi (visibile)”, l’ha scritta lei. E ieri l’ha cantata in piazza d’Italia, davanti a migliaia di persone, durante un concerto che ha visto sul palco anche Las Flores, i Mowman, Moses Concas, Giuliano Rassu e i 3 Minds. La cantautrice algherese è pronta a parlare di questa nuova avventura, che si aggiunge alle tante soddisfazioni degli ultimi dodici mesi. Una su tutte, la Targa Tenco per “Com un soldat”, il suo primo disco solista.

«Nel 2014 avevo già partecipato al Pride di Alghero con un omaggio a Giuni Russo. E adesso per me è un grandissimo onore che gli organizzatori mi abbiano chiesto di scrivere la canzone per il 2017. Anzi – scherza – ero quasi offesa perché ancora non l’avevano fatto». Chi la conosce, lo sa: se crede in un ideale, Claudia Crabuzza si dà fino in fondo. Anche per sostenere una causa che non la tocca in prima persona. Infatti è convinta che «le battaglie ci riguardano sempre tutti. Può capitare in qualunque momento di avere a che fare con qualcosa che non funziona e di dover ringraziare chi si è battuto prima di te. Chi pensa di non avere niente a che fare con il mondo omosessuale sbaglia, perché probabilmente ha amici e familiari che patiscono per questo, o patiranno nel giro di breve tempo, se non lottiamo tutti insieme per difendere i diritti di chiunque venga discriminato». Tra questi diritti ci sono quelli delle famiglie non tradizionali e non tutelate dalla legge. E Claudia ammette di essere «emozionata perché stasera sarò al fianco del mio più vecchio amico di sempre, Giuseppe Ballone, rappresentante delle Famiglie Arcobaleno, che con il suo compagno ha appena avuto due bambini. La famiglia è dove c’è amore, ed è una convenzione, non qualcosa di naturale, quindi possiamo benissimo lasciare la libertà a chiunque di esprimere la propria idea di famiglia nella maniera che preferisce».

Per questo serve una lotta equivalente al concetto di “visibilità”. Che poi è il tema del Pride di quest’anno. “Eccomi (visibile)” lo declina fin dal titolo e lo ripete nel ritornello. La canzone (gli arrangiamenti sono di Felice Carta) parla di una ragazza che vive una situazione di incomprensione con la sua famiglia. In realtà, spiega Crabuzza «ho voluto raccontare prima di tutto la difficoltà di essere se stessi, di accettarsi. Un problema che non riguarda solo gli omosessuali, ma chiunque si senta invisibile perché la società lo vuole così o perché incapace di amarsi. Eppure, a volte, basta aprirsi un momento, basta parlare per capire che le cose sono meno complicate di quel che sembrano». Non tutti, però, ce la fanno. Altrimenti, forse, il video della canzone, girato dal regista Fabio Sanna, compagno di vita della Crabuzza, non avrebbe avuto come set il ponte che nell’immaginario dei sassaresi è da sempre legato ai suicidi. «Ponte Rosello è stata una scelta catartica – spiega la cantautrice algherese– un modo per restituire visibilità alle persone che, invece, là sopra hanno espresso tutta la loro invisibilità».

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