La Nuova Sardegna

Per grazia non ricevuta: viaggio in Ape nelle carceri sarde

Grazia Brundu
Per grazia non ricevuta: viaggio in Ape nelle carceri sarde

Il progetto di Perrino e Boscani con gli studenti del liceo artistico “Figari” di Sassari. Partito dalla casa circondariale di Uta diventerà un docufilm

15 aprile 2018
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SASSARI. Joe Perrino viaggia in Ape, e non da solo: alla guida nell’abitacolo, accanto a lui e alla sua chitarra, c’è la signora degli ex voto e delle icone coloratissime che ricordano Frida Kahlo e gli altarini messicani, l’artista sassarese Giovanna Maria Boscani. Insieme vogliono attraversare la Sardegna e poi la Corsica, parcheggiando la tre ruote davanti ai cancelli delle carceri per raccogliere immagini, poesie, oggetti realizzati dai detenuti come istantanee di desideri, sogni, progetti per il “dopo”.

Il viaggio dell’artista e del rocker cagliaritano, che al carcere e alle sue storie di dolore e di speranza ha già dedicato la doppia raccolta di “Canzoni di malavita”, diventerà una docu-fiction filmata dalla casa di produzione cinematografica Karel ed è il cuore del progetto “Per grazia non ricevuta”, ideato dall’associazione “Marco Magnani” con la direzione artistica di Leonardo Boscani e il contributo della Regione Sardegna, della Fondazione di Sardegna e della Film Commssion.

Un progetto nato per «creare un dialogo tra chi in questo momento si trova rinchiuso in una cella e il resto della società» e per «portare il carcere all’interno della città», spiega Rita Delogu a nome dell’associazione, citando Mario Dossoni, Garante per i detenuti del Comune di Sassari, che aderisce al progetto. Soprattutto, prosegue Delogu, «adesso che le carceri si trovano sempre più lontano dai centri abitanti», sottoposte a un processo di rimozione collettiva che fa dimenticare un concetto molto semplice: «chi sta dentro, prima o poi, quasi certamente uscirà». E allora perché non aiutarlo, anche attraverso l’arte, a iniziare un percorso che apra nuove prospettive e riduca il rischio di tornare a delinquere? «L’esperienza del carcere di Volterra dimostra che si può fare, e lì la percentuale di chi, dopo essere uscito, non ha più commesso reati è dell’ottanta per cento», ha ricordato Delogu durante la presentazione di “Per grazia non ricevuta”al Liceo artistico “Figari” di Sassari, che partecipa al progetto con una mostra di ex voto (visitabile fino al 18 aprile) realizzata e allestita dagli studenti della 3° B sotto la supervisione di Giovanna Maria Boscani e del docente di pittura Giancarlo Catta. Gli ex voto dei ragazzi e quelli realizzati all’interno del carcere saranno raccolti, nella fase conclusiva del progetto, all’interno dell’Ape, che espone già nell’abitacolo quelli firmati da Boscani. Da scanzonato mezzo di trasporto, la tre ruote diventerà così «un contenitore di reliquie», spiega l’artista, che racconta com’è nata la collaborazione con il rocker cagliaritano suo compagno on the road: «Conoscevo già da tempo Joe Perrino ed ero affascinata dalle sue “Canzoni di malavita”. Così l’ho contattato per proporgli una collaborazione su un progetto di ex voto a tema carcerario, che in un primo momento avrei dovuto realizzare io. Lui ha accettato e subito dopo ci è venuta l’idea di coinvolgere direttamente i detenuti».

Detto fatto, si sono messi in viaggio e la prima tappa l’hanno fatta nel carcere di Uta. «L’accoglienza è stata calorosissima, i ragazzi ci hanno accolto con grande entusiasmo – assicura Perrino – Tanto che qualcuno mi ha anche detto: “Tranquillo, se dovessi finire in cella, ti difendiamo noi!”».

Da questa esperienza forse nascerà un capitolo tre delle Canzoni di Perrino. Una sorta di aggiornamento sul campo, perché, spiega il rocker, «rispetto a qualche anno fa la situazione carceraria è molto diversa. Le celle adesso sono piene soprattutto di ragazzi extracomunitari e anche gli italiani che commettono reati non appartengono più, in gran parte, alle grandi organizzazioni criminali come in passato». Però, ieri e oggi, chi è privato della libertà «ha bisogno di non essere visto semplicemente come un numero, tutti hanno il diritto di ricominciare da capo e io posso raccontare, come ho già fatto in passato, tante storie di persone che ce l’hanno fatta».

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