La Nuova Sardegna

Sa Mandra, il sogno di Rita

di Gianni Bazzoni
Sa Mandra, il sogno di Rita

Non è Sardegna in miniatura, è Sardegna in grande stile. Ogni pietra raccolta da terra per sistemarla sul muretto a secco che prende forma si porta dietro il sudore dei campi. E il lavoro è la base...

19 maggio 2018
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Non è Sardegna in miniatura, è Sardegna in grande stile. Ogni pietra raccolta da terra per sistemarla sul muretto a secco che prende forma si porta dietro il sudore dei campi. E il lavoro è la base che tiene solidamente in piedi la “terra di incontri”. Ormai lo sanno tutti che a “Sa Mandra” non si arriva solo per mangiare ma anche per conoscere, per studiare e imparare. Puoi seguire un corso di tessitura con Chiara Vigo, l’ultima maestra di bisso, ammirare pezzi di un museo contadino che non puoi trovare da nessun’altra parte in terra sarda.

In un anno quindici giorni di vacanza, e il binario delle tradizioni a tracciare la via. «Lavo ancora le pentole come i primi giorni – racconta Rita Pirisi – chi lavora con noi lo sa. Tante famiglie dei nostri collaboratori sono cresciute insieme a noi, un bel pezzo di strada».

Si lavora senza fermarsi, la porta è sempre aperta e chi chiede una mano la trova. Non è carità ma attenzione, disponibilità per rendere meno complicato il percorso degli ultimi. Lavoro in cambio di compenso, ma devi sapere che «chi fa questo lavoro deve buttare via l’orologio e cancellare il calendario», dice Rita per dare il senso e la dimensione dell’impegno che oggi richiede un’azienda tutta sarda come “Sa Mandra”.

In cucina comanda Rita: la scelta dei prodotti, la preparazione, i tempi. E se c’è qualche tentativo di cambiamento, lei replica secca: «Si fa così, non si può cambiare, lo dico io».

Più determinata di prima, una gran voglia di trasmettere conoscenze, Rita Pirisi si sposta verso i tavoli, accanto ai clienti per raccontare la storia di quei piatti che arrivano dalla cucina.

«Racconto perché non è solo roba da mangiare, buona, che esalta il gusto. Dietro ogni piatto ci sono le persone con la loro storia vera e io non la stravolgo mai, la difendo con un atto di devozione e di attenzione per chi mi ha insegnato tanto e mi ha permesso di essere testimone di una Sardegna che merita rispetto. Continuo a coltivare un sogno, come se fosse il primo giorno che siamo arrivati qui. In questa terra di libertà, ma con Fonni sempre nel cuore».



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