La Nuova Sardegna

La sassarese Francesca Sassu: «La mia Violetta regina burlesque»

Monica De Murtas
La sassarese Francesca Sassu: «La mia Violetta regina burlesque»

Una nuova interpretazione dell'eroina della Traviata che forse sarebbe piaciuta al suo compositore, Giuseppe Verdi, il quale non nascose mai i suoi dubbi sulla versione edulcorata messa in scena nel 1853

22 settembre 2018
6 MINUTI DI LETTURA





«Se nella notte splendesse il sole, non vi sarebbe più notte, In somma, non capiscono nulla. La censura ha guastato il senso del dramma. Han fatto la Traviata pura ed innocente. Tante grazie! Così han guastato tutte le posizioni, tutti i caratteri. Una puttana deve essere sempre puttana».

Così scriveva Giuseppe Verdi nel 1853 dopo il debutto della “Traviata” alla Fenice di Venezia. Il compositore era così deluso dall’ambientazione settecentesca ed edulcorata imposta dalla censura da giurare di non voler assistere alle altre recite. Qualche settimana fa, dopo 165 anni da quella prima rappresentazione, ha debuttato nella stagione del “Luglio musicale trapanese” una “Traviata” che a Verdi sarebbe invece piaciuta molto. Sì perché in questa nuova produzione curata dal regista Andrea Cigni per la direzione artistica di Andrea Certa, Violetta Valery non ha niente di puro ed innocente è una puttana, come voleva Verdi. Con il suo body di paillette, calze a rete e tacco 12 Violetta, traviata dal burlesque, non intrattiene i suoi amici libando nel salone di casa ma organizza party esclusivi in un night club frequentato da clienti facoltosi e rigorosamente mascherati, alla Eyes wide shut, per intenderci. Interprete di questo salto nel vuoto, di questa coraggiosa scommessa artistica uno dei soprani più talentuosi della sua generazione: la sassarese Francesca Sassu. Sul palco l’artista porta una Violetta del 2018, fuori da ogni cliché: look alla Dita von Teese e movenze da stella del musical corteggia Alfredo con un burlesque suadente quanto esplicito e una performance ineccepibile che ha guadagnato applausi scroscianti e un successo superiore ad ogni previsione conquistando anche i critici più severi.

Insomma aveva ragione Verdi che a fine ’800 aveva ben capito che per conquistare il pubblico bisogna raccontare la vita vera, il contemporaneo. «Un po’ di timore sulla reazione del pubblico c’era in realtà – confessa Francsca Sassu– ma questo progetto è nato da un lavoro maturato attraverso una lunga gestazione, 25 giorni di prove vissute insieme a tutti gli artisti coinvolti, per cui man mano che si avvicinava il debutto eravamo sempre meno spaventati e più consapevoli di quanto stavamo realizzando». Determinata, sicura di se, delle sue capacità artistiche e della sua bellezza Francesca Sassu trentatrè anni e una carriera in continua ascesa ha donato a Violetta la sua forza di carattere insieme ad una voce calda e rotonda. Con questa “Traviata” scandalosa e rivoluzionaria nel nome di Verdi l’artista suggella un percorso che in breve tempo l’ha portata a calcare alcuni fra i più prestigiosi teatri del mondo tra questi: Scala, Festival di Salisburgo, National Theatre di Tokyo, San Carlo di Napoli, la Fenice di Venezia, Teatro dell’Opera di Roma, Regio di Torino, Regio di Parma, Filarmonico di Verona, Comunale di Bologna, Petruzzelli di Bari, collaborando con direttori d’orchestra del calibro di, Daniele Callegari, Alain Guingal, Riccardo Muti e Donato Renzetti. «Questa Traviata –racconta Sassu– e’ stata un’esperienza intensa, in cui ho messo tutta me stessa. Violetta è un personaggio complesso, ci conduce attraverso una parabola umana dolorosa che in questa versione di Cigni è stata approfondita in ogni sua fase e analizzata dal punto di vista psicologico». A credere per primo nel progetto di una Traviata fedele all’opera originale di Verdi è stato il direttore artistico del luglio trapanese Andrea Certa con cui Francesca Sassu è sposata e ha costruito negli anni anche un’importante sodalizio artistico. «Quando mio marito e Cigni mi proposero la parte mi dissero anche che avrei dovuto affrontare un grande impegno professionale. Abbiamo costruito, intagliato il personaggio su di me e sulle mie capacità attoriali».

Quanto è importante oggi per un cantante lirico essere anche interprete?

«Sempre più spesso le grandi produzioni d’opera contemporanee cercano questo connubio. Io personalmente non riesco a concepire il teatro d’opera senza interpretazione attoriale. In questa produzione il mio lavoro sul personaggio è andato addirittura a discapito della voce, non ho usato nessun artificio, nessun effetto per ammorbidirla, arrotondarla ho cercato esclusivamente la verità. Era questo l’esperimento, ho sposato il progetto come attrice di prosa a cui ho prestato la voce. Ho cantato appesa ad altalene e funi, in bilico sui tacchi, coricata per terra, mi son tagliata e riempita di lividi ho seguito il regista in una strada che non avevo mai percorso prima».

Mi racconta la genesi di questa Traviata rivoluzionaria?

«Abbiamo seguito Verdi, le sue indicazioni, Cigni ha voluto rileggere le note di regia, l’epistolario del compositore per cercare di capire come voleva raccontare la storia di Violetta. Non abbiamo toccato una virgola, una didascalia. Abbiamo lavorato per quasi un mese sul personaggio, sul testo e poi con Isa Traversi la coreografa abbiamo cercato la malattia nel mio corpo, per poi lavorare sui sentimenti più profondi, la sensualità, la disperazione. Ogni regia di Cigni ha un’impronta decisa, il suo modo di raccontare può piacere o no, entusiasmare, indignare ma certamente non lascia mai indifferenti. E’ un toscano di sostanza che cerca sempre di andare oltre il pregiudizio personale e sociale sull’opera, gli piace scavare invece nella storia nuda e cruda dei personaggi».

A proposito di giudizi e di nudità non ha avuto timore di affrontare un personaggio così estremo e di recitare in abiti succinti?

«Quando ho visto i bellissimi bozzetti di Tommaso Lagattolla, ho pensato: oddio sono nuda (scoppia in una risata n.d.r) e mi sono spaventata si, ma è durato un istante, Dopo aver parlato con il regista, il costumista e tutto il team ho capito subito il senso del progetto e ci sono entrata dentro. Non solo ho creduto nell’idea di Cigni ma sono stata veicolo della sua idea, l’ho fatta diventare verità e da quel momento in poi non ho avuto nessun imbarazzo. La critica ha apprezzato il nostro lavoro e anche il pubblico di Trapani ci ha sostenuto, nonostante sia abbastanza tradizionalista. Questo è stato per noi importantissimo ci ha fatto capire che stiamo andando verso la strada giusta»

Cos’altro ha ispirato il suo personaggio?

«Due immagini femminili Dita von Teese e Satine la protagonista del film Moulin Rouge interpretata da Nicole Kidman. Tra l’altro il cilindro che indosso nello spettacolo è identico a quello di Satin ed è prodotto dalla stessa ditta italiana: laboratori Pieroni».

Quali sono i suoi maestri e i punti di riferimento nel suo lavoro?

«Certamente i miei primi maestri Natale de Carolis e Barbara Frittoli. Ho avuto anche la fortuna di lavorare con Riccardo Muti ancora giovanissima e questa esperienza è stata per me particolarmente formativa. La sua visione della musica, il suo rispetto della partitura sono una lezione che non dimenticherò. Ciò che ho imparato da lui è un filtro per attraversare qualunque cosa, affrontare qualsiasi repertorio. Fondamentale per me è stato poi l’incontro con mio marito Andrea Certa da sempre un referente prezioso, un giudice, un maestro, un collega di lavoro. Ci siamo conosciuti grazie a Stefano Garau l’attuale direttore artistico dell’Ente concerti De Carolis aveva intuito che avevamo tante cose in comune, beh aveva ragione per ringraziarlo gli abbiamo chiesto di battezzare la nostra primogenita».

La sua carriera la porta in giro per il mondo ma vive a Sassari con la sua famiglia composta da marito e due figli avuti da giovanissima. E’ riuscita a conciliare i due universi?

«Sì e non è stato facile, mentirei se dicessi il contrario. Sia io che Andrea siamo molto impegnati ma riusciamo comunque a stare insieme ai nostri bambini li abbiamo portati con noi ovunque. Ora stanno crescendo ed è più semplice ma quando erano piccoli è stato fondamentale l’aiuto dei miei genitori che ci hanno sempre sostenuto».

Prossimi ruoli?

«Sarò ancora Violetta in una nuova produzione di “Traviata” di Ugo de Hana al Petruzzelli di Bari dove debutterò a breve nel ruolo di Amenaide nel “Tancredi” di Rossini. Ci saranno poi diversi debutti rossiniani e verdiani importanti in Italia e all’estero e tra un anno una tournée in Giappone col teatro Verdi di Trieste».

Tra tanti impegni quando la rivedremo a Sassari?

«Spesso il problema è proprio riuscire ad incastrare le date ma spero di essere invitata presto al Comunale perché è sempre l’emozione più grande cantare nella mia città».

In Primo Piano
Amministrative

L’annuncio di Massimo Zedda: «Anche Azione mi sosterrà con una lista». I 5 Stelle: «Subito un chiarimento»

di Umberto Aime

VIDEO

Il sindaco di Sassari Nanni Campus: «23 anni fa ho sbagliato clamorosamente. Il 25 aprile è la festa di tutti, della pace e della libertà»

Le nostre iniziative