La Nuova Sardegna

Il gioco d’azzardo? A comandarlo è un’area del cervello

di Enrica Battifoglia
Il gioco d’azzardo? A comandarlo è un’area del cervello

La scoperta di un gruppo di ricercatori dell’università di Pisa

27 gennaio 2018
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Il gioco d’azzardo è diventato un problema. Esistono da sempre leggi che cercano di regolarlo. Oggi in Italia molte delle polemiche riguardano il coinvolgimento dello Stato nella gestione fiscale delle attività. Mentre le ludopatie dilagano con numeri sempre più allarmanti.

Ma perché in tanti cadono nella trappola? Certamente ci sono cause sociali. Ma non solo. Nascosta nel cervello c'è una piccola struttura a forma di lente che può renderlo improvvisamente spericolato, sprezzante del rischio e sordo a ogni argomento razionale. È qui che in alcuni scatta la molla che rende irresistibile il gioco d'azzardo. L'ha scoperta il gruppo che fa capo al gruppo dell'Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa diretto da Silvestro Micera. La ricerca, il cui primo autore è Alberto Mazzoni, è pubblicata sulla rivista eNeuron ed è stata condotta in collaborazione con Ospedale Maggiore di Milano, Istituto Neurologico “Besta”, Centro di Ricerca “Aldo Ravelli” dell'Università di Milano presso l'Asst Santi Paolo e Carlo di Milano e del Politecnico di Losanna. «Sappiamo che nel cervello c'è un'ampia rete responsabile delle decisioni che prendiamo e che esistono due tipi di meccanismi che fanno scattare le decisioni: uno che controlla le reazioni veloci, l'altro più riflessivo. I nostri dati hanno individuato la struttura responsabile del passaggio da una modalità all'altra», ha detto Alberto Mazzoni, dell'Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant'Anna.

Il punto di partenza dei ricercatori è stata l'analisi dell'attività cerebrale di persone con il morbo di Parkinson: ognuna di esse è stata posta davanti a una scelta, ossia se preferire una strada rischiosa o una più tranquilla. Nello stesso tempo veniva controllata l'attività della struttura del cervello chiamata nucleo subtalamico, che attualmente è il bersaglio della stimolazione cerebrale profonda, ossia la terapia che prevede l'impianto permanente di elettrodi che inviano impulsi al cervello. Si è scoperto così che, a seconda che si scelga una via più o meno rischiosa, il nucleo subtalamico si comporta in modo diverso. La sua attività è risultata particolarmente intensa nelle persone con il Parkinson dipendenti dal gioco d'azzardo. I ricercatori ritengono che quest'area “spericolata” del cervello possa diventare l'obiettivo di future terapie volte a controllare gli impulsi legati alle dipendenze o a gravi disturbi del comportamento.

«I nostri studi - ha concluso Mazzoni - adesso si dedicheranno a investigare l'origine di questo fenomeno, ma anche e soprattutto a capire come sviluppare terapie per “aiutare” la struttura che abbiamo studiato a svolgere la propria funzione di freno nel limitare i comportamenti patologici».



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