La Nuova Sardegna

C’è un grande futuro per le microalghe se il ceppo è sardo

di Stefano Ambu
C’è un grande futuro per le microalghe se il ceppo è sardo

Il progetto guidato da Giacomo Cao (Università Cagliari) Dal riciclaggio di gas di scarico alle bio-plastiche. Coinvolte 11 aziende

31 marzo 2018
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Microalghe, risorsa del presente e del futuro. Servono per riciclare i gas di scarico, ma anche per agroalimentare, cosmesi o medicina. E allora perché non coltivare anche quelle sarde? Ci stanno pensando Centro interdipartimentale di Ingegneria e Scienze ambientali dell'Università di Cagliari, Crs4 e undici imprese. Che potrebbero diventare anche di più. Il progetto si chiama Comisar, acronimo di coltivazione di ceppi microalgali sardi. Siamo già nella fase pre-operativa: mercoledì a Cagliari c'è stato un primo incontro pubblico tra le imprese che hanno aderito all'iniziativa. E il privato mostra interesse.

Perché – spiegano i promotori del progetto – lo sviluppo di tecnologie innovative basate sull'utilizzo di microalghe può portare all'estrazione di prodotti di varia natura da commercializzare in diversi mercati strategici quali quello nutraceutico, biomedico, cosmetico e agroalimentare. Bene per chi deve fare profitto. Ma vantaggi anche per tutti. Queste tecnologie hanno importanti ricadute in campo ambientale perché si possono utilizzare per il riutilizzo di anidride carbonica da gas di scarico (e chi avrebbe mai potuto immaginare che anche quella sarebbe potuta tornare utile), per la depurazione di reflui urbani e per la produzione di bio-plastiche. Il sottoprodotto del processo potrebbe poi essere utilizzato per la produzione di fertilizzanti come foraggio. Ma prima di volare alto bisogna muovere i primi passi. E innanzitutto bisogna capire quali sono i ceppi di alghe che fanno al caso del progetto. E poi quali sono i terreni più adatti alla coltivazione. Passaggi successivi: ottimizzazione della tecnologia di estrazione e realizzazione di un impianto pilota. L'incontro di avvio è stato l'occasione per un primo confronto tra lo staff tecnico che coordinerà il progetto, guidato dal responsabile scientifico Giacomo Cao (Cinsa), il CRS4, rappresentato da Alessandro Concas, le undici imprese già coinvolte e le altre potenzialmente interessate a partecipare (presto si potrebbe salire a quota 13/14). «Ritengo che la tecnologia a microalghe – spiega Cao – sia estremamente promettente nei settori della nutraceutica o nella produzione di biocombustibili anche per l'aerotrazione». Tempi? «Noi siamo pronti – spiega Cao – se domani qualcuno dovesse mostrare interesse, noi siamo capaci di progettare un impianto, farlo realizzare, fare un piano di impresa. Abbiamo esperienza e siamo già operativi. La novità ora è che stiamo lavorando con alghe, quelle sarde, con le quali non ha mai lavorato nessuno in chiave industriale». Chi ha risposto presente all'appello? Imprese soprattutto del Cagliaritano e del Sulcis Iglesiente. Ma c'è anche la Sarda Compost Servizi Ambientali Srl di Olbia. Non ci sono ancora in Sardegna – spiega la scheda del progetto – aziende che portano avanti questo tipo di attività. Quindi la partecipazione abbraccia tutta la filiera.

Le aziende agricole ad esempio potranno fare un pensierino a diversificare la loro produzione. Poi ci sono le imprese che si potrebbero occupare della realizzazione degli impianti e quelle che potrebbero commercializzare i prodotti ottenuti con l’utilizzo di microalghe. Le aziende saranno coinvolte in attività di formazione e seminari. Il Comisar è uno dei 35 progetti collaborativi promossi da Sardegna Ricerche attraverso il Programma “Azioni cluster top-down” ed è finanziato grazie al Por Fesr Sardegna 2014-2020.

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