La Nuova Sardegna

In un documentario inedito tutte le trame di Maria Lai

di Marco Bittau
In un documentario inedito tutte le trame di Maria Lai

Presentato ad Aggius un video del cineasta Luigi Stazza sull’artista ogliastrina L’incantevole borgo della Gallura diventa il suo perfetto testamento estetico 

15 giugno 2018
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AGGIUS. Tra il 2006 e il 2008, ormai alla soglia dei novant’anni, Maria Lai vive una delle stagioni più feconde della sua lunga e straordinaria vita da artista. E realizza, forse, l’ultimo dei sogni chiusi nel cassetto: un museo all’aperto che interagisca con la comunità locale e con i visitatori. La sua quinta ideale è Aggius, piccolo paese-gioiello immerso nel cuore della Gallura, uno dei borghi d’eccellenza d’Italia, con il suo centro storico di granito splendidamente conservato, con la sua gente ospitale e con le sue tradizioni – l’arte della tessitura, prima di tutto – così profondamente radicate nella storia e nella cultura della Sardegna. È il paese perfetto per un testamento artistico che non ha eguali nell’isola.

Del soggiorno creativo ad Aggius di Maria Lai non restano solo la memoria della mostra “Essere è tessere” ospitata al museo etnografico Meoc nel 2008 e i grandi “Telai” (ben 14) installati nelle pareti delle case del centro storico che oggi costituiscono il “corpus” del nuovo museo AAAperto. Dallo scrigno dei tesori del Meoc e, soprattutto, dall’immenso archivio personale di Luigi Stazza, architetto e cineasta, spunta un documentario inedito, ora perfettamente restaurato e montato, che racconta in presa diretta l’artista di Ulassai intenta a realizzare la serie di “Telai-Teatrini” per la mostra “Essere è tessere” ad Aggius. È la stessa Maria Lai a parlare davanti alla telecamera introdotta nel laboratorio d’artista allestito al Meoc. Ed è sempre lei, piccola ma straordinariamente forte, a raccontare e raccontarsi davanti all’obiettivo che questa volta spazia a perdita d’occhio tra i graniti della Valle della Luna. «Cercavo vastità», dice l’artista davanti a un panorama mozzafiato che già è una risposta alla sua domanda di infinito.

Il documentario “Maria Lai - Tessendo memorie” di Luigi Stazza è stato prodotto dal Cineclub Fedic di Sassari e dal museo Meoc di Aggius. Il montaggio è stato curato da Benito Castangia, musiche di Marco Piras. Edizione a cura di Rosanna Castangia effettuata nello studio di produzione Bencast di Sassari. Il progetto è stato realizzato con il sostegno del comune di Aggius, della Regione Sardegna, della Comunità montana Gallura, della provincia Olbia–Tempio, del Banco di Sardegna, della Fondazione Sardegna e della Camera di commercio di Sassari, oltre naturalmente l’associazione culturale Museo di Aggius presieduta da Maria Teresa Mura.

Il documentario è stato presentato ufficialmente sabato scorso, nel corso dell’inaugurazione del nuovo museo di arte contemporanea AAAperto, unico nel suo genere, articolato in tre percorsi paralleli. Il primo è composto dai 14 “Telai” realizzati sulle pareti del centro storico da Maria Lai dieci anni fa in occasione della mostra-happening “Essere è tessere”. Il secondo è l’esposizione fotografica permanente “Dove c’è un filo c’è una traccia”, curata da Mario Saragato con la collaborazione di Dario Coletti, per celebrare attraverso le immagini di 14 fotografi, l’arte della tessitura, simbolo della tradizione di Aggius. Tutte le opere fotografiche sono esposte lungo le vie e le piazzette del paese calcando le orme del percorso di “Essere è tessere”, cioè vicino ai “Telai” di Maria Lai ma senza mai invaderne lo spazio. Infine, il terzo percorso raccoglie opere realizzate di anno in anno dagli artisti contemporanei ospiti del museo: da Giovanni Campus a Narcisa Monni, da Rosanna Rossi a Josephine Sassu, da Zaza Calzia a Vittoria Soddu. In più tre grandi opere di street art del cagliaritano Tellas. Sarà presto disponibile anche il catalogo delle opere, curato dalla storica dell’arte Micaela Deiana. Invece, per il documentario “Maria Lai - Tessendo memorie” gli sviluppi sono molteplici e tutti adeguati all’enorme valore storico dell’opera.

@marcobittau. ©RIPRODUZIONE RISERVATA



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