La Nuova Sardegna

Le tre statue del Santo simboli di devozione dei cagliaritani

Enrico Gaviano
Le tre statue del Santo simboli di devozione dei cagliaritani

Con il simulacro del ’600 in processione fino al 4 maggio a Stampace ci sono l’opera del Lonis e il “Sant’Efis sballiau”

01 maggio 2018
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La chiesetta di Stampace custodisce tre statue di Sant’Efisio. Un fatto poco conosciuto ma che sottolinea una volta di più la devozione dei cagliaritani verso il santo.

La statua del Lonis. La più recente è quella attribuita all’artista Giuseppe Antonio Lonis. Commissionata nel XVIII, la statua raffigura un Sant’Efisio soldato in leggera torsione, un simulacro splendido (ora in mostra al museo archeologico). Sicuramente si tratta della statua che piace di più ai cagliaritani. Viene utilizzata in tre processioni: quella del giovedì santo quando, vestita a lutto, viene portata nel tradizionale giro della sette chiese, e quella del lunedì dell’Angelo, quando il simulacro, con tanto di elmo e pennacchio colorato viene condotto sino alla Cattedrale, per sciogliere un altro voto della cittadinanza: aver liberato Cagliari dall’assedio della flotta francese nel 1793. Infine la processione del 15 gennaio, commemorazione del martirio.

Sant’Efis Sballiau. E’ la raffigurazione più antica delle tre presenti nella chiesa di Sant’Efisio. I cagliaritani gli hanno affibbiato il nomignolo (Sant’Efisio sbagliato) perché porta la stigmate sulla mano sinistra e la palma del martirio sulla destra, dunque al contrario. La statua risale al XVI secolo e potrebbe essere quella che occupava l’altare centrale nell’anno del miracolo, dunque della liberazione della città dalla peste (1652). Recentemente è stata restaurata scoprendo che pizzetto e baffi sono stati aggiunti in epoca successiva.

La statua del 1° maggio. Il Sant’Efisio che viene portato in processione da Cagliari a Nora e ritorno nei giorni che vanno dal primo al 4 maggio, ripercorrendo le tappe del martirio. La statua risale al XVII secolo, raffigura un Sant’Efisio in versione spagnoleggiante: pizzetto e baffetti appuntiti. e abiti da nobile. Per la processione viene preparato con la vestizione già il 29 aprile mentre il giorno successivo, vigilia del primo maggio, viene “intronizzato” nel cocchio dorato che lo accompagna per tutta la processione nel percorso storico da Stampace sino alla chiesetta di Giorgino. Lì il cambio di abiti e di carro. Il percorso sino a Nora e ritorno il 4 sera, ancora nel cocchio dorato in cui resterà sino al 22 maggio.
 

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