La Nuova Sardegna

La guerra dei menhir: monumenti sradicati a Biru 'e Concas

di Paolo Curreli
I menhir di Biru 'e Concas
I menhir di Biru 'e Concas

Sergio Frau, direttore del museo di Sorgono: "Nel sito interventi arbitrari: gli antichi megaliti posti in fila indiana, un errore madornale"

24 ottobre 2019
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SASSARI. Una rivoluzione geografica e quindi un ribaltamento della prospettiva. Lo scompigliatore delle mappe e dei confini (anche mentali) è sempre lui: Sergio Frau. Sono passati vent’anni dal quel giorno di inizio autunno in cui il giornalista (ancora capo redattore di Repubblica) ebbe l’intuizione che cambiò la carta mitologica e storica del Mediterraneo, spostando le Colonne d’Ercole nel Mare di Sicilia e svelando la Sardegna «non Atlantide ma l’isola di Atlante» come insiste a sottolineare Frau.

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OPERAZIONE OBELIX

Oggi Sergio Frau continua a mappare e ricostruire, leggere e interpretare da un osservatorio privilegiato: Sorgono, il bel paese del Mandrolisai, dove a titolo gratuito è curatore del locale museo archeologico. E a Sorgono, il 7 settembre, ha fatto arrivare studiosi del megalitismo da tutta Europa per un incontro dal titolo evocativo “Operazione Obelix”. Nella locandina il personaggio del fumetto Asterix ha sulle spalle una grande pietra. «È uno dei 200 menhir di Biru ’e Concas, non una pietra qualsiasi» dice Frau. L’immagine suggerisce il fatto che questi menhir devono essere spostati perché?: «Le testimonianze dell’ex sindaco Francesco Manca, che 31 anni fa scoprì i menhir, le foto e i disegni di chi li ha studiati la prima volta, dicono che la disposizione era un semicerchio spaccato al centro dal solstizio d’estate – sottolinea Sergio Frau –. Così si è perso il senso fondamentale del monumento. Sono stati riposizionati, dall’archeologa Maria Ausilia Fadda, lungo un’ipotetica linea retta, e oggi sembrano dei paracarri e imitano quelli di Carnac in Francia, ma è uno sbaglio. L’obiettivo principale delle giornate di Sorgono è stato quello di un incontro internazionale di esperti dei megaliti per ascoltare i loro consigli su come poter risistemare (com’erano e dov’erano) questi monumenti. C’è da precisare che per l’archeologo Enrico Atzeni i menhir di Sorgono sono più antichi di quelli di Carnac ».

ESPERTI A CONFRONTO

Ai due incontri pubblici al Teatro Murgia di Sorgono hanno partecipato: Raffaella Poggiani Keller (studiosa dei Camuni e di altri megalitismi, ex soprintendente archeologica della Lombardia); Philippe Curdy (archeologo svizzero esperto dei megaliti di Sion); Celine Cornet (vicedirettrice del Museo di Carnac); il geografo dell’università di Bologna Franco Farinelli; Kostas Soueref (archeologo greco); Claudio Giardino (docente di Protostoria e Preistori all’Università del Salento) e una rappresentanza della Società Geografica Italiana. Con loro anche Ettore Tronci e Francesco Zaccheddu che hanno curato le foto aeree e le ricostruzioni digitali e Paolo Rondini esperto in geolocalizzazione. «Abbiamo chiesto aiuto a questi esperti – sottolinea Frau – per cercare risposte, perché quest’area archeologica ha un’importanza fondamentale insieme alle centinaia di tombe dei giganti diffuse nel centro Sardegna».

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Il riposizionamento del menhir di Biru ’e Concas è fondamentale anche per l’ultima intuizione di Frau: «La Sardegna è lo gnomone di un enorme meridiana. Come un antichissimo meridiano di Greenwich incrociato dal 40 esimo parallelo – spiega Frau –. Una linea che si estende da oriente a occidente segnalata da importanti e millenari monumenti come i menhir di cui l’isola è ricchissima. Proprio qui a Sorgono l’aerea sacrale di San Mauro, con la sua chiesa romanica e i menhir di Biru ‘e Concas ha segnato il centro dell’isola per millenni, ed è il punto in cui passa proprio il 40 esimo parallelo. Se guardiamo ad est la linea traccia un percorso che ci porta verso il Salento, la terra più ricca di menhir dopo la Sardegna, e molto simili ai nostri. Se continuiamo il viaggio troviamo il monte Olimpo, c’è poco da dire è la dimora degli dei, la montagna che getta l’ombra sulla rocca dell’isola di Lemno, conosciuta anche come “Isola dei Tirreni”, guarda caso – sottolinea Sergio Frau –. E poi c’è la via della seta fino a Pechino. Se voltiamo lo sguardo a Ovest dopo il mare c’è, perfettamente allineato il cuore della Spagna: Toledo».

ANTICO EQUATORE

La mappa che Sergio Frau ha in mente è il rettangolo della zona temperata del Mediterraneo: «Attraversato da est a ovest da quella che gli antichi chiamavano “la linea dell’Olimpo”: il 40esimo parallelo. Il primo Equatore della storia. Un punto sottolineato dai menhir di Biru ’e Concas» insiste il giornalista. Una nuova mappa, segnata da un reticolo di coincidenze, che attribuisce all’isola dalle migliaia di torri un punto centrale nella nascita della civiltà. Un tracciato geografico in cui sono basilari le figure di Atlante, gigante che regge il mondo nella sua isola, simmetrica a Prometeo imprigionato ad oriente sui monti del Caucaso, in mezzo il centro del mondo: «Un Omphalos appunto, come la pietra ovale nel tempio di Delfi posata dalle aquile di Zeus per segnare l’ombelico del mondo – spiega Sergio Frau –. Un punto equidistante dall’isola di Atlante, ad occidente e la montagna di Prometeo nei monti del Caucaso ad oriente. Secondo il filologo Semeraro, Anatolia vuol dire alba ed Europa tramonto e questo mette un po’ d’ordine. Platone non usa mai la parola Atlantide ma sempre Isola di Atlante, per me la Sardegna» dice Frau.

IL CENTRO DEL MONDO

Insomma una visione affascinante, ch’è piaciuta alla Società geografica italiana che, l’anno scorso, nella sua sede romana gli ha dedicato una mostra: “Omphalos, la Sardegna di Atlante. Primo centro del mondo”, che poi è il titolo anche del ponderoso volume dove Frau illustra le sue teorie.

La nuova visione sulle civiltà antiche sarde non è sfuggita nemmeno al quotidiano parigino “Le Monde” che a settembre ha dedicato un’intera pagina a Frau scrivendo: “Zazzera bianca da battaglia, il verbo alto e solenne, Sergio Frau chiede la salvaguardia del ricco patrimonio megalitico della Sardegna, residuo della Civiltà nuragica. Dal palco del teatro comunale di Sorgono, denuncia gli ultimi oltraggi commessi (...) a siti archeologici poco conosciuti e talvolta oltraggiati”.
 

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