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Il cosmo spiegato con i film Incontro col fisico Battiston

di Sabrina Zedda
Il cosmo spiegato con i film Incontro col fisico Battiston

CAGLIARI. Stelle, buchi neri, galassie lontanissime, pianeti in cui nessuno mai ha messo piede. Nel cinema per raccontare lo spazio la meraviglia non sono più gli effetti speciali ma la scienza che c’...

12 marzo 2018
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CAGLIARI. Stelle, buchi neri, galassie lontanissime, pianeti in cui nessuno mai ha messo piede. Nel cinema per raccontare lo spazio la meraviglia non sono più gli effetti speciali ma la scienza che c’è dietro, questa sì pervasa di fenomeni sorprendenti e affascinanti. Dell’argomento si è parlato nei giorni scorsi in “Cinema tra scienza e fantascienza”, incontro organizzato dalla rettrice dell’Università, Maria Del Zompo, per il ciclo “I seminari del rettore”.

Ospite è stato il presidente dell’Agenzia spaziale italiana, Roberto Battiston, fisico tra i maggiori esperti di razzi cosmici, e autore di lavori scientifici citatissimi, come quello sul bosone di Higgs. Che lo spazio abbia sempre esercitato un richiamo fortissimo per il cinema lo si sa sin da quando la settima arte è nata. Era il 1902 quando con “Voyage dans la lune” Georges Méliès fece sognare gli spettatori mostrando la faccia della luna. Fu il primo film di fantascienza, a cui ne seguirono altri come l’indimenticabile “2001 Odissea nello spazio” di Kubric. Sino allora però l’uomo non aveva mai posato piede sulla luna, lo spazio era un grande sconosciuto e le sceneggiature poggiavano soprattutto sulla fantasia.

A segnare lo spartiacque tra fantascienza e scienza è, nel 1995, “Apollo 13”. Tutti lo ricordano per la famosa frase «Houston, abbiamo un problema», ormai entrata nel linguaggio comune. Non tutti ricordano però che quel film è un documentario.

«Ricostruisce qualcosa che è realmente successo – ricorda Roberto Battiston–. La storia di un’esplosione avvenuta sulla luna in cui l’equipaggio si salva in modo rocambolesco». Da questo momento il cinema si affida sempre più alla fisica, e all’astrofisica in particolare: «Con l’immaginazione siamo andati oltre la realtà, ma con un’aderenza a questa molto maggiore che in passato», prosegue il presidente dell’Asi. Così se un film come “Gravity”, con progatonisti Sandra Bullock e George Clooney «è pieno di errori e imprecisioni ma è meritorio perché per realizzarlo è stata inventata una tecnologia completamente nuova», un altro come “The martian”, che racconta la sopravvivenza su Marte di un astronauta, «è quanto di più realistico possa esserci sulla possibilità di vivere su Marte», prosegue Battiston. Un film arditissimo è “Interstellar” di Cristopher Nolan, uscito nel 2014: dietro ci sono gli studi (durati 12 anni) del premio Nobel per la fisica Kip Thorne. Racconta Battiston: «Prima di girarlo il regista disse: voglio fare un film sulla gravità che sia fedele alla realtà scientifica».

Ma per poter mostrare al pubblico tutta questa fisica c’è stato bisogno di studiare anche tanto altro: fisici, falegnami, fabbri, regista e disegnatore hanno passato intere giornate per spiegarsi, ad esempio, cosa succede dentro a un buco nero e come mostrarlo.

Così, anche se chi vede il film non conosce i dettagli della fisica quantistica, nel complesso l’opera «comunica una storia umana in un’architettura rigorosa: ha funzionato». La presenza in Sardegna per Battiston è stata anche l’occasione per annunciare l’ottima riuscita, nella base del Salto di Quirra, del test sul motore Zefiro 40, un pezzo del nuovo lanciatore di satelliti che l’Italia sta costruendo per mettere in orbita i carichi che la Commissione europea utilizza per le telecomunicazioni e per l’osservazione della Terra.

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