La Nuova Sardegna

Inciso su una pietra il segreto degli Shardana

di Paolo Curreli
Inciso su una pietra il segreto degli Shardana

Tradotta un’iscrizione di 3.200 anni fa : «I Popoli del mare arrivavano da Oriente e non dalle isole d’Occidente»

13 ottobre 2017
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SASSARI. Si aggiunge una voce sul mistero della provenienza dei “Popoli del mare”, dibattito che impegna gli studiosi e gli archeologi da due secoli: chi erano e da dove veniva la confederazioni di pirati – guerrieri citati in numerose iscrizioni dell’antico Egitto –, che sconvolse il Mediterraneo sul finire dell’Età del Bronzo? Uno dei popoli più importanti della confederazione erano gli Shardana “guerrieri che nessuno è mai riuscito a sconfiggere” secondo il faraone Ramses II che riuscì ad assoggettarli e a inquadrarli nella sua guardia del corpo. Forse proprio i sardi nuragici, per studiosi di livello come Giovanni Ugas, che a questa tesi ha dedicato un’ampia ricerca. Troppo poche le prove che venissero dalla Sardegna per altri, come Alfonso Stiglitz e l’egittologo Giacomo Cavallier.

Le nuove scoperte sono state anticipate dal giornale britannico Indipendent: «Antichissimi simboli incisi su una lastra di pietra di 3.200 anni sono stati decifrati dai ricercatori che dicono di poter risolvere “uno dei più grandi enigmi dell’archeologia mediterranea”». Si tratta di un fregio calcareo alto 65 centimetri e lungo 10, trovato nel 1878, in quella che oggi è la Turchia moderna, che riporta un’iscrizione geroglifica risalente all’Età del bronzo, scritta nell’antica lingua luvia che solo 20 studiosi al mondo riescono a decifrare.

La prima traduzione ha offerto una spiegazione per il crollo delle potenti e avanzate civiltà dell’Età del bronzo. Secondo l’esperto olandese di lingua e scrittura luviana, Eberhard Zangger l’iscrizione suggerisce che «i Luviani dell’Asia Minore Occidentale hanno contribuito in maniera fondamentale alle invasioni dei Popoli del mare nel Mediterraneo orientale alla fine dell’età del Bronzo». Una documento che contraddice la tesi che i Popoli del mare (e con loro gli Shardana) arrivassero dalle “loro isole poste a occidente dove fecero confederazione”, tra cui naturalmente anche la Sardegna, come recita l’iscrizione sulla stele del faraone Ramses III.

Dopo le anticipazioni del giornale londinese si attende la pubblicazione integrale degli studi prevista per dicembre. Nell’attesa gli studiosi non si sbilanciano perché la storia dell’iscrizione è piuttosto rocambolesca. Fu ritrovata nel 1878 nel villaggio di Beyköy, a 34 chilometri a nord di Afyonkarahisar nella Turchia moderna, e ricopiata dall’archeologo francese George Perrot prima che la lastra venisse utilizzata dagli abitanti del villaggio come materiale da costruzione per la fondazione di una moschea.

Copia che è stata riscoperta nella tenuta dello studioso inglese James Mellaart dopo la sua morte nel 2012 ed è stata consegnata da suo figlio all’esperto di luvia Eberhard Zangger per cercare di tradurla. Una copia quindi e non un documento di prima mano, che potrebbe essere anche imprecisa se non addirittura falsa.

Intanto il dibattito nell’isola continua, oggi alle 17 nell’aula magna dell’università di Sassari, Giacomo Cavillier, direttore della missione italiana a Luxor e del progetto Shardana, terrà una conferenza, coordinata dall’archeologo Rubens D’Oriano, dal titolo “Gli Shardana e i popoli del mare. Tra archeologia, storia e mito.”

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