La Nuova Sardegna

«Che avventura con Igort nelle zone più sperdute di un mondo fantastico»

«Che avventura con Igort nelle zone più sperdute di un mondo fantastico»

SASSARI. Ritratto da Igort in una vignetta di “Quaderni giapponesi. Il vagabondo del manga”. C’è anche lui nel nuovo libro del fumettista cagliaritano, Giovanni Piliarvu che ha avuto un ruolo...

20 gennaio 2018
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SASSARI. Ritratto da Igort in una vignetta di “Quaderni giapponesi. Il vagabondo del manga”. C’è anche lui nel nuovo libro del fumettista cagliaritano, Giovanni Piliarvu che ha avuto un ruolo importante accompagnando il disegnatore in territori lontani da Tokyo e dominati dalla natura. Un viaggio attorno al quale è costruito il racconto della graphic novel pubblicata da Oblomov Edizioni. Un incontro quello con Igort avvenuto alla fine del 2015 quando il fumettista si trovava in Giappone per una mostra che metteva a confronto il suo lavoro con quello di Taniguchi.

«Mentre giravamo per Tokyo alla ricerca dei posti in cui Igort aveva vissuto qualche decennio precedente – spiega Piliarvu – gli ho proposto di accompagnarmi in una delle mie spedizioni. Da lì a poco eravamo sulla strada per Toyama e Gokayama. Seme del viaggio successivo nella penisola di Kii, Hiroshima, Shimane». Un’esperienza che il fotografo giapponese ricorda con molto piacere: «Mi capita di viaggiare con dei colleghi, ma questa volta la differenza è stata enorme. Io con i miei tempi affrettati, le corse verso il punto di vantaggio migliore, i cambi di obiettivo frenetici durante la preparazione e poi fermo in silenzio a raccogliere la luce. Lui calmo, riflessivo. In mano il quadernino e giù qualche parola, qualche schizzo. Delle bozze per gli appunti della sera, in yukata, seduto su un tatami davanti a un tavolino giapponese. Questo viaggio con lui mi ha dato la spinta a battere ancora di più la strada del racconto, anche nello spazio limitato di un fotogramma».

Tanti gli aneddoti relativi a un viaggio che ha toccato soprattutto zone poco battute dal turismo. Perché, come spiega Piliarvu, andare in giro nelle zone rurali da straniero che parla giapponese a volte è come essere disceso da un altro pianeta. «Per esempio mi è capitato di vedere il ragazzo del distributore di benzina far cadere la carta di credito mentre la restituiva perché aveva le mani tremanti alla vista di una macchina piena di gaijin (gli stranieri). E una volta una signora giapponese è rimasta con la bocca spalancata, paralizzata dallo stupore, vedendoci entrare nel suo ryokan (albergo tradizionale)». (f.c.)

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