Delitti nascosti in una città sotto le bombe
A Sassari “Fango rosso” inaugura sabato all’Ultimo spettacolo la stagione di Meridiano Zero
2 MINUTI DI LETTURA
SASSARI. La Livorno sotto i bombardamenti del 1943 fa da sfondo alla storia raccontata nello spettacolo “Fango rosso”, che sabato sera (inizio alle 21,30) nei locali dell’Ultimo spettacolo, in Corso Trinità 161, apre la stagione dell’associazione Meridiano Zero. A portare in scena lo spettacolo sarà l’attrice Alessia Cespuglio (collaborazione alla drammaturgia di Francesco Niccolini, ricerca storica a cura di Pietro Contorno).
Si comincia in un tardo pomeriggio di novembre, quando un uomo viene ucciso. Una città distrutta dalle bombe, i tedeschi, i rastrellamenti, lo sfollamento, la fame, la rabbia e la paura sono cornice di questo omicidio che rimane taciuto per anni. Una storia come tante, di una città come tante, un giorno di guerra come tanti. L’esigenza di raccontare si trasforma in un lavoro di ricerca storica, di esplorazione teatrale, di riscoperta di un linguaggio antico quella del racconto che però utilizza le immagini come in un film per trascinare il pubblico proprio in quello “ieri” di cui ormai si cominciano a perdere i contorni, i testimoni, le parole.
La memoria intesa come azione artistica, come testimone da passare e di cui scomodamente si sente la necessità a volte anche di liberarsi, ma che rimane fondante per elaborare il domani. Qualunque esso sia. Questa è una di quelle storie nascoste, storie taciute. Taciute ma non per questo dimenticate. E ogni tanto una di queste storie, arriva finalmente a essere raccontata.
Si comincia in un tardo pomeriggio di novembre, quando un uomo viene ucciso. Una città distrutta dalle bombe, i tedeschi, i rastrellamenti, lo sfollamento, la fame, la rabbia e la paura sono cornice di questo omicidio che rimane taciuto per anni. Una storia come tante, di una città come tante, un giorno di guerra come tanti. L’esigenza di raccontare si trasforma in un lavoro di ricerca storica, di esplorazione teatrale, di riscoperta di un linguaggio antico quella del racconto che però utilizza le immagini come in un film per trascinare il pubblico proprio in quello “ieri” di cui ormai si cominciano a perdere i contorni, i testimoni, le parole.
La memoria intesa come azione artistica, come testimone da passare e di cui scomodamente si sente la necessità a volte anche di liberarsi, ma che rimane fondante per elaborare il domani. Qualunque esso sia. Questa è una di quelle storie nascoste, storie taciute. Taciute ma non per questo dimenticate. E ogni tanto una di queste storie, arriva finalmente a essere raccontata.